di Alessandra La Marca
30 Maggio 2005
Il 2005 è stato proclamato “Anno europeo della cittadinanza attraverso l’Istruzione”. Il Consiglio d’Europa si è posto tre obiettivi da raggiungere nei prossimi mesi:
- aumentare la consapevolezza che l’educazione può contribuire allo sviluppo di una cittadinanza democratica; - rafforzare la capacità degli Stati membri di fare dell’educazione alla cittadinanza democratica una priorità dei programmi educativi; - fornire gli strumenti concreti per favorire questi risultati.
Costruire, in definitiva, un'Europa che rispetti la libertà e l'identità di ciascuno dei popoli che la compongono: solo l'unione dei popoli, infatti, può garantire all'Europa la sovranità sul suo destino e il suo prestigio nel mondo.
In linea con il Consiglio d’Europa, l’Associazione Pedagogica Italiana (As.Pe.I) ha organizzato un convegno nazionale sul tema: “L’educazione alla convivenza civile in Europa: il ruolo della scuola e dell’università”. Al convegno, che si è svolto presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Lecce nei giorni 8 e 9 aprile 2005, hanno partecipato diverse e autorevoli voci del mondo culturale italiano. Sono intervenuti, tra gli altri, Giuseppe Zanniello, Presidente Nazionale dell’Aspei, Sira Serenella Macchietti e Sergio Angori dell’Università di Siena, Luciano Corradini dell’Università di Roma III, Concetta Sirna dell’Università di Messina, Alessandra La Marca e Giombattista Amenta dell’Università di Palermo. Dall’Università di Bari: Giovanni Massaro, Cosimo Laneve, Vittoriano Caporale, Riccardo Pagano, Daniele Giancane, Angela Danisi; dall’Università di Lecce: Nicola Paparella, Marco Piccino, Marcello Tempesta, Angela Perucca, Luigino Binanti; dall’Università di Foggia: Franca Pinto Minerva.
I relatori hanno focalizzato l’attenzione sul ruolo sempre più importante che la scuola e l’università rivestono come organi comunicatori nella nuova frontiera dell’informazione e hanno discusso sull’effettiva possibilità di raggiungere, in un futuro neanche troppo lontano, quella pace sociale tra cittadini che hanno identità culturali e religiose a volte profondamente diverse.
Il convegno è stato l’occasione per rispondere ai tanti interrogativi che oggi, nell’era della globalizzazione, si pongono come prioritari. In particolare si è cercato di capire come riuscire a concretizzare quella convivenza così urgente non solo tra gli "abitanti storici" del vecchio continente, sempre più uniti da una serie di accordi politici ed economici, ma anche e soprattutto tra questi e quanti, provenienti dall’Europa dell’Est o da altri continenti, si sono stabilmente insediati nell’Europa Occidentale. A tal proposito Luigi Binanti, Presidente della Sezione Salentina dell’As.Pe.I., ha ricordato i primi episodi di “razzismo rovesciato” registratisi in Francia nelle scorse settimane, sottolineando che se non si interviene subito, con idonei interventi volti ad educare tutti alla convivenza civile, si assisterà a gravi e sempre più frequenti fenomeni di disintegrazione sociale, se non di vera e propria guerriglia urbana.
Come ha sottolineato Sergio Angori, l’esigenza di promuovere l’educazione all’Europa costituisce un nodo cruciale nella strategia di costruzione del futuro del nostro continente e per questo motivo è necessario riflettere sui processi educativi indispensabili per costruire una diffusa "cittadinanza europea" e analizzare criticamente le politiche e gli interventi concreti che l’Unione Europea sta adottando per promuovere tra i cittadini il sentimento dell'"appartenenza" a una entità sovranazionale che, in nome delle comuni “radici”, vuole costruire un progetto condiviso per affrontare le sfide del nostro tempo.
Durante il convegno si è ricordato che l'Europa non è un continente nettamente afferrabile in termini geografici, ma è invece un concetto culturale e storico. Questo risulta in modo assai evidente se tentiamo di risalire alle sue origini. L'Europa, come insieme di popoli consapevoli di appartenere ad una medesima entità avente culture analoghe o complementari, esiste da secoli ma senza regole o istituzioni comuni.
Si assiste a un pluralismo indifferente che comporta l’impossibilità di un autentico dialogo perché chi è indifferente alla verità e chi non ha una propria identità non dialoga in modo autentico. Dialogo e reciproco rispetto sono le modalità dell’incontro. Ma ancor prima è necessaria la preparazione della persona all’incontro, portandola alla consapevolezza della propria identità culturale, personale e religiosa. E' quindi necessario un rafforzamento dell'identità, accompagnato dalla passione per la verità. Per edificare su solide basi la nuova Europa occorre far leva sui valori autentici, che hanno il loro fondamento nella legge morale universale, inscritta nel cuore di ogni uomo. Un'Europa che confondesse il valore della tolleranza e del rispetto universale con l'indifferentismo etico e lo scetticismo sui valori irrinunciabili, vedrebbe prima o poi riapparire sotto nuove forme gli spettri più oscuri della sua storia.
