di Gianluca Torrini e Rudi Bartolini
22 Giugno 2006
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La scuola è più di un medium, è un re-medium. Ha infatti costantemente rivisto e riscritto tutti i testi che ha incontrato, dandocene spesso una versione assai lontana da quella originale. Emblematico è l’esempio dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni: nei testi scolastici non vi è traccia del rapporto fra parola scritta ed immagini, né tantomeno della ‘struttura a dispense’, che l’autore aveva pensato e precisamente sceneggiato. Lo stesso meccanismo remediante si è ripetuto con altri tipi di testo, come audiovisivi, cd-rom e ipertesti. La scuola ha cioè sempre ignorato, se non addirittura cercato di neutralizzare, la dimensione mediale e sociale dei testi per affermare la propria centralità.
Tuttavia viviamo un tempo in cui i media sono sempre più pervasivi e ‘personali’, assistiamo così alla diffusione di fenomeni comunicazionali e comunicativi spesso assai eterogenei, ma d’importanza fondamentale per un processo di socializzazione innovativo.
L’atteggiamento “onnivoro” che la scuola ha avuto fino ad oggi appare così fortemente decontestualizzato, pericolosamente chiuso allo scenario comunicativo che si sta aprendo. Come osserva Luca Toschi (http://www.csl.unifi.it/it/node/121), nella presentazione del Convegno, ormai è assodato che la formazione ai media, i ragazzi, se la stanno facendo al di fuori della scuola, da soli, fra sé o con tutor poco istituzionali; formazione questa che troppo spesso porta all’acquisizione di abilità puramente meccaniche, lasciando il soggetto passivo, in quanto non messo in condizione d’acquisire competenze comunicative.
Si sta cioè creando una pericolosa distanza fra il mondo della formazione e le pratiche sociali legate all’utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione: quello che viene chiamato ‘digital disconnect’.
La scuola si trova davanti ad una sfida: continuare in questo atteggiamento ferocemente “onnivoro” o ripensare profondamente se stessa in rapporto alla realtà comunicativa che i nuovi media stanno concorrendo a creare. Riflessione quest’ultima che avvierà inevitabilmente un processo di “remediazione” della scuola stessa, a partire dal ripensare lo spazio e il tempo futuri dell’apprendimento.
Questo lo spirito del Convegno Internazionale promosso da Indire, che riunisce studiosi di statura internazionale, si pone quindi come momento per approfondire il dibattito su come la scuola possa cogliere le opportunità innovative dei nuovi media e ripensare la propria cultura della comunicazione, la propria ‘identità comunicativa’ e la propria organizzazione: non basta infatti mostrare interesse verso i media digitali, occorre aprirsi ad un modello educativo radicalmente nuovo.
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