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il lavoro libero

L’apprendimento è in primo luogo il frutto di una ricerca libera e svolta individualmente, guidata dai propri tempi e dal proprio maestro interiore. Non viene dall’adulto educatore, ma dal rapporto tra la spinta interiore alla conoscenza ed un ambiente preparato con grande cura.

È questo ambiente-laboratorio, quindi, ciò che rende possibile la personalizzazione del percorso di scoperta e apprendimento.

I materiali a disposizione, spesso studiati per un uso individuale, consentono di seguire i propri modi e tempi, e realizzano la possibilità di fare arrivare l’insegnamento al singolo bambino quando questo è pronto per riceverlo.

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La prassi è il lavoro libero: i bambini, non vincolati ad un proprio banco né a dover ascoltare lezioni frontali, si spostano liberamente nell’aula seguendo la propria spontanea curiosità.

...anche l’ambiente scuola deve essere trasformato. ….La scuola deve diventare il luogo dove il bambino può vivere nella sua libertà; e la sua libertà non può essere soltanto quella intima, spirituale…L’intiero organismo del bambino, dalla sua parte fisiologica vegetativa alla sua attività motrice, deve trovarvi le “migliori condizioni di sviluppo”.

Montessori, Maria, L’autoeducazione, nelle scuole elementari, Garzanti, 1970, 1992
Questo lavoro individuale all’interno di una comunità laboratorio non solo si nutre dello scambio con gli altri, ma richiede una profonda educazione alla convivenza, al sapersi attenere alle regole, all’attenzione verso gli spazi degli altri.
La libertà di seguire il proprio percorso rende ancora più necessario rispettare il lavoro del compagno accanto, girare per il corridoio senza disturbare chi lì sta lavorando, non fare troppo rumore in classe perché si disturberebbe il lavoro di tutti.

L’ambiente aperto ha quindi anche la funzione di responsabilizzare il bambino, di renderlo consapevole di tutto il lavoro intorno a sé.

La cultura del bambino è, dunque, il risultato del suo libero lavoro nel corso di esperienze personali ….La scuola e le aule …sono…luoghi di storie ed esperienze, perché il bambino circolandovi liberamente scopre nuove possibilità di lavoro e di conoscenza.

Opera Nazionale Montessori, Il progetto educativo Montessori, su ‘Vita dell’Infanzia’, n.6, lug ago 2000
L’educatrice generalmente si rapporta con i bambini individualmente o seguendo i piccoli gruppi che questi formano spontaneamente.
Se vuole fare una lezione generale, chiede il silenzio alla classe accanto, se diventa necessario fare una grande presentazione viene utilizzata l’aula polivalente, dove ognuno arriva portando la propria sedia.

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Non esistono compiti, perché il lavoro non viene portato a casa. I bambini, che restano a scuola fino alle 4 e mezza, svolgono qui tutte le loro ricerche. Il lavoro viene conservato nei cassetti individuali e portato via solo a fine anno.

Anche l’insegnamento collettivo avviene per fasi, seguendo i cicli della classe. Nel momento in cui, a seguito di una presentazione della maestra o della scoperta di un bambino, nasce un interesse, per alcuni mesi questa attività gira in maniera spontanea, si trasmette come un contagio da un bambino all’altro e da un attività all’altra.

È simile ad un’energia che entra e fa muovere tutto fino a che, a un certo punto, la classe è satura, ha raggiunto quello che da questa esperienza doveva ricevere, e pian piano l’interesse si esaurisce. Per poi successivamente, cominciare un nuovo percorso con altri materiali e nuovi interessi, per i quali i nuovi momenti sono maturi.