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CINEMA

Luce e ombra: il linguaggio cinematografico

il Museo Nazionale del Cinema offre alle scuole alcuni strumenti per conoscere la settima arte

di Antonio Sofia
13 Gennaio 2005

Dia IndireIl cinema è da tempo entrato nelle scuole.
Durante l’anno scolastico, dalle elementari alle superiori, non mancano i momenti in cui la quotidiana relazione educativa si avvale delle possibilità pedagogiche insite nell’esperienza cinematografica.

Il linguaggio cinematografico ha un potere enorme di astrazione, rapimento, ridefinizione dello spazio e del tempo nella percezione di chi guarda un film.
Il primo livello di questa riscrittura si realizza con la semplice trasformazione dell’ambiente in cui il film è proiettato: il cinema non è la televisione, non può esser guardato che al buio; il cinema non è luce che colpisce una superficie, ma l’insieme dell’ombra e della luce che quell’ombra genera.
E tra la luce e l’ombra, il pubblico scompare; come il mondo reale scompare al pubblico quando comincia il film.

Il cinema è nelle scuole e propone l’occasione, la necessità di educare al linguaggio cinematografico ma questa non è un'esclusiva, settoriale preparazione ad una visione più cosciente di meccanismi e modalità produttive, che permetta di districarsi tra il vero ed il falso filmico con levità e perizia: non è solo questo, per quanto deve anche essere questo.
Per queste sue peculiarità, il cinema ha potuto nell’ultimo secolo produrre documenti densi, intensi, caratterizzanti della storia del pensiero contemporaneo; e ha altresì aperto propri immaginari significanti, offrendo nuove potenzialità espressive, coordinate comunicative attraverso cui un concetto diventa narrazione, una narrazione diventa concetto per immagini, suoni, montaggio, interpretazioni fotografiche, musicali, attoriali.

Queste risorse insite nel linguaggio cinematografico possono diventare articolazioni preziose, attraverso cui la relazione educativa si riorganizza attivamente, non fermandosi a fornire pedisseque istruzioni per l’uso, bensì problematizzando l’uso di strumenti non neutri, assolutamente caratterizzanti.
Per esempio, applicando questa premessa di consapevolezza teorica, diventa rischioso, se non incauto, l’uso che si fa dei film ad ambientazione storica, proposti a supporto della formazione storiografica: sono, quei film, documenti essenziali della loro contemporaneità, ed è discutibile l’operazione che li adotti come rappresentazione, simulazione, un reperto storico a posteriori.

Dia, IndireL’educazione al linguaggio cinematografico trova indicazioni chiare ed efficaci nelle proposte sempre più numerose di sperimentazione produttiva, volta a coinvolgere gruppi classe nella realizzazione di cortometraggi o documentari a compimento del percorso formativo sul tema.
Il Museo Nazionale del Cinema di Torino raccoglie molte risorse a disposizione delle scuole che vogliano adoperarsi in tal senso: oltre alla visita del museo, di per sé opportunità di formazione, il Museo propone alle scuole materiali e laboratori didattici, progetti inter-istituzionali, proiezioni e attività per i docenti.
E’ un’interpretazione dell’attività museale in linea con la volontà di radicare sul territorio i percorsi di formazione (ricavandone stimoli a sostegno di una rinnovata coesione sociale), creando una rete di connessioni che coinvolgano la scuola, i musei, la ricerca e i focolai di produzione artistica.


Il bàttito del cuore non s'avverte, non s'avverte il pulsar delle arterie. Guai se s'avvertisse! Ma questo ronzio, questo ticchettìo perpetuo, sì, e dice che non è naturale tutta questa furia turbinosa, tutto questo guizzare e scomparire d'immagini; ma che c'è sotto un meccanismo, il quale pare lo insegua, stridendo precipitosamente. Si spezzerà?
(da Quaderni di Serafino Gubbio operatore, di Luigi Pirandello)

 

 
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