AESSE - Abitare la scuola - Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell'Autonomia Scolastica ex Indire logo Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell'Autonomia Scolastica ex Indire
 

la poetica degli spazi

Il progetto comincia con una domanda, la più ambiziosa: è possibile fare amare questi luoghi ai ragazzi? È possibile fare in modo che gli spazi della scuola diventino
“uno strumento pedagogico nelle mani degli insegnanti, aiutandoli nel loro rapporto con gli studenti? …” da: Kroll, Lucien, Tutto è paesaggio, Universale di Architettura, Torino, edizioni Testo e Immagine, 1999, p. 58
La visione di Kroll, poetica e libertaria, ripensa i luoghi dell’educazione chiedendo all’architettura di saper parlare alle persone. Abitare un luogo – anche la scuola quindi – è un emozione che non può essere ridotta a un insieme di funzioni, né risolta come uno schema di esigenze quantificabili.

ala della gronda

Nella corte della scuola la gronda sporge come un’ala di vetro – posata su esili pilastri di metallo – che rifrange la luce e si muove con altezze e ampiezze diverse.

La strada indicata da Kroll chiede all’architettura di saper parlare alle emozioni. Gli spazi della scuola hanno bisogno di diventare poetici, emotivi, sentimentali per stabilire un rapporto vitale con gli studenti che li abitano, persone in crescita portatrici di una propria sensibilità.

Sostenere l’educazione è possibile se si è capaci di ‘poetizzare’ gli spazi, di dare cittadinanza al vivere soggettivo, riconoscendo che abitare un luogo – anche la scuola quindi – è un'emozione che non può essere ridotta ad un insieme di funzioni, né risolta come fosse uno schema di esigenze quantificabili.

La progettazione non può prescindere dal valorizzare questa dimensione vitale perché abitare è una liturgia, le funzioni non si limitano ad essere necessità materiali, sono piuttosto cerimonie, perché portano un senso più ampio e legato alla complessità vitale delle persone.

seduta

“Si può sensibilizzare il modo in cui i ragazzi vivono con gli “oggetti”. In questo caso, però, per essere meglio percepiti devono suscitare stupore, essere sfalsati, soggettivi, disarticolati, suggestivi.” (ivi, p.)

Per comunicare, quindi, occorre saper parlare alla sensorialità: per questo il progetto valorizza la dimensione percettiva attraverso una forte connotazione degli spazi, arricchiti da molti materiali diversi.

continua Kroll .... “I nostri materiali sono sentimentali e circostanziali “...
...sentimentali perché provocano, cercano l’emozione, vogliono stupire, mostrare la loro espressività e farsi ricordare; circostanziali perché, diversi tra loro in ogni singolo episodio, partecipano liberamente a creare una rete di eventi che interagiscono gli uni con gli altri.
Le diversità dei materiali sono messe in evidenza attraverso una feconda contaminazione
e ancora... “Ci pare essenziale mescolare, integrare tutti i materiali che costituiscono il mondo: legno, acciaio, rame, cemento, vetro, terracotta, elettronica, pietra, acqua piovana, piante, ecc. per poterli integrare in un tessuto di sensazioni e di comprensione… (ivi, p.87)

interni

Il Collège Michelet rifiuta di essere una macchina per insegnare e prende le distanze dall’approccio funzionalista che - con la sua ricerca di efficienza - finisce per dimenticare questa dimensione complessa e soggettiva e generare spazi uguali, standardizzati, affini al produrre più che all’insegnare e incapaci di rispondere alla dimensione emotiva e sentimentale dell’abitare.