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LINGUAGGI DELLA COMUNICAZIONE

Francesc Pedró: per capire quel che sta accadendo

Una parola sui sistemi d'apprendimento

di Francesco Vettori
18 Aprile 2006

Francesc Pedró è attualmente senior analyst presso il Centre for Educational Research and Innovation della Organisation for Economic Co-operation and Development (OECD).

Lo spazio e il tempo dell’apprendimento stanno cambiando, ma stanno cambiando anche l’insegnare e gli insegnanti? E quali nuove pratiche contribuiscono a trasformare la didattica?

Penso che i più concordino sul fatto che la maggioranza degli insegnanti faccia quel che può per migliorare le proprie pratiche di insegnamento, pur entro i limiti del ragionevole. Il fatto è che le autentiche innovazioni nell’insegnamento o gli autentici insegnanti che innovano arrivano a malapena a rappresentare il 10% della forza di insegnamento in tutto il mondo.
E la ragione non è imputabile alla complessità delle tecnologie ma per un verso alla mancanza di un sistema di incentivi a favore degli insegnanti che promuovono innovazione e miglioramenti e per l’altro alla mancanza di modelli di insegnamento più flessibili. Venendo a mancare questi incentivi e guida, perché dovrebbero investire tempo e sforzi maggiori di quanto non sembri loro ragionevole?


Oggi a scuola si fa molta più attenzione agli strumenti tecnologici con Internet e il computer in primo piano, eppure il comando più usato per il computer rimane “copia e incolla”: come spiegare questo divario?

Dal mio punto di vista è una questione di impegno e preparazione. “Copia e incolla” è il modo più facile per produrre un pezzo di qualcosa. Ma nessuno può sostenere che così facendo si scopra o costruisca conoscenza - è semplicemente un modo di avere meccanicamente a che fare con l’informazione, e non sostanzialmente. Hai ottemperato un compito/uno scritto, ma in realtà non capisci che cosa vi hai messo tu - e quindi non impari nulla. Se questo fosse il solo modo per interagire con il computer e internet, dovremmo lasciarli perdere a meno di non puntare ad avere cittadini passivi. Dunque, il computer e internet dovrebbero stare in classe non solo al fine di usarli a compier compiti, ma anche perché questa è la sola maniera grazie alla quale gli alunni possono imparare come usarli efficacemente e sapientemente - purché ci sia un insegnante che li accompagna in questo processo. Non sono soltanto strumenti, come carta e penna. Piuttosto essi sono dei dispositivi che mediano l’informazione e soltanto un loro uso appropriato riesce a trasformare questa informazione in conoscenza.


Pensando alla “compressione del tempo e dello spazio”, per cui sembra non esserci abbastanza tempo e spazio per nulla, che cosa crede che gli studenti abbiano perso e guadagnato rispetto a qualche decennio fa, con così tante occasioni di comunicazione?

Ci sono chiare prove che mostrano che le due maggiori perdite sono il gioco naturale, che interagisce con oggetti reali e altri bambini, e la comunicazione faccia a faccia - invece che via tastiera e schermo. Riguardo a ciò, è spesso citato che la gente trova più facile comunicare per email o sms che di persona, poiché non c’è bisogno di mostrar stessi come realmente si è. Ma penso anche che di queste perdite la responsabilità non sia degli alunni ma nostra.
Per altro verso, gli alunni hanno molto guadagnato in termini di rottura delle barriere di spazio e tempo. Possono comunicare con altri giovani di tutto il mondo, tanto da cominciare a sentirsi veri cittadini del mondo che conoscono culture, problemi e speranze di altri posti. Hanno guadagnato un mondo sulla punta delle loro dita. E noi dovremmo aiutarli a far di questo il miglior uso, a partecipare attivamente alla creazione della società della conoscenza e prevenirli dal diventare masse digitali invece di attori reali.




Di seguito la versione originale in inglese:

Space and time of learning are changing, but are teaching and teachers changing and what new practices are contributing in transforming learning?

I think that most people would agree that the majority of teachers do their best to improve their own teaching practices, but within the limits of what seems to be reasonable. The fact is that true innovations in teaching or true teacher innovators barely account for 10% of all the teaching force all over the world. And the reason is not related to the complexity of technologies, but to the lack of an incentive system for teachers fostering innovation and improvement on the one hand and to the lack of new and more flexible teaching models on the other. Lacking such incentives and directions, why should they invest more time and effort than what they think to be reasonable?


Today, within the school much more attention than in the past is paid to technological devices, with Internet and the Computer in foreground, still, the most employed command for the computer remains “copy and paste”: how to explain this gap?

In my view, it is a matter of effort and training. Copy and paste is the easiest way to produce a piece of something. But in doing this, no one can claim to discover or to construct knowledge –it is simply a way to deal mechanically with information, and not substantially. You get the paper/assignment done, but actually you don’t understand what is in it for you –so, you don’t learn at all. If this was the only way to interact with computers and the internet, we should get rid of them unless we were aiming to have passive citizens. Therefore, computers and the internet should be in the classroom not only to be used to complete assignments, but also because it is the only way by which pupils can learn how to use them effectively and wisely –provided that there is a teacher accompaying them in this process. They are not merely tools, as paper and pencil are. Rather they are devices that mediate information and only an appropriate use can transform this information into knowledge.


Thinking at the “ time-space compression”, for which it seems too that there is not enough time and space for anything, what do you believe students have lost and gained in comparisons to some decades ago, surrounded by so many opportunities for communication?

There seems to be enough evidence showing that the two main loses are natural playing, interacting with real objects and other children, and communicating face-to-face –instead of via keyboards and screens. In this respect, it is often quoted that people find easier to communicate via e-mail or sms than in person, because they do not need to show themselves as they really are. But I think also that these losses are not the pupils’ responsibilities, but our own. On the other hand, pupils have also gained a lot in terms of breaking the barriers of space and time. They can communicate with other children all over the world, so they begin to feel like real citizens of the world who are acquainted with other places cultures, issues and hopes. They have gained a world at their fingertips. And we should be helping them to make the best use of this, to actively participate in the creation of a knowledge society and preventing them from becoming only digital audiences instead of real actors.

 


 
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