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EDUCAZIONE ALIMENTARE

Iniziative contro l'obesità infantile

Alcuni esempi di educazione alimentare: dai distributori di frutta invece che di merendine, all'andare a piedi a scuola ...

di Valentina Piattelli
11 Ottobre 2004

L’educazione nutrizionale è uno strumento fondamentale del trattamento dell'obesità e anche della sua prevenzione, ma non deve ridursi a nozioni sulle calorie dei vari cibi.  Nel caso dell’obesità infantile è molto importante affrontare il problema con un approccio psicologico durante il quale sarà probabilmente necessario intervenire sulle componenti emotive e cognitive del rapporto tra il minore e chi se ne prende cura. Sono infatti essenzialmente due i modi in cui la famiglia influenza il comportamento alimentare dei figli: da un lato il figlio impara il comportamento alimentare osservando i genitori, dall'altro i genitori utilizzano il cibo per soddisfare i bisogni emozionali del figlio o come ricompensa.

La scuola deve essere coinvolta in quella che deve essere una sorta di "rivoluzione culturale" che cambi la percezione sociale dell'obesità da parte dell'intera società. Di seguito troverete alcuni esempi di iniziative tenute in scuole italiane che possono essere d'aiuto a sconfiggere l'obesità e i problemi sociali e psicologici che si nascondo dietro di essa. Ecco alcuni esempi di iniziative concrete realizzate in varie parti di Italia e che possono essere riprese da altre scuole.

La scorsa primavera, l'Inran (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, un Ente di Ricerca del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, MiPAF) insieme all'Unicef hanno lanciato un concorso per le scuole per la corretta alimentazione. Scopo della gara era la realizzazione di un gioco da tavola sull'alimentazione corretta, ma il reale obiettivo era non è tanto quello di insegnare la composizione degli alimenti, ma quello di migliorare le abitudini alimentari e lo stile di vita, attraverso schede didattiche appositamente preparate per aiutare i bambini a progettare il gioco.
Sempre l'Inran alcuni mesi fa aveva lanciato il "merendometro", uno strumento per le mamme per misurare e tenere sotto controllo il peso e la statura dei propri bambini e un decalogo utile per guidarne l'alimentazione.

Anche la Coldiretti è da tempo impegnata nella lotta per una corretta alimentazione (si veda ad esempio il progetto "Educazione alla Campagna Amica") e recentemente ha proposto di sostituire nelle scuole i distributori di snack e merendine con distributori di frutta, per incentivare il consumo di alimenti sani fra gli studenti. In effetti da anni vi è un forte calo nei consumi di frutta e verdura, dovuto soprattutto alle cattive abitudini alimentare dei minorenni, il consumo di questi alimenti (440 grammi a testa al giorno) è ormai pericolosamente vicino al limite minimo stabilito dagli esperti dell'Agenzia alimentare delle Nazioni Unite (FAO) e dell'Organizzazione mondiale della sanità (400 grammi).

Alcune scuole hanno affrontato la questione insieme alle associazioni dei consumatori, partendo dalla necessità di una maggiore conoscenza dei cibi, delle etichette e delle tecniche pubblicitarie.  In Piemonte è stata realizzata la campagna “Più so, meglio consumo”: attraverso l'intervento e il filtro dei docenti, il progetto ha concentrato l'attenzione di giovani sull'alimentazione corretta e sull'analisi dei loro comportamenti alimentari al fine di educarli ad un consumo critico e responsabile, anche grazie all'aiuto dei tre associazioni dei consumatori (Associazione Consumatori Utenti, Federconsumatori e Movimento Consumatori). In cinque regioni del centro Italia (Toscana, Abruzzo, Lazio, Umbria e Marche), l'anno scorso è stato lanciato il progetto "Young e safe - la scuola del consumo" realizzato poi localmente nelle scuole insieme alle associazioni dei consumatori.

Infine, si segnala che fra pochi giorni, e precisamente dal 4 all'8 ottobre, si terrà come ogni anno la settimana internazionale "I walk to school". Fra gli scopi di questa iniziativa, oltre a promuovere un ambiente più salubre e sicuro, in cui anche i bambini possano andare a piedi a scuola, vi è anche quello di ridurre la sedentarità dei bambini, con piccole iniziative come, appunto, andare a piedi a scuola.


Valentina Piattelli, Indire Comunicazione 

 
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