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ARCHIVI E BANCHE DATI

Infantàsia. Lo straordinario del quotidiano

La mostra didattica è strumento fondamentale per gli studi sulla cultura dell’educazione

di Valentina Tiracorrendo
01 Marzo 2005



In occasione del 40° anniversario del gemellaggio tra le città di Firenze e Kyoto, giovedì 3 marzo – in Giappone giorno della “Festa delle bambine” (Hinamatsuri) – presso l’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze si inaugura la mostra Infantàsia. Lo straordinario del quotidiano nei disegni dei bambini italiani e giapponesi, 1938-2004.
L’iniziativa è promossa dall’Istituto Nazionale di Documentazione per l’Innovazione e la Ricerca Educativa insieme al Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux, alla Pinacoteca Internazionale dell’età evolutiva Aldo Cibaldi del Comune di Rezzato, alla Collezione privata Gloria Levoni e all’Associazione culturale FeiMo -Contemporary Calligraphy. Un’occasione rivolta a grandi e piccoli per riflettere sulla peculiarità del disegno infantile, sulla sua portata espressiva ed estetica, sul valore educativo dell’insegnamento di tecniche e codici.

L’antologia di disegni proposta illustra contesti e momenti della quotidianità infantile: reali o immaginari che possano risultare ad una mente adulta, raccontano tutti di un vissuto personale divenuto tale anche attraverso la produzione grafica. Questa infatti si palesa quale strumento di elaborazione dell’esperienza individuale, occasione di sistematizzazione delle conoscenze e, tramite l’ invenzione di libere soluzioni rappresentative, processo ludico volto alla  costruzione dei significati del mondo.

Il ritorno a casa da scuola, N. Sachiko, 1938. Collezione LevoniI disegni esposti, provenienti dalle collezioni Indire, Pinac, Feimo e Levoni, costituiscono un elemento di confronto fra tradizioni e conoscenze diverse, ma in essi si possono leggere anche le istanze sottese alle distinte pratiche educative e didattiche offerte dalla scuola.
Le esperienze narrate dai disegni dei bambini italiani e giapponesi, nell’arco di tempo che dal 1938 arriva fino ad oggi, consentono di leggere tanto la prossimità di mondi lontani, le consuetudini quotidiane, i cambiamenti avvenuti nel tempo, quanto le metodologie di produzione apprese.

Quattro le sezioni del percorso che rimandano alle variazioni sul tema della vita quotidiana infantile. Nell’immaginario le fiabe hanno prospettive molteplici e il tempo spazia dal futuro prossimo dell’intelligenza artificiale al sogno di terre lontane, fino al mondo interiore delle paure e delle emozioni. Di strada troviamo il secondo tema, che illustra la natura e l’alternarsi delle stagioni, i cieli e i giardini, la morte e la vita, ma anche la città con la sua animazione di autobus e treni, le piccole case con l’orto, le distese di tetti, il porto. Al lavoro uomini e donne si affaccendano in antichi mestieri e nuove attività: il mercato, il lavoro artigiano, operaio, industriale. Con gli animali, tema che da sempre abita i luoghi dell’affettività nell’immaginario infantile, si conclude la quarta sezione di Infantàsia.

Lungo l’itinerario della mostra sono presenti elaborati collettivi di calligrafie e segni realizzati da bambini italiani tra il 1990 e il 2000, eseguiti secondo i canoni e le tecniche dell’arte orientale. Una scelta di opere fotografiche di Fosco Maraini accompagna il percorso espositivo cogliendo con sorprendente immediatezza espressioni e momenti del mondo infantile.
Infantàsia vuole proporre ad una rinnovata attenzione l'educazione all’immagine e l'insegnamento delle pratiche di espressione grafica: una esperienza educativa che viene proposta attraverso la prospettiva, inedita e vitale, che la rivela composta da molteplici tradizioni didattiche. L’iniziativa risponde ad una istanza che si trova all’origine della stessa istituzione Indire, quella del riconoscimento del valore scientifico, culturale e civile del confronto aperto e problematico tra tradizioni educative e contesti esperienziali distinti.

