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Viva la creatività, purché non conti

L'istituzione scuola dice: è più importante il libro e l'interrogazione piuttosto che essere critici, autonomi e creativi. Ma la scuola "vera" no

di Patrizia Lotti
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Abstract di "Viva la creatività, purché non conti", pubblicato in Valore Scuola.

Qual è il ruolo della scuola nella costruzione di una cultura di pace? La pace non è una materia ma la scuola ha sempre fatto esperienze di studio, a partire dalla guerra in Vietnam fino alla guerra in Iraq del 2003.

Nonostante ciò alcuni ex alunni sono finiti a sostenere e a favorire la guerra, o non hanno fatto niente per impedirla. La scuola del passato ha quindi fallito nel formare i sostenitori di pace? E per il futuro? Quale garanzia abbiamo che coloro che oggi imparano a scuola a schierarsi contro la guerra per la pace in Iraq, non diventino dei sostenitori della guerra? La scuola deve limitarsi solo alla trasmissione del patrimonio culturale, o deve anche occuparsi di insegnare valori come pace, solidarietà e democrazia?

L’apprendimento scolastico è sempre stato concepito come adeguamento passivo al modello dato: libro di testo o parole del professore. Eppure nella nostra scuola si parla di creatività, di ricerche in molte tematiche come la circolazione stradale, il riciclaggio dei rifiuti…ma sempre in modo separato dal curricolo ufficiale.

Insomma, la scuola manda questo messaggio: è più importante essere "ripetitivi" piuttosto che critici, autonomi e creativi. Ma la scuola "vera", nella sua autenticità, non può essere fatta solo di lezioni, interrogazioni e scrutini: deve insegnare l’importanza della solidarietà e dello stare insieme per la pace, deve insegnare ad aiutare i compagni in difficoltà e a sviluppare il senso critico in un’ottica di sensibilizzazione alla convivenza democratica.

Alberto Alberti, "Viva la creatività, purché non conti", in Valore scuola, anno XXVI, n. 10, 2003,  pp. 53-55.

Abstract a cura di Valeria Biggi, progetto RIVI - Indire.

 
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