di Catia Cantini
15 Ottobre 2006
Sono disponibili, sia in formato cartaceo (sui numeri 5-6/2005 degli "Annali dell'Istruzione") sia in versione telematica (sul portale EdA), i risultati del censimento condotto dallìIstituto Indire su incarico del Ministero: essi offrono un quadro statistico dell’offerta formativa per adulti erogata sul territorio nazionale nell'a.s. 2003/04 dal mondo della scuola: centri territoriali permanenti, scuole serali e scuole carcerarie. Abbiamo intervistato una delle maggiori esperte del settore, la dottoressa Maria Rosaria Papa Merito, per un commento sui dati emersi che ne colga il significato in una prospettiva storica (definendo con questo termine un periodo lungo circa cinque anni).
Il primo monitoraggio nazionale dell’EdA fu condotto dal Ministero della Pubblica Istruzione sull’anno scolastico 1998/99, in seguito all’istituzione dei Centri Territoriali Permanenti sancita dall’OM 455/97. Da allora, l’offerta formativa erogata dal mondo della scuola è stata regolarmente censita e con l’uscita dei risultati di monitoraggio relativi all’anno scolastico 2003/04 si chiude per la statistica il cerchio di un intero lustro. In base ai dati emersi, qual è stato il trend dell’educazione degli adulti in questo lasso di tempo?
I dati dei vari monitoraggi e le informazioni presenti nel sistema informativo del ministero segnalano, innanzitutto, una continua crescita dei corsi finalizzati all’acquisizione di un diploma o di una qualifica professionale, in linea con le indicazioni europee e gli obiettivi di Lisbona relativi al potenziamento delle competenze di base e all’innalzamento dei livelli di istruzione della popolazione adulta. Come viene evidenziato nella premessa all’ultimo monitoraggio pubblicato sul sito dell’Indire e negli Annali della Pubblica Istruzione, questo trend positivo trova conferma in recenti documenti europei che attestano l’aumento nel nostro Paese dei giovani adulti in possesso di un titolo di studio di livello secondario. Infatti nel 2004 si è passati da una percentuale pari al 69,9% al 72,9%, un risultato senza dubbio positivo ma comunque ancora lontano dall’obiettivo di Lisbona per il 2010: l'85%. Altro dato positivo riportato dai documenti europei è la percentuale di adulti in formazione, cresciuta, sempre nel 2004, dal 4,7% al 6,8%. A questa performance ha ovviamente contribuito anche il sistema dell’istruzione, specialmente attraverso la partecipazione degli adulti alle attività di formazione organizzate dai centri territoriali permanenti. I centri territoriali permanenti sono passati da 375 dell’anno 1998/99 a 540 del 2003/04. Le attività hanno avuto nel tempo una crescita esponenziale fino ad attestarsi intorno ai 20.000 corsi. Gli iscritti, partiti da circa 150.000, sono ormai intorno alle 400.000 unità che, aggiunte agli iscritti nei corsi serali, portano a più di 468.000 l’utenza EdA. Il trend sui tipi di corsi attivati segnala una continua maggior presenza dei corsi brevi e modulari per l’alfabetizzazione funzionale (in particolare Informatica e Lingua straniera) e un incremento notevole dei corsi per l’integrazione linguistica e sociale degli stranieri.
Quali sono i punti di forza ed i punti di debolezza del sistema rilevabili dai risultati dell’ultimo monitoraggio?
Il monitoraggio ha confermato la presenza dell’istruzione degli adulti in tutto il territorio nazionale, con una notevole articolazione di sedi di servizio: sedi principali e sedi collegate (scolastiche e non), che raggiungono complessivamente più di 2.400 punti di erogazione del servizio, ai quali si aggiungono le sedi carcerarie. I centri territoriali permanenti e le scuole che organizzano corsi serali spesso si raccordano tra loro e con gli altri soggetti del territorio con la conseguenza, abbastanza ovvia, di un aumento delle possibili scelte da parte degli utenti e dei servizi offerti, che consente di meglio personalizzare il percorso di ciascuno. L’alta presenza di stranieri nei corsi testimonia l’impegno delle istituzioni scolastiche per l’accoglienza e l’inclusione degli immigrati nella società. Sono circa 120.000, pari a poco più di un quarto dell’utenza complessiva. Le attività svolte nelle scuole carcerarie danno prova dell’attenzione rivolta a coloro che si trovano in particolare difficoltà e possono ridisegnare, anche attraverso l’istruzione, un proprio progetto di vita. Altrettanto significativa è l’attenzione alle fasce deboli della popolazione, in particolare non occupati o in cerca di prima occupazione (pari a circa il 47%); rilevante è altresì il dato relativo alla presenza femminile, superiore al 56%. Questi, per sommi capi, i principali aspetti positivi che si traducono in punti di forza del sistema: partecipazione alla diffusione della società della conoscenza anche attraverso l’inclusione sociale ed il sostegno ai più deboli; collaborazione e integrazione nell’ottica di uno sviluppo organico dell’apprendimento permanente. Invece i maggiori punti di criticità sono rappresentati da una certa difficoltà ad intercettare l’utenza debole, considerato che spesso i corsi dei centri territoriali permanenti sono frequentati da persone già in possesso di un titolo di studio superiore, e dalla “dispersione” durante la frequenza dei corsi, che si deduce indirettamente dagli esiti delle attività formative. Forse occorrerebbe potenziare l’orientamento, l’accoglienza, il sostegno in itinere, introdurre modifiche ai percorsi e nuove strategie di apprendimento, e sviluppare il sistema di certificazione delle competenze acquisite e dei riconoscimenti dei crediti.