La storia dell’Istituto Nazionale di Documentazione per l’Innovazione e la Ricerca Educativa trova origine e fondamento nella iniziativa di una ampia Mostra Didattica Nazionale, tenutasi a Firenze nella primavera del 1925, che costituì il primo nucleo del Museo Nazionale della Scuola. Voluta da Giuseppe Lombardo Radice ed organizzata da Giovanni Calò, la mostra costituiva un primo confronto nazionale tra le diverse realtà scolastiche regionali. I materiali raccolti, nelle intenzioni di Calò e Lombardo Radice, dovevano costituire per ogni insegnante l’imprescindibile strumento di supporto alla elaborazione di una adeguata preparazione di mediazione psicopedagogia nei riguardi della cultura, generale e specifica. Questa  soltanto avrebbe potuto dare luogo infatti ad una didattica efficace. La nutrita e variegata documentazione raccolta ed esposta nel 1925 a Firenze, divenuta nel 1942 Museo Nazionale della Scuola, viene integrata quale parte sostanziale del Centro Didattico Nazionale. Questo istituto, sopravvissuto agli eventi bellici e trovata nuova e prestigiosa sede in Palazzo Gerini, insieme alla Biblioteca Nazionale Pedagogica, già allora riconosceva il suo obiettivo principe nella ricerca di un rapporto costante con tutti gli enti che, in Italia e nel mondo, svolgevano attività di studio e documentazione in campo educativo, al fine di un proficuo scambio e condivisione delle conoscenze. A questa istanza rispondeva anche la ricerca di un contatto diretto con il mondo della scuola per documentarne le attività più significative.Dentro l'autobus, K. Yasushi. Collezione PInAC

Le mostre didattiche, le esposizioni di libri ed elaborati provenienti dalle scuole di tutto il mondo, che negli anni sono state promosse dall’Istituto, hanno costituito una fondamentale forma di documentazione visiva ed il presupposto intrinseco delle attività di studio e di ricerca che hanno configurato a tutt’oggi Palazzo Gerini come luogo di incontro a livello internazionale, delle più varie iniziative sulla cultura dell’educazione.

La funzione della documentazione, basilare strumento per la corretta impostazione del lavoro di ricerca che in essa riconosce un essenziale momento di verifica, è stata elemento determinante per la strutturazione e l’applicazione di metodi scientifici allo studio delle scienze umane e pedagogiche. Mentalità scientifica e cultura empirica, aperta alla conoscenza delle diversità di tutto il mondo, costituiscono i primi ingredienti di una istituzione che, dai suoi inizi, ha promosso lo sviluppo della società e la cooperazione tra i popoli. E la riflessione e la ricerca sul documento ne sono stati i presupposti.

L’importante patrimonio documentario posseduto da Indire, costantemente aggiornato ed integrato, costituisce per questo motivo un grande strumento educativo, per molti aspetti unico nelle sue raccolte, a livello nazionale ed internazionale. Infantaàsia rappresenta un essenziale contributo alla ripresa della attenzione nei confronti di questa raccolta, ed un invito all’approfondimento degli studi in quel particolare settore della educazione visiva e delle didattiche dell’arte che chiede con urgenza un aggiornamento ed un approfondimento.

E le parole di Antonio Faeti, uno dei massimi esperti di illustrazione e di editoria per ragazzi, confermano questa impellenza. “Giunto come sono, senza alcuna interruzione, al mio quarantaseiesimo anno di insegnamento, posso dire che in nessun momento della mia carriera c’è stata minore attenzione per l’arte infantile”.
Nel panorama attuale della psicologia dello sviluppo, lo studio della produzione grafica infantile sembra potersi configurare quale emblematico crocevia tra impostazioni teoriche distinte: sia che si abbracci, con Piaget, la proposta della metafora di un bambino come “piccolo scienziato”, intento alla concettualizzazione del mondo fisico, sia che si convenga con più recenti teorie modulari proposte dagli studiosi della “teoria della mente”, i quali si interessano piuttosto a come un bambino cerchi di spiegarsi il mondo sociale e psicologico, proponendo la nuova metafora di bambino “psicologo in erba”, la produzione di grafi, di segni e disegni, costituisce il campo esperenziale, per sondare quel rapporto tra l’uomo ed il mondo che si trova all’origine del suo sviluppo. E della sua storia.

