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LINGUAGGI DELLA COMUNICAZIONE

Il valore della conoscenza, la forza della comunicazione

Timide riflessioni su un evento naturale che ha avvicinato i popoli nella consapevolezza del loro essere fragili, ma interconnessi

di Stefania Chipa
09 Febbraio 2005

Onda marina, Dia Indire26 dicembre 2004: il mondo ferito da un terribile maremoto si interroga.

E le domande sono tante: sul senso della vita, sulla violenza della natura, ma anche sul perché quasi nessun abitante delle coste del Sud-est asiatico abbia saputo riconoscere il pericolo che stava abbattendosi su quelle terre, perché quella parte del mondo che sapeva non sia riuscita a lanciare l’allarme.

Per 250.000 persone non è più tempo di risposte: un impressionante muro di acqua alto decine di metri ha spazzato via anche quelle domande.
Migliaia di vite che in parte avrebbero potuto salvarsi se avessero saputo interpretare nella superficie del mare improvvisamente increspata e in quella inconsueta “bassa marea”, i segni di ciò che sarebbe accaduto. Vite che forse avrebbero potuto sfuggire alla morte se avessero avuto la possibilità di accedere al sistema di comunicazione globale.

In questi giorni, molti sono stati i titoli pubblicati sugli organi di informazione. Al di là delle polemiche che sempre accompagnano eventi catastrofici di questo tipo, ci sembra che due possano essere le parole da proporre alla vostra riflessione:
conoscenza e comunicazione.


Comunicazione

Le Tecnologie dell’Informazione della Comunicazione hanno giocato nell’evento un ruolo importante, ma contraddittorio: se da un lato hanno avvicinato i popoli nella consapevolezza globale della tragedia e hanno reso la macchina dei soccorsi e della solidarietà più efficace e potente, dall’altro non sono state capaci di avvertire le popolazioni interessate dall’imminente pericolo.

Jeremy Rifkin, noto economista e filosofo statunitense, autore di Economia all’Idrogeno: la creazione della Worldwide Energy Web e la redistriCentrali elettriche, Dia Indirebuzione del potere sulla Terra, edito da Mondadori nel 2002, in un recente intervento sul settimanale L’espresso fa notare come la mancanza di un sistema di comunicazione globale, in grado di raggiungere effettivamente ogni abitante della terra, abbia contribuito a fare di questa catastrofe una tragedia di immani proporzioni.
Mentre le stazioni sismiche sparse sul globo hanno registrato il terremoto che ha provocato lo tsunami, la mancanza di infrastrutture adeguate ha reso impossibile la comunicazione di questi dati alle popolazioni dei luoghi colpiti. “(…) Oggi nel mondo due esseri umani su tre non hanno mai fatto una telefonata (…) e un terzo della popolazione mondiale non ha neppure accesso all’energia elettrica, (..) non è collegato ad alcuna rete.”, sostiene Rifkin.
Riuscire a far sì che almeno entro il 2050 ogni luogo della terra possa aver accesso all’energia elettrica richiede ingenti investimenti, ma soprattutto un cambiamento culturale nell’uso e nel consumo dell’energia. Secondo lo studioso, la transizione verso un regime energetico a idrogeno e l’uso di forme di energia rinnovabile possono garantire il raggiungimento di questo traguardo e assicurare al genere umano un benessere collettivo.


Conoscenza

Lo tsunami ha colpito paesi fra i più poveri del mondo (Sri Lanka, Thailandia, Indonesia, Malesia, India e Africa), paesi in cui la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa è un lontano traguardo e la scolarizzazione e la libera circolazione delle idee ancora utopia.
In molti siamo stati colpiti dalle dichiarazioni dei superstiti quando hanno affermato di non sapere ancora spiegare che cosa fosse accaduto, di non conoscere neppure il significato della parola tsunami, nonostante abitassero in terre fortemente esposte agli eventi sismici.

A pochi chilometri di distanza, in Giappone, questa parola ha invece immediatamente evocato un passato di eventi catastrofici. “Quasi tutti i giapponesi conoscono che lo e' un segno di tsunami” dichiara in un forum, in un italiano un po’ stentato, un giapponese che vive a Nordest di Tokyo. E’ una di quelle informazioni che si imparano sin dai primi giorni di scuola e i cui segnali ed effetti si conoscono così bene che, continua il ragazzo, “quando il tsunami veniva a Giappone dal terremoto in Cile nel 1960, i molti giapponesi andavano a costa e raccoglievano peschi non fatti in tempo a fuggire dopo la marea decrescente e poi fuggivano ad alto prima della venuta di tsunami”.

ABC, LiquidlibraryE la conoscenza appresa sui banchi ha permesso ad una bambina inglese, culturalmente lontana da quelle realtà, di riconoscere “l’onda”, dare l’allarme e salvare centinaia di persone. Il suo insegnante di geografia, pochi giorni prima delle vacanze, le aveva spiegato come nasce e si preannuncia un evento del genere.

Oggi i docenti di tutto il mondo si interrogano su quale possa essere il metodo migliore per affrontare queste tematiche in classe. Dalle loro riflessioni prendono vita percorsi digitali gratuiti per studenti e insegnanti di scuole di ogni ordine e grado, genitori e ricercatori.
Il sito francese Le Café Pedagogique raccoglie link e risorse multimediali per aiutare i docenti ad affrontare l'argomento in classe nelle diverse discipline (dalla geografia alla fisica, dalle lingue antiche al francese e all'inglese).

Sempre in lingua francese, il sito sviluppato dalla comunità francofona del Belgio, ha raccolto dalla rete un ampio elenco di riferimenti, ordinati per tipologia (immagini e video, siti informativi, siti scientifici) e propone, a cura di François Jansen e Claude Remience, materiali didattici utili per preparare una lezione in classe.

Laboratori, tracce per progettare percorsi formativi strutturati in funzione dell’età degli studenti, giochi multimediali, glossari tematici sono le risorse messe a disposizione da due siti americani molto ben curati.
Il sito del Servizio Geologico Federale, ente dalla centenaria tradizione (nato addirittura nel 1879), che ospita un’ampia e aggiornata sezione “educational” con percorsi dedicati a studenti, docenti, ricercatori. Con l’ausilio di animazioni e modelli virtuali, i terremoti e gli tsunami  vengono spiegati nella loro genesi e sviluppo e nella loro stratificazione geologica (come possono essere decifrate le tracce di tsunami preistorici). Anche il problema del monitoraggio e della prevenzione vengono affrontati con l’ausilio di immagini.

L’obiettivo dichiarato di Discovery School è di aiutare ad apprendere divertendosi. Studenti, insegnanti e persino genitori possono consultare e scaricare materiali multimediali personalizzati e distintamente progettati per livelli di approfondimento e durata delle attività. Tsunami: teacher's guide è un esempio di sceneggiatura per una lezione strutturata per obiettivi didattici e contenente tracce per una discussione guidata, criteri per la valutazione e puntuali indicazioni per preparare un laboratorio.

Un taglio maggiormente informativo è quello scelto da Educnet, sito ministeriale dedicato alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per l’insegnamento, mentre per immagini satellitari dell'impatto dell' "onda anomala" sulle coste dell'Asia si può navigare il sito dell'Esa, agenzia spaziale europea.

 
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