E’ stato più volte ricordato che viviamo in una situazione di grande trasformazione. Denatalità e immigrazione hanno mutato profondamente anche la composizione etnica dell'Europa. Nell’Europa unita che si va costruendo, dove le tradizioni culturali delle singole nazioni sono destinate a confrontarsi, integrarsi e fecondarsi reciprocamente, è ancora più urgente una scuola aperta all’universalità e fondata su un progetto educativo che evidenzi le radici comuni della civiltà europea. Si profila pertanto un compito educativo di valore epocale: contribuire a formare personalità che da un approfondimento consapevole del proprio ethos sappiano prendere le mosse per quell’incontro dialogico con l’alterità che l’autentico umanesimo interculturale richiede come ipotesi di risposta alle difficili sfide poste da un futuro nel quale gli uomini, i popoli, le culture si incontreranno sempre di più. Per questo motivo è stata sottolineata l’esigenza che l’università e la scuola promuovano i valori dell’educazione integrale, della libertà e del dialogo, valori fondamentali per lo sviluppo di una coscienza europea.
Vari autori hanno sottolineato che il problema dell’educazione all’Europa è avvertito in modo diverso dal bambino, dal giovane, dall’adulto, dall’anziano (e si chiedono interventi diversificati) perché l’Europa non venga percepita solo come una realtà geografica senza più confini. Tutti, specialmente i genitori, devono sentirsi coinvolti nella realizzazione di questo progetto educativo. L’attenzione alla dimensione europea risulta, in effetti, particolarmente urgente anche riguardo alla famiglia. I genitori sono portatori della sensibilità e delle aspettative presenti nella società: essi sono per il giovane un ponte naturale tra la scuola e la società.
Giuseppe Zanniello, facendo riferimento al cambiamento presente nelle Indicazioni per i Piani di Studio Personalizzati nella scuola primaria e nella scuola secondaria di primo grado, ha sottolineato che l’educazione alla convivenza civile non è una particolare disciplina ma le attraversa tutte e a queste si riconduce. L’educazione alla convivenza civile si presenta nei documenti ministeriali come sintesi delle “educazioni” alla cittadinanza, alla salute, ambientale, stradale, alimentare e all’affettività.
Le discipline a scuola devono essere apprese e insegnate in un contesto che valorizzi, attraverso una azione educativa ispirata al valore della libertà, le dimensioni etiche della conoscenza e, quindi, anche quelle della solidarietà, della cooperazione, della cittadinanza attiva.
In una prospettiva di personalizzazione educativa - è stato ribadito nelle conclusioni - l'insegnante dovrebbe dedicare particolare attenzione al modo in cui l'alunno in classe si relaziona con gli altri e al suo modo di lavorare in gruppo. Nella misura in cui ogni alunno va scoprendo la gioia di instaurare dei rapporti di amicizia con i suoi compagni sarà poi, nel momento della partecipazione alla vita civile, meno esposto al rischio dell'individualismo concorrenziale.
Affinché a scuola gli alunni possano imparare ad instaurare delle relazioni amicali, dovranno costituirsi come un gruppo che abbia almeno in parte le caratteristiche di un gruppo amicale: comunità di ideali etici in un clima di reciproco affetto e comprensione. L'educazione alla cittadinanza a scuola deve essere fondata su di una comunicazione autenticamente umana ed è indispensabile aiutare ogni alunno a comprendere che l'altro è una persona che ha diritto di essere compresa nei suoi modi di essere e di vedere, una persona che ha bisogno di essere accettata e valorizzata per quello che essa è. La comunicazione in umanità denota in primo luogo un modo di "essere - con l’altro" la cui struttura fondamentale è costituita dall’affermazione dell’altro come persona.
Siccome l’educazione è il processo che conduce l’uomo ad essere più uomo, deve far maturare in lui l’amore alla verità (dimensione intellettuale), l’amore al bene e alla giustizia (dimensione morale), l’amore all’esistere e al vivere insieme (dimensione esistenziale e sociale). Sono elementi che percorrono tutte le espressioni del lungo pontificato di Giovanni Paolo II, ampiamente ricordato a Lecce nel giorno delle sue esequie. Il dono che Giovanni Paolo II ha lasciato è la sua testimonianza di grande educatore, la sua passione per arricchire l’uomo, nella sua integrità, di veri valori. Si auspica che l'Europa riacquisti nuovamente la parte migliore della sua eredità culturale, rendendo così un servizio all'intera umanità.
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