Le concezioni stadiali proprie alle teorie evolutive classiche, in particolare quelle formulate da Piaget e Freud, forniscono ancora oggi utili punti o criteri di riferimento cui “ancorare” lo sviluppo dei bambini; la loro validità teorica e metodologica è tuttavia oggetto di recenti dibattiti: oggi viene infatti criticato quel tipo di approccio interessato alla individuazione di leggi universali. Al tempo stesso cresce l’interesse degli studiosi per l’analisi delle differenze individuali, intese sia come differenze tra domini o aspetti dello sviluppo all’interno di uno stesso individuo (intra-individuali), sia tra individui diversi (inter-individuali) che possono essere spiegate soltanto tenendo conto della complessa interazione tra il bambino e l’ambiente, l’apprendimento e l’istruzione.
L’ascolto attento e discreto del disegno infantile concede allora importanti scoperte non soltanto per lo studioso o per l’insegnante, ma per ogni individuo.

Per prima cosa esso induce a rivedere la rigidità di impostazioni teoriche in favore di un approccio allo studio dello sviluppo infantile che superi la presupposta dicotomia tra due visioni dell’uomo ormai storicizzate: quella che lo individua quale portatore di un pensiero logico matematico applicato ad una realtà esterna già data, e quella che lo vuole invece sofisticato - e settario - conoscitore del “sottosuolo” psicologico. Il fruttivendolo, N. Joshida, collezione PInAC

In secondo luogo, le melodie ed i rumori del gesto che segna invitano alla comprensione del suo uso creativo. Oltre il qualunquismo o, più spesso, la disattenta superficialità di un ricercato spontaneismo in ambito scolastico che spesso si traduce nell’assenza di un progetto educativo, emerge l’importanza di percorsi formativi che consentano l’acquisizione di strumenti per conoscere, interpretare ed esprimersi. In mancanza di questi, non soltanto si limita le possibilità di comunicazione e di crescita del fanciullo, ma lo si espone al rischio di un assoggettamento acritico ai linguaggi visivi più diffusi, imposti/proposti come gli unici esistenti, oltre i quali il pensiero, non sapendo come e dove orientare l’azione, non osa con l’immaginazione.

Frumento mietuto, G. Busato, 1961. Archivio storico Indire.I diversi codici linguistici ed espressivi, che ogni cultura manifesta e tramanda, sono l’indizio ed il suggerimento prezioso di altrettante visioni possibili del mondo, dello spazio e dell’immagine. Un'educazione che intenda avviarsi al plurilinguismo, e percorrere la via del confronto e dello scambio democratici, deve necessariamente tenere conto delle diversità comunicative sedimentatesi in tradizioni iconografiche ed in tecniche produttive. Queste tecniche, e la visione che custodiscono, ad una ad una dovrebbero poter essere raccolte e consegnate come competenze, per creare un reale contesto di dialogo attraverso i codici visivi.
Ecco che allora, nella prospettiva di un confronto tra stili e culture, l’insegnamento del disegno come mimesi, che presuppone una strutturazione della superficie da riempire, in dimensioni gerarchiche scalate in profondità,  si rende leggibile quale espressione settoriale della visione antropocentrica dell’uomo brunelleschiano, misura di tutte le cose ed analitico osservatore del mondo naturale.Paesaggio, G, Mastrangelo, 2004. Collezione FeiMo
Lungo l’itinerario proposto da Infantàsia trovano spazio nuove e diverse dimensioni del foglio, non più solo il rettangolo di una finestra sul mondo, ma ambiente dalle forme più varie, dove poter raccontare di rapporti immersivi con la realtà di un vissuto, anche interiore, di un dialogo riscoperto con il colore stesso, con l’evocatività dei suoi timbri e dei suoi toni, con la gestualità fisica del tracciare un segno, in un atto che compone, nell’immagine, il dentro ed il fuori, l’Io e l’Altro. E le differenti soluzioni di uno stesso metodo costruttivo acquistano il valore e la dignità di altrettante personali asserzioni.

