di Giovanni Nulli
21 Settembre 2004
Il problema della dispersione scolastica dipende, secondo Against Abandon (vedi articolo correlato La dispersione scolastica in Italia e nella UE) dal fatto che “le campagne informative e i codici degli insegnanti non sono gli stessi usati dai ragazzi che abbandonano la scuola: i primi non riescono a far capire i vantaggi del completare la propria educazione formale; i secondi non riescono a far capire i problemi e le difficoltà che li portano ad abbandonare”.
Questa discrepanza di codice porta spesso all'interruzione della comunicazione: prima di tutto è necessario analizzare la comunicazione scomponendola e cercare di isolare il problema.
Seguendo il prof. Luca Toschi (http://www.csl.unifi.it/it/node/121) nelle “Lezioni di Comunicazione” (si fa riferimento in particolare alla seconda unità del corso) pubblicate in Puntoedu, uno dei modelli più accreditati è quello che individua “due attori-autori sociali: E1 (emittente, enunciante) ... (R1 ricevente, referente)”. Nella prima fase del processo comunicativo E1 fa pervenire dei contenuti a R1 in una determinata forma. Toschi spiega che questo processo è messo in moto in forza di motivazioni dell'emittente, che producono interesse nel ricevente. Tutto questo avviene in una data situazione, e con una data razionalità, peraltro legata strettamente alla situazione e da questa limitata.
In che modo questo modello può risolvere il problema di discrepanza di codice individuato sopra?
Innanzi tutto parlare di codice è riduttivo perché considera esclusivamente la forma dei contenuti da veicolare: come se il problema riguardasse esclusivamente la costruzione retorica del messaggio.
Sembra più corretto andare oltre e prendere in considerazione la situazione comunicativa in cui gli attori, emittente e ricevente, vanno a comunicare. Ed in questo senso verificare in che modo la situazione costruisce i ruoli di emittente e ricevente. Proprio come in una sceneggiatura, il mittente ed il ricevente devono accettare e condividere i propri ruoli e riconoscere il ruolo dell'altro affinché ci sia comunicazione.
Il caso dell'abbandono scolastico sembra potersi individuare proprio in un mancato riconoscimento ed accettazione di una data situazione comunicativa, che è quella scolastica. Il ricevente - discente non si riconosce come ricevente e non risconosce l'insegnante come emittente. Da qui il rifiuto in toto della situazione comunicativa della scuola.
I dati Eurispes confermano che il problema non sta nel contenuto del messaggio: alla domanda circa quali contenuti debbano essere integrati o favoriti, il campione di ragazzi intervistati ha risposto per una sostanziale equivalenza tra materie letterarie, scientifiche e tecniche. Non c'è quindi nessuna carenza specifica nei contenuti.
Nello stesso tempo, sempre Eurispes, ricordando che i docenti italiani sono quelli con lo stipendio più basso d'Europa, con questo dato materiale sottolinea come la considerazione sociale di questi sia sostanzialmente calata. E questo influenza la situazione comunicativa peggiorandola.
In più le tecnologie sembra operino per disgregare ulteriormente la situazione comunicativa a scuola in quanto a volte chi deve imparare, il ricevente, ha maggiori competenze dell'emittente. Questo compromette la sua posizione di emittente.
Ma è proprio la differenza nell'interazione tra i due attori della comunicazione che sembra determinante, ed anche questa differenza sembra collegabile al gap tecnologico tra discente e docente. Il discente immerso in un ambiente ricco di stimoli plurisensoriali impara ripartendo la sua attenzione su un ampio raggio di microeventi (si pensi ad un videogame) mentre il docente che insegna aspettandosi una attenzione continua, imposta generalmente la sua lezione in un unico evento monosensoriale. Due situazioni comunicative che prevedono un emittente ed un ricevente completamente diversi. Nel primo caso il feedback richiesto al ricevente è ricco ed immediato, nel secondo caso il feedback è quasi assente, e spesso relegato solo al momento dell'esame o del compito in classe (considerabile come un altro tipo di situazione comunicativa a tutti gli effetti).
È qui che entra in gioco la razionalità comunicativa (legata al dato specifico di ogni situazione e all'emittente specifico non può che essere limitata non garantendo soluzioni assolute, ma necessitando un confronto con i dati specifici di ogni singolo caso). Mentre non sembra possibile ovviare alla diminuita “stima sociale” del docente, quindi alla diminuita autorevolezza dell'emittente, il riconoscimento del proprio discente può portare l'insegnante a ripensare strategicamente la situazione comunicativa, cercando di conoscere al meglio le caratteristiche dei suoi discenti in quanto riceventi.
Costruire una strategia, quindi una lezione, significa essere consapevoli sia del proprio ruolo di fonte che del ruolo che il discente ha, molto più attivo rispetto al passato, e che va previsto dal docente.
Una volta costruiti i ruoli, cercare di costruire un registro comunicativo (una serie di strategie di comunciazione) che renda più efficace il passaggio dei contenuti, ma soprattutto il mantenimento della situazione comunicativa, scongiurando così l'interruzione della comunicazione e l'abbandono della scuola.
Sembra auspicabile nelle lezioni l'uso di audiovisivi e del computer, e in ogni caso un metodo che permetta di far partecipare il discente: da parte del docente auspicabile, anzi ormai necessaria, una buona conoscenza dei mezzi informatici che contribuisce a recuperare l'autorevolezza perduta.
di Giovanni Nulli, Ufficio Comunicazione, Indire
Editing a cura di Francesco Vettori, Ufficio Comunicazione, Indire
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