di Valentina Piattelli
11 Ottobre 2004
In tutta l’Europa e in quasi tutti i paesi occidentali l’obesità ha assunto i connotati di una vera e propria “epidemia”- com’è stata definita dall’European Health report 2002. Ormai gli obesi nel mondo sono 300 milioni e in costante aumento, anche nei paesi emergenti: dal 1987 al 2002, gli obesi sono aumentati del 10-15% nei paesi europei e del 5% nei paesi in via di sviluppo. Va notato che, mentre nei paesi industrializzati sono i poveri e gli svantaggiati ad essere più a rischio di andare in sovrappeso, nei paesi in via di sviluppo - dove essere grassi è ancora uno status symbol - sono le classi sociali più elevate a rischiare l'obesità.
In Italia, secondo l’indagine Multiscopo dell’Istat riferita al periodo settembre-dicembre 1999, sebbene gli italiani maggiorenni in una condizione di normopeso siano ancora il 53,8%, ben un adulto su tre (33,4%) risulta essere in sovrappeso, il 9,1% è obeso ed il restante 3,6% è in condizioni di sottopeso.
Ma sono le condizioni dei bambini e dei ragazzi (1-17 anni) a destare maggiore preoccupazione, perché l’obesità infantile è il principale fattore di rischio per lo sviluppo dell’obesità da adulti: secondo il ministero della Salute, in Italia nel biennio 1999-2000 un bambino su 5 era sovrappeso, tanto che fra gli obesi, il 4% erano bambini. Secondo il IV Rapporto sulla condizione dell'infanzia e dell'adolescenza dell'Eurispes e Telefono Azzurro, nel 2002 "il 36% dei bambini tra i 7 ed i 9 anni era in sovrappeso" e "l’Italia, insieme alla Grecia, deteneva il primato di bimbi grassi in Europa". L’obesità infantile colpisce di più nella fascia di età fra i 6 e i 13 anni, cioè proprio i bambini della scuola primaria, e riguarda soprattutto i maschi delle zone meridionali (si veda in proposito "Cnr: Sempre più bambini affetti da obesità", sul circolo didattico di Avellino).
Secondo lo studio Alimentazione e Sport nei bambini in età scolastica, promosso dalla Coldiretti e dal Miur in collaborazione con le Aziende sanitarie locali e condotto su un campione costituito da diecimila bambini campani fra gli otto e i quattordici anni, il disordine alimentare si esprime in termini di tempi, modi e tipo di cibo consumato: due genitori su tre non si "arrabbiano" con i figli per il modo in cui mangiano anche se discutono spesso di questi problemi, quasi un bambino su due si è sentito "accusato" di mangiare troppo, il 90% mangia guardando la televisione ed un bambino su quattro non è soddisfatto del proprio corpo.
Bambini e adolescenti con eccesso di peso Anno 2003. Valori percentuali
Classi di età |
Maschi |
Femmine |
6-9 |
34,6 |
33,6 |
10-13 |
30,9 |
19,8 |
14-17 |
17,3 |
10,5 |
TOTALE |
26,9 |
21,2 | Fonte: Elaborazione Eurispes su dati dell’International Obesity Task Force.
La definizione di sovrappeso/obesità nel bambino è più complessa rispetto all’adulto. Attualmente si definisce sovrappeso quel bambino che supera del 10-20% il suo peso ideale e obeso quello che lo supera del 20%. Il peso ideale viene calcolato in base all’Indice di Massa Corporea, cioè la misura del peso di una persona in rapporto alla sua altezza (IMC=Kg/m2). Negli adulti si ritiene sottopeso chi ha valori di Imc inferiori a 18,5, normopeso con valori fra 18,5-24,99, sovrappeso da 25 a 29,99 e obeso se ha valori uguali o maggiori di 30. I pediatri comunque hanno a disposizione tabelle con i percentili rispetto alla popolazione di riferimento in base a età, sesso e altezza.
L’obesità non è un pericolo solo per i rischi alla salute fisica che comporta (problemi cardiovascolari e dell’apparato muscolo-scheletrico, diabete, malattie del fegato o colecisti, cancro, ipertensione etc.), ma anche una diminuzione dell’auto-stima e persino sindromi depressive.
I fattori di rischio per l’obesità infantile sono molteplici e interagiscono fra loro, fra i principali citiamo:
- Alimentazione: un introito calorico eccessivo, protratto nel tempo causa obesità. Non si tratta solo di “mangiare troppo”, ma anche di mangiare spesso, con merende e spuntini a tutte le ore del giorno e scegliere cibi eccessivamente calorici, come le merendine al posto del pane o la focaccia, le bibite dolci invece dell’acqua etc.
- Sedentarietà: i bambini obesi in genere sono bambini che non fanno moto, che vengono accompagnati in macchina a scuola, in palestra o dagli amici, che prendono sempre l’ascensore e che passano il loro tempo libero davanti alla Tv o al computer. Tutti i bambini dovrebbero fare attività fisica, giocando o facendo sport.
- Familiarità: secondo l’indagine Multiscopo dell’Istat: il 25% dei bambini ed adolescenti in sovrappeso ha un genitore obeso o in sovrappeso, mentre la percentuale dei bambini sale a circa il 34% quando sono obesi o in sovrappeso entrambi i genitori. Secondo il rapporto dell'Eurispes, anche un basso livello di studi compiuti dalla madre e un reddito familiare basso sono indicatori di possibile obesità dei figli. Non è solo questione di genetica insomma, ma anche di stili di vita, di cultura e di una certa accettazione sociale verso l'iperalimentazione.
Vi sono infine, più rari, fattori dovuti ad alterazioni ormonali o a fattori prettamente genetici, che devono essere valutati dal pediatra o da un medico specialista.
Poiché è più difficile intervenire sull'obesità in età adulta, è bene cominciare il prima possibile le eventuali terapie necessarie (dieta e attività fisica sotto forma di gioco), seguendo i bambini in sovrappeso con un adeguato programma terapeutico che coinvolga anche le famiglie. I suoi scopi devono essere: la riduzione del sovrappeso della massa grassa, un adeguato ritmo di accrescimento e la prevenzione delle complicazioni legate all’obesità.
La lotta all'obesità infantile è stata messa fra le priorità da parte del Ministero della Salute, e precisamente fa parte del Progetto-obiettivo numero 9 "Promuovere gli stili di vita salutari, la prevenzione e la comunicazione pubblica sulla salute". Infatti è stato calcolato che le malattie conseguenti all'eccesso di peso costano allo Stato circa 22,8 miliardi di euro ogni anno, di cui ben 14,6 (il 64%) in ricoveri ospedalieri. Per questo è stata istituita una Commissione ministeriale per la nutrizione allo scopo di implementare programmi di educazione alimentare e saranno presto lanciate campagne di comunicazione istituzionale indirizzate anche ai bambini. Inoltre, in accordo con il Miur, vi saranno momenti formativi e informativi alle scuole medie e la distribuzione di sei libretti contenenti le informazioni di base per una buona salute. Tali campagne saranno indirizzate da un lato alle mamme con bambini fino ai 14 anni - perché tendono a trasmettere ai figli il loro personale rapporto con il cibo e, in qualità di responsabile acquisti, a condizionare le scelte alimentari della famiglia - dall'altro lato ai bambini e agli adolescenti perché non seguano i bisogni indotti dalle pubblicità e dal gruppo di coetanei, ma adottino scelte alimentari consapevoli.
Valentina Piattelli, Indire Comunicazione
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