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EDUCAZIONE ALIMENTARE

Stile alimentare stile di vita

I rapporti fra cibo, affetti e ambiente e il ruolo civile della scuola

di Francesco Vettori
06 Novembre 2006

Prendendo spunto dal progetto “Missione Salute nella Valle del Lauro”, che ha coinvolto alcune Scuole del territorio irpino, intervistiamo Gianvincenzo Barba, ricercatore dell’Isa, la D.ssa Rosalia Veno dell' USP di Avellino, la D.ssa Carmela Casullo della ASL AV2 e il Prof. Bruno Donnarumma, Dirigente Scolastico IC Lauro e Quindici, che a vario titolo hanno hanno partecipato alla sua ideazione e realizzazione. I risultati del progetto sono consultabili e disponibili online.

Che cosa si intende per educazione alimentare e perché la formazione culturale è tra i primi obiettivi del progetto “Missione Salute”? 

(D.ssa Casullo): L’educazione alimentare si pone l’obiettivo di trasferire elementi e conoscenze sui principi alimentari in modo semplice ma coerente con criteri scientifici aggiornati.Dia Indire
Non esaurisce il suo compito solo in questo ambito, in quanto, se da una parte la sana alimentazione è la garanzia di una crescita equilibrata, dall’altra una serie di meccanismi strettamente correlati all’alimentazione contribuiscono al mantenimento di questo equilibrio.
In questa prospettiva, l’educazione alimentare è chiamata a tirarsi parzialmente fuori dal tradizionale approccio didattico (nozioni su nutrienti e principi alimentari, calcolo dell’apporto  energetico suddiviso per carboidrati, proteine, grassi, ecc.) per puntare anche su altri obiettivi strategici che convergano sul ruolo dei sistemi correlati all’alimentazione. In altre parole, l’educazione alimentare non può prescindere dall’ambiente in cui il soggetto è inserito e ad esso deve essere commisurata: il bambino o l’adolescente fanno parte di un sistema-famiglia, di un sistema-scuola, di un sistema sociale in senso lato (mass-media e pubblicità, consuetudini culturali) che influenza fortemente le scelte e le abitudini di quel soggetto anche in campo alimentare.

(D.ssa Veno): I riferimenti normativi contenuti nel decreto legislativo n° 59/04 concernente la “definizione delle norme generali relative alla scuola dell’infanzia ed al primo ciclo dell’istruzione” (di cui alla legge di delega n° 53/03, che definisce i livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione) sono largamente compatibili con questo tipo di proposizione didattica.
Il decreto citato e i suoi allegati indicano, infatti, gli assetti pedagogici, didattici ed organizzativi, gli Obiettivi Generali del Processo Formativo - OGPF - e  gli Obiettivi Specifici di Apprendimento - OSA – dai cui ambiti le singole istituzioni scolastiche possono identificare gli Obiettivi Formativi (le competenze individuali: il sapere, il saper essere, il saper fare) per ciascun allievo: le attività educative, predisposte dal team docente, sono articolate in Unità di Apprendimento e confluiscono nei Piani di Studio Personalizzati, finalizzati nel caso specifico allo studio multidisciplinare delle scienze dell’alimentazione.

(Dr. Barba): Il Progetto “Missione Salute nel Vallo di Lauro” ha fatto propri questa progettualità e gli ambiti normativi in cui operare e mira a valorizzare la formazione culturale, formazione ‘attiva’, come strumento didattico strategico in questo settore di grande attualità. L’obiettivo è quello che dalla scuola, in definitiva,  non nasca un’offerta di contenuti in senso stretto quanto, piuttosto, una richiesta di contenuti sulla base dell’acquisizione di conoscenza consapevole che abbiamo inteso promuovere.

Vorremmo ci presentasse il progetto e il modello didattico che  propone.