Nel succedersi dei disegni dei bambini italiani e giapponesi un occhio accorto e consapevole può intuire la vocazione narrativa e l’attenzione alla mimica propria alla tradizione italiana, la sensibilità nel trattamento della superficie quale spazio pieno degli acquarelli giapponesi, le differenti strutturazioni dello spazio virtuale, ma anche un progressivo avvicinamento da parte di entrambe le culture ad un medesimo sistema di codici visivi dei nuovi media, dei fumetti, del cinema, della televisione. Questa evidente tendenza che anche Infantàsia denuncia, rivela il limite della omologazione delle tecniche; palesa il rischio di una perdita della capacità di elaborare personali visioni del mondo e del vissuto; richiede di preservare le differenze quali fonti di ricchezza creativa e di libertà di pensiero.

Un aspetto ancor più sorprendente e volitivo, infine, contamina quanti si apprestino allo studio del disegno infantile, sia come strumento di conoscenza e di indagine del mondo ”bambino”, sia quale dato di partenza per perseguire una missione formativa ed educativa: prima di ogni teorizzazione il docente si ritrova nel gruppo dei pari, nell’imprevedibile colloquio con il punto di vista del bambino, di ogni bambino.
Per afferrare compiutamente le produzioni grafiche dei bambini, e superare il tradizionalismo di un approccio che relega queste manifestazioni espressive nell’ambito di una primitiva fase dello sviluppo psicologico del soggetto, è stato necessario attendere la scoperta del valore della cosiddetta “arte primitiva” delle culture extraeuropee e la nascita dell’arte moderna in Europa e nel Nuovo mondo.
Senza titolo, P. Giudici, 1964. Archivio storico IndireInfantàsia propone una raccolta di disegni la cui realizzazione, intesa come oggetto e quale processo compositivo, vuole suggerire ad un occhio inevitabilmente adulto, la comprensione del non detto, per aprirsi ad una riflessione sulla indicibilità, propria del linguaggio visivo.
Il disegno di questa scelta concorre alla interrogazione delle ragioni e degli strumenti/elementi che ci orientano nel riconoscimento di una artisticità nel segno, se e quando essi siano universalmente percepiti e condivisi, nelle distanze generazionali e geografiche, e quali ulteriori declinazioni possano suggerire all’invenzione o al ri-conoscimento di uno sguardo arricchitosi di altri linguaggi.
L’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana e il patrocinio della Regione Toscana e della Provincia di Firenze sono auspicio e riconoscimento a questa improrogabile istanza.

Accademia delle Arti del Disegno, Firenze
4 febbraio - 30 febbraio 2005
orari: 10-13    16-19
Inaugurazione 3 febbraio 2005 ore 18,30
Lunedì chiuso

Il catalogo , edito da Polistampa di Firenze, è introdotto da saggi di Antonio Faeti e Marco Fagioli.

Infantàsia è attesa in Giappone a Bisai (Nagoya) per il 10 maggio (in occasione della Esposizione Universale di Aichi) e a Kyoto nell’ottobre 2005.
Ulteriori informazioni si possono avere presso: Gabinetto G.P. Vieusseux, “Vieusseux Asia”.

Scarica la locandina della mostra

Galleria immagini della mostra "Infantàsia. Lo straordinario del quotidiano" , clicca qui


Piazza e Palazzo Strozzi, 50123 FIRENZE
Tel. 055 288342, fax 055 2396743
e-mail centroromantico@vieusseux.fi.it

 
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