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EDUCAZIONE ALIMENTARE

Impariamo a capire il problema

Obesità e anoressia: non solo problemi alimentari. Dal centro ABA un contributo per capire l'importanza di famiglia e scuola contro questi disagi

di Barbara Gubinelli
29 Ottobre 2004

Indire, Archivio DIANumerose ricerche epidemiologiche evidenziano un costante e considerevole aumento dei Disordini del Comportamento Alimentare.

L’intervento ABA (Associazione per lo studio e la ricerca sull’anoressia, la bulimia, l’obesità e i disordini alimentari) fondata nel 1991 da Fabiola De Clercq, ha come presupposto l’interpretazione di tali disturbi non come patologie dell’appetito, ma come indici di un disagio soggettivo più profondo. Le forme di espressione che questa sofferenza assume, dal rifiuto anoressico del cibo, alle abbuffate e al vomito bulimico o il “tutto pieno” dell’obesità, rendono evidente come il cibo trascenda il semplice soddisfacimento di un bisogno.

Mentre l’anoressia e la bulimia sono fenomeni riconosciuti da tempo come patologie psichiche alimentari, l’obesità è un fenomeno divenuto solo recentemente oggetto di una riflessione psicologica. L’esperienza dell’ABA ci porta a distinguere un’obesità secondaria causata da fattori endocrinologici  ed organici da un’obesità riconducibile a fattori psicologici, concepita come reattiva e di sviluppo. In entrambi i casi, l’importanza degli aspetti psichici, non solo intesi nel senso delle dinamiche scatenanti tale condizione, ma in quanto legati al disagio patito come conseguenza dell’eccesso ponderale, travalicano la considerazione dell’obesità come una patologia esclusivamente medica. 

L’elemento più rilevante nell’obesità sembra essere l’uso del corpo come protezione e difesa dal contatto relazionale. Questo atteggiamento rivela la coesistenza di due tendenze: la paura di perdere l’altro e dunque l’abbandono e il distacco, e al contempo il timore di perdersi nell’altro. Ciò si accompagna ad una profonda difficoltà nel tollerare le situazioni frustranti e l’angoscia derivante dalla percezione di un vuoto che è necessario otturare e colmare. Ogni interstizio del corpo, quindi, viene riempito, ma questo riempimento, anziché dare soddisfazione, diventa per il soggetto un fattore drammatico di ulteriore angoscia. 

L’obesità infantile e adolescenziale, che si manifesta appunto durante i periodi critici dello sviluppo,  è oltretutto in deciso aumento nei paesi ad elevato tenore socio-economico. Per l’uomo il cibo è, fin dalla nascita, una fonte di piacere, dispiacere, che al di là di una logica puramente istintuale risponde ad una dimensione simbolica, che evidenzia la supremazia dell’ordine della cultura su quello della natura.

logo abaNella prima infanzia il cibo assume un valore particolare, riconducibile alla sfera affettiva e relazionale. I disturbi alimentari nella prima infanzia hanno un significato comunicativo molto importante. In questo periodo, la stretta alleanza tra la dimensione nutritiva e la dimensione psicologica rende l’alimentazione un’area particolarmente vulnerabile, un terreno fertile per l’instaurarsi e l’esprimersi di conflitti con le figure significative. Il bambino, anche molto piccolo, può ritrovarsi ad utilizzare il cibo come mezzo privilegiato intorno al quale organizzare le domande di amore, accettazione e riconoscimento.

Durante l’adolescenza, in cui le modificazioni che avvengono nel corpo, e il nuovo mondo di sensazioni e desideri che ne conseguono, rappresentano l’aspetto più traumatico e rivoluzionario per un soggetto, l’abuso della funzione alimentare può divenire strumento di ricerca della propria identità e del proprio modo di relazionarsi con gli altri.

L’obesità infantile e adolescenziale espongono al rischio di isolamento proprio in quelle fasi della vita dove le relazioni con i coetanei sono di fondamentale importanza. La scuola quale luogo di apprendimento, di scambio e confronto con i coetanei si offre come osservatorio privilegiato per la  rilevazione precoce dei Disturbi del Comportamento Alimentare. La scuola può essere infatti un importantissimo interlocutore, un luogo alternativo alla famiglia dove il disagio può essere riconosciuto e accolto, consentendo di superare l’isolamento nel quale tali disturbi spesso relegano l’individuo. Per questo scopo è importante che gli insegnanti siano sensibilizzati, attraverso un’adeguata attività di prevenzione e formazione, a riconoscere il senso dei segnali che un bambino o adolescente può trasmettere quando gioca, apprende, vive in gruppo.
   

Dottoressa Barbara Gubinelli
Centro ABA-Ancona
Corso Amendola 62 -60123 Ancona
Tel: 071.31868
Numero verde: 800 16.56.16
www.bulimianoressia.it

 
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