(Dr Barba): Il progetto ‘Missione Salute nel Vallo di Lauro’ è stato rivolto alla comunità scolastica del Vallo Lauro, costituita da circa 600 bambini di età compresa tra i 6 e i 13 anni. Promosso dalla Fondazione “ Mario Amelio ONLUS “, il progetto è stato coordinato da una struttura di Rete che comprende il MPI, l’USP, gli Istituti Comprensivi di Lauro e Quindici, le ACLI, le Amministrazioni Locali (Provincia, Comune di Lauro e Comunità Montane Vallo Lauro Baianese) e, per quanto riguarda il coordinamento scientifico, l’Istituto di Scienze dell’Alimentazione del CNR di Avellino e l’ASL AV2.
Il motivo del coordinamento scientifico per un’iniziativa con finalità didattiche è giustificato dal fatto che ‘Missione Salute nel Vallo di Lauro’ si propone come il primo progetto di educazione alimentare ‘su misura’: individuare le necessità specifiche del territorio e, su questi dati, pianificare il programma di educazione alimentare. Obiettivo non recondito è quello di ottimizzare le risorse umane ed economiche impiegate nel settore della promozione scolastica dell’educazione alla salute (peraltro inclusa tra le priorità del Piano Sanitario Nazionale per il triennio in corso).
E’ stato quindi realizzato un questionario per i ragazzi ed uno per i genitori che ha analizzato alcuni aspetti critici relativi all’educazione alimentare (portion size, sedentarietà e consumo di fuoripasto), all’atteggiamento nei confronti della dipendenza da sostanze ad azione ‘disinibitoria’ (con particolare riferimento all’alcool) e al grado di accettazione nel contesto sociale e le relative modalità di integrazione in esso. 
Principio unificante per argomenti apparentemente così lontani è che la maturazione di uno spirito critico nei confronti di modelli acquisiti come normali, o perché trasmessi dalla famiglia, o perché diffusi nel gruppo dei pari, è prerequisito essenziale in tutte le condizioni oggetto di studio, che in aggiunta si giovano tutte dell’adozione di corretti stili di vita.
Le indicazioni così raccolte sul territorio, e ad esso specificamente mirate, hanno costituito la base per la realizzazione dell’intervento educazionale realizzato attraverso la costituzione di Unità di Apprendimento nell’ambito delle quali gli insegnanti sono stati formati specificamente sulle tematiche emerse come prioritarie al fine di restituire agli alunni (e alle famiglie in seconda istanza) i contenuti formativi esattamente corrispondenti alle eventuali carenze di conoscenza identificate. Sono stati così delineati i tre livelli di intervento – alunno, scuola, famiglia - necessari per incidere eDia Indire modificare il contesto ambientale in cui sono inseriti.

(D.ssa Casullo): Modificare il contesto ambientale può apparire un’ambizione eccessiva; tuttavia, se questo è l’obiettivo scelto, lo si può perseguire attraverso misure specifiche. La prima è sicuramente quella di studiare le esigenze specifiche del territorio, ciò che il programma di educazione alimentare ‘su misura’ realizzato si è posto come risultato prioritario. In secondo luogo poi, è necessario misurarsi anche con la componente politica che decide dei luoghi e degli spazi, e delle possibilità offerte alla popolazione che gli è affidata. Per questo motivo i risultati del progetto e i lavori svolti dagli studenti con i genitori e i docenti saranno presentati alla popolazione e agli amministratori del territorio, laddove non siano stati già coinvolti nella fase di realizzazione.
Altra prerogativa indispensabile è che i contenuti della formazione siano continui nel tempo e capillari nella diffusione. Difficilmente, infatti, si otterranno risultati evidenti sulle modificazioni di stili di vita e salute se si agisce solo su una piccola parte della popolazione (es. studenti o docenti, senza il contemporaneo coinvolgimento dei genitori) o se questo tipo di informazione venga fornita occasionalmente o come parere degli “esperti”: pur conservando le necessarie caratteristiche di rigore scientifico, l’informazione prodotta dal progetto educativo deve essere semplice e fruibile da parte di ognuno.          Tutto ciò costituisce  una nuova modalità di offerta dell’educazione alimentare: formare i docenti e i genitori attraverso un’informazione scientifica comprensibile e poi con questi formulare la programmazione degli interventi sui bambini. I docenti, in piccoli gruppi, vengono formati su specifici temi inerenti la corretta alimentazione, limitando il riferimento al ‘divieto’ e alla ‘proibizione’ enfatizzando, piuttosto, il ruolo di alimenti ‘protettivi’; i docenti identificano gruppi di studenti che costituiscono le Unità di Apprendimento finalizzate alla realizzazione, nelle singole classi, di elaborati finali diversificati a seconda: a) della classe coinvolta; b) del grado di completamento del programma e soprattutto c) delle proposte dei bambini stessi. Questi ultimi divengono così protagonisti e produttori in proprio del lavoro e saranno in grado di essere educatori, o meglio divulgatori, presso i  compagni attraverso la realizzazione degli elaborati conclusivi sulle tematiche oggetto di studio, in precedenza citati. 
Le azioni e le ricadute di questo modello didattico possono quindi essere riassunte in tre punti fondamentali:

  1. Promuovere la formazione degli studenti attraverso una metodologia didattica sperimentata dai docenti e non mediata “dall’esperto”, che spesso di questa metodologia è completamente privo;
  2. Perseguire la formazione degli adulti quale patrimonio stabile del contesto ambientale, premessa per la futura modificazione dei comportamenti;
  3. Evitare la proposizione didattica ripetitiva nei contenuti e occasionale nella somministrazione,  favorendo la produzione critica e il coinvolgimento degli attori ‘ambientali’ coinvolti nel processo di crescita culturale e sociale del bambino e dell’adolescente.

(Dr Barba): Il Progetto ‘Missione Salute nel Vallo di Lauro’ si pone anche un altro obiettivo, egualmente ambizioso quanto quelli precedentemente riportati: verificare nel tempo se questa impostazione, questo modello didattico, sia in grado di modificare effettivamente stili di vita e comportamenti. A questo scopo, saranno rivalutate a distanza di tempo le eventuali modifiche degli indicatori ambientali di esito analizzati nel campione di popolazione scolastica oggetto di studio.

