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EDUCAZIONE DEGLI ADULTI

L'abc dell'EdA: fra tradizione e cambiamento

L’educazione degli adulti si prospetta oggi come un'importante frontiera per l’innovazione strategica dell’intero sistema formativo europeo

di Catia Cantini
11 Dicembre 2004

L’EdA è un settore educativo che si rivolge ad ampi strati della popolazione adulta nel tentativo di garantire a tutti i cittadini un livello di competenze e conoscenze di base mediante l’erogazione di una straordinaria messe di corsi.

Le iniziative intraprese a livello europeo testimoniano l’importanza strategica che il settore sta assumendo nella società odierna; anche nel nostro Paese le azioni compiute per favorire il rientro in formazione degli adulti sono sempre più numerose e consistenti, confermando che è in atto un processo di consolidamento del sistema di vaste proporzioni.

In Italia i primi interventi nell'EdA - sebbene non si parlasse ancora di sistema - risalgono al secondo dopoguerra e per l’esattezza al 1947, quando nel clima di generale rinnovamento che animava il Paese furono istituite le ‘scuole popolari’ con lo scopo di insegnare agli adulti a ‘leggere, scrivere e far di conto’. Tali organismi, che perseguivano una priorità essenziale come la lotta contro l’analfabetismo di base, sono stati attivi fino al 1982, anno della loro cessazione. Del resto, già a partire dai primi anni Settanta le mutate condizioni della società avevano condotto all’introduzione di nuovi canali e servizi educativi, tra cui i corsi di alfabetizzazione finalizzati al conseguimento della licenza elementare ed i corsi per lavoratori finalizzati al conseguimento della licenza media. In origine i corsi erano destinati ai lavoratori appartenenti a quelle categorie a cui era stata riconosciuta la possibilità di usufruire di ore retribuite per attività formative di educazione permanente o di recupero dell’obbligo formativo.

La sperimentazione prese avvio nell’ambito del contratto di lavoro dei metalmeccanici siglato nell’aprile 1973, che consentiva la fruizione di un massimo di 150 ore di permessi retribuiti, con il fine di favorire la crescita dei lavoratori ed una loro migliore partecipazione alla vita sociale. I corsi sperimentali di scuola media “delle 150 ore” furono attivati per la prima volta nell’anno scolastico 1973/74 e da allora hanno goduto di un’ampia diffusione, offrendo alla popolazione adulta l’opportunità di conseguire un titolo di studio.

Nel tempo il bacino di utenza si è notevolmente allargato, venendo ad accogliere, accanto ai lavoratori, anche le fasce dei cittadini deboli (detenuti, disabili, anziani, extra-comunitari, disoccupati, casalinghe, drop out, ecc.) oppure di cittadini già in possesso di un titolo di studio qualificante (diploma o laurea), i quali sembrano avvertire l’esigenza di una formazione che li accompagni lungo tutto l’arco della vita. L’estensione dell’EdA ad un target così eterogeneo spiega la varietà tematica dell’offerta formativa resa disponibile sul territorio, che spazia dai corsi di informatica a quelli d’inglese, dal teatro alla gastronomia, fino a giungere alle attività ludico-ricreative o sportive. I corsi possono essere erogati da un’ampia gamma di soggetti, sia pubblici che privati: università popolari, enti locali, agenzie formative, aziende, scuole, associazioni, circoli, ecc.

Per far fronte alla vertiginosa crescita registrata dall’EdA negli anni Novanta, le istituzioni hanno tentato di portare a regime il sistema, offrendo alcuni importanti punti di riferimento tesi ad armonizzarne la struttura ed il funzionamento dal punto di vista normativo. Il primo importante provvedimento è rappresentato dall’Ordinanza Ministeriale n. 455 del 1997, con la quale sono stati istituiti i Centri Territoriali Permanenti, istituzioni scolastiche specificamente preposte alla gestione ed erogazione di interventi formativi per adulti.

Un altro passo fondamentale è rappresentato dal Patto sociale per lo sviluppo e l’occupazione del 1° febbraio 1999, con cui si è promossa la riorganizzazione ed il potenziamento dell’EdA nell’ambito del sistema integrato di istruzione, formazione e lavoro. Gli obiettivi erano ambiziosi: favorire il rientro in formazione, favorire l’estensione delle conoscenze e l’acquisizione di competenze specifiche spendibili nel mondo del lavoro. Il 2 marzo 2000 la Conferenza Unificata aggiunge un ulteriore tassello all’assetto normativo dell’EdA sancendo l’Accordo tra Governo, regioni, province, comuni e comunità montane, per la riorganizzazione e il potenziamento dell’educazione permanente. (Vedi il documento Accordo.pdf (222065))

Le profonde innovazioni introdotte da questo documento sono finalizzate ad avviare un processo di implementazione di un sistema integrato, decentrato e partecipato, a partire da una situazione assai disomogenea e frammentaria, caratterizzata da sistemi spesso isolati e poco propensi ad uscire dai loro confini. Con la Direttiva n. 22 del 6 febbraio 2001 vengono delineate, infine, le Linee guida per l’attuazione del suddetto Accordo, le quali definiscono gli interventi connessi all’educazione permanente facendo esplicito riferimento alla progettazione di percorsi individuali di alfabetizzazione funzionale degli adulti.

Le iniziative intraprese dal nostro Paese rientrano nel quadro degli indirizzi comunitari e mirano a raggiungere gli obiettivi posti dalla Conferenza di Lisbona mediante lo sviluppo di un sistema fondato sull’integrazione. Nel tentativo di raggiungere i fini preposti, i diversi soggetti operanti nell’EdA hanno compiuto un notevole sforzo di concertazione, impegnandosi a costruire una realtà formativa nazionale per certi aspetti “nuova”, dando il via ad una crescita esponenziale di attività e di servizi in un’ottica sempre più integrata. E' forse anche per questo che l’EdA è oggi terreno di interesse non solo per la scuola e per il mondo del lavoro, ma anche per il terzo settore, che sta operando con crescente vitalità in tutto il Paese.  

La spinta al cambiamento è stata dettata anche da una svolta culturale, che ha determinato il superamento di alcuni presupposti di fondo, come la convinzione che l’educazione degli adulti avesse il compito principale di offrire una seconda opportunità a chi, per i motivi più vari, fosse uscito dal circuito scolastico (puntando, di conseguenza, su di una ristretta fascia di soggetti a rischio di esclusione sociale). Si è fatta strada l’idea che il sistema debba invece coinvolgere la popolazione adulta nella sua interezza. Per il buon funzionamento della società e per il benessere di ogni individuo sembra, infatti, importante che i cittadini siano in possesso di alcune competenze che garantiscono loro una vita migliore, anche nell’ottica dell’inserimento professionale e della mobilità – aspetti ineludibili in una società sempre più orientata alla globalizzazione.

Su questo tema si è quindi aperto un vivace dibattito: ai tavoli europei si discute con fervore per individuare delle competenze essenziali che siano necessarie e indispensabili per tutti, nonché condivisibili a livello comunitario. Va in questa direzione il Rapporto DeSeCo (OCSE), un documento di grande interesse elaborato nel 2003 nel quale sono definite e raggruppate 9 competenze chiave - le cosiddette ‘key competencies’ - che forniscono le basi per un apprendimento lungo tutto l’arco della vita. L'acquisizione da parte della popolazione adulta di tali competenze - che s'ispirano ai principi basilari dei diritti umani, dei valori democratici e degli obiettivi di sviluppo sostenibile - sembra rientrare a pieno titolo tra le finalità attuali dell'EdA.  


 

 
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