Tra gli aspetti di maggiore interesse del presente censimento figura l’indagine sull’esito dei corsi, da cui apprendiamo quanti diplomi sono stati rilasciati, quante certificazioni, la tipologia dei titoli di studio più diffusi e molte altre informazioni. Rispetto a questo punto, come valuta i risultati ottenuti per il 2003/04 in vista degli obiettivi posti a Lisbona?
Prima di soffermarmi sugli esiti dei corsi, vorrei sottolineare che per la prima volta nel corso dell’ultimo monitoraggio è stato censito un altro dato molto importante: quanti e quali rapporti territoriali di rete sono stati attivati dai centri territoriali permanenti e dagli istituti di scuola secondaria superiore, sedi di corsi serali. Si tratta, infatti, di uno di quei fenomeni che, oltre a segnalare la capacità di iniziativa e di lavorare insieme delle istituzioni scolastiche, indica anche se ci si è mossi o meno nella direzione dell’integrazione fortemente richiamata dall’Accordo del 2 marzo 2000 e ripresa nei piani annuali del ministero per il potenziamento e miglioramento dell’offerta formativa dell’istruzione per gli adulti. Dall’analisi dei dati raccolti è emerso che molti centri territoriali (circa il 64%) lavorano in rete e che cooperano sia con altre scuole sia con altre strutture impegnate nell’educazione per adulti. Una particolare rilevanza assume la collaborazione con i centri di formazione professionale, un dato che testimonia l’impegno ad arricchire i percorsi fornendo anche opportunità professionalizzanti. Più circoscritto si è presentato il fenomeno nelle scuole serali (solo il 28% circa lavora in rete), ma diversi sono i soggetti con cui sono stati instaurati rapporti di collaborazione: centri territoriali, altre scuole serali, centri di formazione professionale, etc.
Venendo più propriamente alla domanda, vorrei dire che anche il monitoraggio degli esiti dei corsi rappresenta una novità, introdotta con l’intento di incrementare il valore dell’attività di monitoraggio e di quantificare l’innalzamento delle competenze e dei livelli di istruzione. I dati segnalano una realtà in cui, nonostante l’alto numero di corsi per l’apprendimento dell’informatica e di una lingua straniera, per l’integrazione linguistica e sociale e per il conseguimento di un diploma o di una qualifica, ridotto è ancora il numero dei titoli e delle certificazioni rilasciati. Occorrerà senz’altro migliorare questo rapporto, anche attraverso una più intensa integrazione delle opportunità e delle risorse, e agire più efficacemente sul rientro in formazione dell’utenza “resistente”, ossia di coloro che sono rimasti fuori dal circuito formativo e che difficilmente vi fanno rientro. Resta il fatto, comunque, che nell’anno 2003/04 sono stati rilasciati più di 226.000 titoli di studio e certificazioni, di cui una buona percentuale relativa alla scuola secondaria (di primo e secondo grado) e ai corsi di qualifica professionale. Il fenomeno si pone in coerenza con gli obiettivi di Lisbona: diplomare la maggior parte dei giovani adulti e raddoppiare la percentuale degli adulti inseriti nei percorsi di istruzione e formazione. Inoltre, l’Europa ci impegna a ridurre fortemente la percentuale dei giovani adulti “dispersi” (giovani tra i 18 e i 24 anni, al massimo con un grado di istruzione secondaria inferiore e non inseriti in un ciclo di istruzione e formazione). Un ruolo fondamentale nella lotta contro tale forma di dispersione scolastica può essere svolto dai centri territoriali permanenti e dalle scuole serali.
A che cosa serve il monitoraggio dell’Educazione degli Adulti ed in che modo tale strumento può contribuire allo sviluppo del sistema e favorire l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita?
Il monitoraggio dell’educazione degli adulti non solo è un’operazione “dovuta”, perché le disposizioni normative impegnano l’amministrazione a verificare l’utilizzo delle risorse e i risultati raggiunti, ma costituisce uno strumento per segnalare i punti di forza su cui far leva per migliorare gli interventi ed i punti di debolezza da superare o quantomeno da contenere. L’attività di monitoraggio, inoltre, offre una rappresentazione delle diverse realtà territoriali e fornisce agli operatori le informazioni necessarie per intervenire a livello locale, indicando le iniziative da incoraggiare e quelle da modificare, dove incrementare e dove diminuire l’offerta formativa per una migliore distribuzione territoriale del servizio. In tal senso, il monitoraggio rappresenta una “misura di sistema” strategica per sviluppare l’educazione degli adulti anche in termini di ricerca e innovazione. Certamente, poiché l’educazione degli adulti è un sistema complesso alla cui realizzazione contribuiscono vari attori con proprie offerte formative di diverso livello e valenza, soltanto una migliore integrazione delle attività e delle risorse potrà consentire un adeguato e reale sviluppo dell’apprendimento permanente. Di conseguenza, anche una costante e correlata informazione sulla domanda e l’offerta formativa, sui servizi di orientamento e di sostegno dell’utenza “debole” e sugli esiti dei percorsi, ha il suo peso per una più efficace programmazione degli interventi e un accesso più facile alla formazione. Altrettanto importante, sebbene di non facile attuazione, è potenziare gli aspetti qualitativi dei monitoraggi, ossia realizzare quelle indagini che consentono di andare più in profondità nella conoscenza dei fenomeni che possono contribuire maggiormente al successo del sistema EdA.
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