di Simona Caravita
09 Maggio 2005
“Tanto per cambiare, Andrea mi crea problemi: si alza continuamente, disturba i compagni. Cerca costantemente la mia attenzione!” Anche questa mattina Anna si trova a dover gestire un bambino irrequieto, reputato da tutti difficile. Per questo motivo adotta una serie di strategie nei confronti di Andrea: lo ignora quando interviene e quando le sembra incontrollabile dice agli alunni “Andrea non è in classe, non è qui con noi”, fingendo che il bimbo non sia presente. Inoltre di fronte alle sue pressanti richieste di spiegazioni spesso ripete che Andrea non si deve preoccupare perché è lento a capire e solo se insiste ce la farà anche lui. Anna, come tutti gli insegnanti, adotta nell’interazione con la classe uno stile educativo che le è proprio, inteso come una modalità stabile di comportamento e di relazione con gli alunni che definisce il clima interno alla classe. Nella letteratura pedagogica quando si parla di stili educativi ci si riferisce principalmente alle tre categorie individuate da Lewin, Lippit e White (1939): stile democratico, stile autoritario e stile laissez faire o permissivo. Lo stile democratico è proprio dell’insegnante che mostra comprensione e interesse per i suoi allievi attraverso l’incoraggiamento, riprendendone, tuttavia, con autorevolezza le condotte inadeguate. Gli insegnanti con queste caratteristiche si pongono come guida che indica il cammino, ma che lascia liberi gli alunni di sperimentare e di agire, senza timore degli errori.
Al contrario, gli stili autoritario e laissez faire appaiono poco funzionali sia per lo sviluppo del bambino sia per la conduzione della classe. Infatti, lo stile autoritario è caratterizzato da un’assunzione di responsabilità forte da parte dell’insegnante, che lascia scarsa autonomia decisionale ai bambini e gestisce in modo direttivo l’interazione di classe. Al polo opposto, invece, lo stile laissez faire è contraddistinto da una mancanza di autorevolezza da parte dell’insegnante che rinuncia a porre regole e vincoli forti agli alunni.
In entrambi i casi gli allievi non possono contare sul docente come punto di riferimento attento alle dinamiche interne alla classe e l’insegnante non promuove un dialogo costruttivo con gli alunni. Nel caso poi dello stile autoritario alcuni atteggiamenti e comportamenti del docente possono risultare eccessivamente rigidi e generare nel bambino sentimenti di disagio. In effetti, in casi estremi, anche in classe si possono strutturare relazioni adulto-bambino disfunzionali, talvolta in grado di configurarsi come psicologicamente maltrattanti. Infatti accanto a forme di maltrattamento più riconosciute a livello sociale, esistono dinamiche relazionali più sottili e invisibili, ma egualmente dannose e distruttive.
A questo proposito diversi autori mettono in evidenza come il maltrattamento psicologico sia una forma di violenza all’infanzia, che si può confondere talvolta con particolari atteggiamenti pedagogici, così da essere difficilmente riconoscibile (Marinucci, 1994). Il bambino oggetto di questo tipo di maltrattamento sviluppa una mancanza di fiducia in se stesso e nelle proprie capacità e un basso livello di autostima. In quest’ottica, nell’ambito scolastico, lo stile educativo autoritario del docente può facilitare la messa in atto di comportamenti potenzialmente maltrattanti, ma non percepiti come tali dall’insegnante, ad esempio quando un alunno viene trascurato dal maestro solo perché più lento ad apprendere rispetto ai suoi compagni, quando viene reiteratamente mortificato dall’insegnante tramite il rifiuto del lavoro da lui svolto, o viene ripetutamente ignorato. Oltre a incidere direttamente sul comportamento in classe, lo stile educativo del docente, inoltre, può influenzarne il livello di sensibilità nell’individuare le interazioni tra l’insegnante e l’alunno potenzialmente maltrattanti o disfunzionali.
Una ricerca con gli insegnanti
Per approfondire l’eventuale relazione esistente tra le tipologie di stili educativi e la capacità di cogliere comportamenti e situazioni potenzialmente maltrattanti, che l’insegnate pone in essere in aula, è stata condotta una prima indagine esplorativa che ha coinvolto docenti di scuola primaria. L’ipotesi alla base del lavoro è che la sensibilità al maltrattamento psicologico da parte degli insegnanti cresca in funzione della maggior flessibilità del loro stile educativo e, quindi, della loro tendenza ad assumere stili di insegnamento democratici.