Nel progetto si dice che  alimentarsi bene aiuta alla realizzazione personale e si  intendono comprendere le dinamiche relazionali, affettive e sociali che l’alimentazione mette in moto.
Cosa emerge dalla Vostra indagine?

(D.ssa Casullo): Nella realizzazione del nostro progetto abbiamo tenuto conto delle diverse componenti indagate e degli indicatori emersi e strettamente correlati ai comportamenti alimentari. L’analisi degli stili di vita, desunti attraverso una sezione specifica del questionario somministrato, ha evidenziato che sia negli adulti che nei bambini l’eccessiva attenzione al cibo è spesso espressione di disagio o inadeguatezza, disagio che è stato poi facile ritrovare in un atteggiamento di chiusura all’ambiente. La riflessione che ne consegue è che l’educazione alimentare è potenzialmente in grado di fornire  al ragazzo uno strumento di difesa contro i conflitti ambientali e di contesto familiare. Il riconoscere la causa del conflitto e combatterlo trovando in sé forza ed autostima sufficienti stabilisce il nesso necessario tra educazione alimentare, affettiva e socio-ambientale.
E’ tuttavia doveroso sottolineare come, nella nostra esperienza, il rapporto di relazione sia stato bidirezionale: arriviamo al contesto socio-ambientale dall’alimentazione ma possiamo effettuare il percorso Dia Indiredidattico/conoscitivo anche in direzione contraria, dall’ambiente al cibo.
Una volta stimato il grado di interrelazione tra cibo-affettività-ambiente è stato, quindi, chiaro in quale misura comportamenti ed abitudini che prescindono dall’alimentazione, relativi alla socializzazione con i compagni e con gli adulti di riferimento, possano influenzare il rapporto del bambino e dell’adolescente con il cibo. L’obiettivo è di fornire alle famiglie un sapere consapevole relativamente all’alimentazione nella sua complessità per favorire la crescita del legame relazionale genitore-bambino, e incidere sul contesto ambientale in cui entrambi sono inseriti. Il coinvolgimento dei docenti come programmatori e gestori dell’intervento nella sua interezza garantisce la stabilità nel tempo dell’intervento e, contestualmente, assicura la partecipazione attiva al programma di tutte le figure di riferimento per il bambino.

E’ illuminante capire come l’educazione alimentare, passando per quella affettiva, porti infine all’educazione ambientale. Può chiarire questi passaggi?

(D.ssa Veno): Il Piano dell’Offerta Formativa della scuola, la cui finalità è la formazione, in senso più ampio, del cittadino, è costituito dalle unità didattiche organizzate sulla base di una radicata ispirazione culturale-pedagogica. La “separazione delle educazioni“ (cittadinanza, salute, ambientale, stradale, alimentare e affettività) è solo apparente e risponde ad una logica di comoda sistematizzazione operativa. Sostanzialmente, però, è proprio la diversità dei contenuti didattici a rappresentare l’unicum della Convivenza Civile, fine ultimo del complesso processo di formazione, veicolato dai saperi disciplinari, strumento del “sapere” personale, della costruzione della cittadinanza, e di una “testa ben fatta”, per citare il pensiero di Morin, che fa da sfondo culturale alle indicazioni ministeriali in tema di educazione ambientale e ne è il punto di riferimento forte.

(Dr Barba): Metodo scientifico ai ricercatori, quindi, e didattica agli insegnanti, nel pieno rispetto di ruoli e competenze sotto il segno dell’integrazione: è questa la ricetta che propone il progetto Missione Salute nel Vallo di Lauro. Ma anche risparmio di tempi ed energie con ottimizzazione dei risultati, una vera e propria ‘educazione su misura’ insomma, che si presta alla modellizzazione e ad una possibile esportazione in contesti diversi da quelli in cui il progetto è stato realizzato.


Per finire, l’opinione della scuola:

(Prof. Donnarumma): Gli Istituti  Comprensivi  “U. Foscolo”  di  Quindici e  “B. Croce” di Lauro, con il protocollo d’intesa firmato all’inizio dell’anno scolastico trascorso con la Fondazione  “Mario Amelio”, hanno dato senso ad un percorso formativo di Educazione alla Salute mirato a costruire negli alunni e, per essi, nelle famiglie una esatta consapevolezza che la corretta alimentazione unita a buone abitudini garantisce un sano sviluppo dei minori e tutela gli adulti.
Il lavoro svolto in equipe con l’ASL 2 di Avellino, con il CNR, con l’USP e l’USR ha permesso di acquisire dal territorio una massa di indicazioni sulle abitudini alimentari delle famiglie residenti in quattro Comuni del Vallo di Lauro che, opportunamente analizzate, rappresentano un punto di partenza certo sul quale costruire interventi in situazione atti a correggere o rinforzare i comportamenti.
Mi piace riportare una nota pubblicata il 31 ottobre 2006 da Italia Oggi che anticipa un progetto del Ministero della Salute e di quello della Pubblica Istruzione per l’inserimento di un’ora settimanale di Educazione alla Salute nei piani di studi delle Scuole dell’obbligo.
Bene! Noi  del Vallo di Lauro, in piccolo, ci  riteniamo dei precursori.

 

 

 

 
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