Hanno partecipato allo studio 80 docenti che hanno risposto a due questionari: uno finalizzato all’individuazione degli stili educativi propri dell’insegnante (QUASE) e l’altro inerente la percezione del maltrattamento psicologico. In particolare, il QUASE -Questionario di Autovalutazione dello Stile Educativo (Giorgetti, Iafrate, Cerioli, Antonietti, 1995)- consente di individuare diverse tipologie di stile: lo stile A1, connotato da forte direttività e chiusura, alta regolamentatività, impulsività e scarsa curiosità epistemica; lo stile A2 tendenzialmente direttivo e con comportamenti ambivalenti; lo stile A3 orientato alla non direttività; lo stile A4 aperto, flessibile, curioso al punto da poter sconfinare in forme di permissivismo. Questi stili educativi sono stati individuati dagli autori del questionario riferendosi ad alcune dimensioni psicologiche continue e polarizzate (stile chiuso-aperto, rigido-flessibile, impulsivo-riflessivo, statico-dinamico, direttivo-non direttivo), dimensioni che connotano anche i tre stile educativi individuati originariamente da Lewin, Lippit e White (1939).
Il questionario sulla percezione del maltrattamento (Caravita, Miragoli, 2004) presenta, invece, alcune situazioni, che possono attuarsi nel contesto scolastico e che sono psicologicamente maltrattanti, rilevando quanto un insegnante le percepisce come tali. I risultati così raccolti attraverso questa indagine hanno evidenziato come i docenti con uno stile educativo di tipo democratico sono più sensibili alla percezione del maltrattamento psicologico all’interno della classe, a differenza degli insegnanti caratterizzati da uno stile educativo autoritario.
Per concludere…
Nell’età evolutiva la scuola costituisce un fondamentale contesto di crescita per il bambino e tra le sue finalità primarie, accanto all’istruire, vi è principalmente l’educare e il favorire il processo armonico di sviluppo dell’allievo come persona. A tal fine, appare opportuno che i docenti sappiano osservare e ascoltare ciò che il bambino comunica, trovando momenti di dialogo con gli allievi, in quanto occasioni importanti in cui entrare in stretto contatto con ogni alunno, e modulando sempre il proprio intervento educativo sul rispetto dell’altro. In questa prospettiva, è importante che il docente rifletta sulle proprie modalità educative e interattive adottate in classe, considerando che uno stile educativo aperto e flessibile, oltre a creare un clima di classe positivo, si associa a una maggiore sensibilità nei confronti del disagio degli alunni. In questo modo è possibile evitare anche la messa in atto di interazioni con gli allievi potenzialmente disfunzionali per la loro crescita e l’apprendimento. Una simile riflessione sul proprio stile educativo richiede certamente all’insegnante di mettersi continuamente in gioco e di ridiscutere di volta in volta le proprie modalità relazionali, che ha strutturato nel corso della propria professione. È una scelta coraggiosa e faticosa, che tuttavia consente al docente di diventare realmente un adulto significativo nel percorso di crescita cognitiva, affettiva e sociale del bambino.
Coautrici
Dott.ssa Fabiana Mirabelli, dott.ssa Sarah Miragoli.
La dott.ssa Simona Caravita e la dott.ssa Sarah Miragoli afferiscono al Centro di Ricerca delle Tecnologie dell'Istruzione - Università Cattolica del Sacro Cuore.
Riferimenti Bibliografici Lewin, Lippit, White (1939). “Patterns of aggressive behaviour in esperimentally created "social climates"”. Journal of Social Psychology, 10, 271-299. Caravita, Miragoli (2004). “La percezione del maltrattamento psicologico da parte degli insegnanti: uno strumento”. Materiale interno non pubblicato. Giorgetti, Iafrate, Cerioli, Antonietti (1995). “Rappresentazioni e comportamenti degli insegnanti come dimensioni dello stile educativo”. Orientamenti Pedagogici, n. 2, marzo-aprile, 245-260. Marinucci (1994). “L’abuso psicologico”. In F. Montecchi Gli abusi all’infanzia. Dalla ricerca all’intervento clinico, Angeli, Milano.
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