Indire, sito ufficiale
Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa MIUR
immagine di contorno      Formazione separatore dei progetti      Documentazione separatore barra alta      Didattica separatore barra alta      Comunicazione separatore barra alta Europa
contorno tabella centrale
E-LEARNING

A Day in the Life of...: il laboratorio collaborativo

La didattica del recupero, un possibile sviluppo

di Serena Goracci
09 Novembre 2006

Le professoresse Manuela Gallerani e Paola Nannetti hanno ideato e realizzato, a favore di studenti in difficoltà, alcuni percorsi didattici per l'apprendimento della lingua inglese, che potessero trasformarsi in learning object (LO) sulla piattaforma SOS Studenti di Indire.

Le norme inizialmente date alle docenti erano indirizzate a "contenere" la creatività didattica affinché l’oggetto rispettasse i requisiti del "bravo LO": formato digitale, autoconsistenza, modularità, riusabilità. La proposta delle docenti di un learning object su argomenti relativi al "confronto di culture" è stata accolta con entusiasmo.

L'elaborazione ha evidenziato il limite insito nel concetto di learning object laddove indica il solo contenuto didattico di un argomento e le sue potenzialità quando rappresenta invece un'occasione formativa che apre allo studente un percorso variegato. Il risultato ottenuto, dopo un intenso scambio fra la redazione e le docenti, ha prodotto un oggetto misto, metà learning object classico, finalizzato ad introdurre l'argomento della multiculturalità e a rafforzare alcuni elementi grammaticali, metà percorso di gruppo (collaborativo), in cui il ragazzo è chiamato a cooperare con altri studenti in un lavoro ben strutturato e mediato dall’insegnante-tutor.

Pur rispettando formalmente tutte e quattro le caratteristiche citate sopra, l'attività forza il concetto di autoconsistenza, aprendo il contenuto ad un percorso espandibile e relazionabile con altri contenuti. Al tempo stesso, il class project rompe lo stretto legame fra oggetto digitale e autoapprendimento, cercando di riproporre a livello di e-learning gli assunti e le strategie del cooperative learning.

Abbiamo intervistato la prof.ssa Paola Nannetti:

Come nasce il percorso “A Day in the Life of?”

Ponendo mente alle difficoltà incontrate in questi anni con i miei studenti del biennio di un istituto professionale articolato su vari indirizzi (grafico pubblicitario, economico aziendale…), abbiamo progettato questo learning object allo scopo di consolidare, per il livello di partenza diagnosticato (A1 del Quadro di Riferimento Europeo), le conoscenze e competenze linguistiche previste dal mio piano annuale di lavoro per il primo quadrimestre, e di riconoscere ed estrapolare dai testi proposti le analogie e le differenze tra lo stile di vita occidentale e quello afferente alla cultura “altra”.

La scelta dell’argomento ha una qualche relazione con il carattere “multietnico” che ha assunto la scuola italiana?

La realtà scolastica nella quale opero ormai da diversi anni è caratterizzata da una forte componente di alunni stranieri il cui inserimento risulta spesso molto difficile. Cerco, quando posso, come posso, di favorire l’integrazione e ho imparato a considerare gli alunni cinesi, marocchini, rumeni, filippini, etc. una vera e propria risorsa. Sono state le mie classi “multiculturali” che mi hanno stimolato a creare “A day in the life of...” , un percorso didattico nel quale ognuno di loro ha modo non solo di provare a se stesso quanto già conosce e sa fare con la lingua inglese – i.e. la formazione e l’uso corretto del Presente Semplice nella descrizione della “routine quotidiana” esercitato nell’ Individual Project –  ma diventa  protagonista del proprio apprendimento nel momento in cui gli viene offerta, al termine della webquest che caratterizza il Class Project, la possibilità di interagire realmente via e mail con un coetaneo che vive dall’altra parte del globo.
Il tutto in una cornice di ricerca, di viaggio “virtuale” che, a partire dal Laos, invita l’alunno ad esplorare alcuni paesi africani per conoscere come i ragazzi della sua età trascorrono la loro giornata e, attraverso essa, confrontarsi con le loro usanze e i loro stili di vita.

Qual è, secondo Lei, l’elemento di originalità di questo percorso?

A mio parere, è la duttilità, la possibilità di scegliere fra due percorsi, uno individuale, più tradizionale (Individual Project) e uno collaborativo (Class Project) in base alle competenze e alle esigenze didattiche degli studenti. Questi percorsi possono integrarsi ed essere svolti anche in successione (il primo diventa sostanzialmente propedeutico al secondo).
L’impianto pedagogico proposto tende ad andare oltre i tradizionali paradigmi interpretativi di tipo lineare, per introdurre logiche non consecutive e sequenziali tipiche del paradigma della complessità. A tale scopo, la ricerca in rete proposta (webquest ), tende a sottolineare le differenze esistenti tra culture, stili di vita, abitudini e sistemi di valore. Tutto ciò al fine di far prendere coscienza all’allievo dell’alterità, in una società che, di fatto, è multiculturale.

Può raccontarci come ha utilizzato questo percorso in classe e quali effetti “didattici” ne sono conseguiti?

Ho sottoposto il percorso a studenti di una classe prima, che hanno risposto molto positivamente al lavoro: ho infatti potuto riscontrare un cambiamento effettivo della modalità di lavoro. Il 90% della classe ha detto che tornerebbe a ripetere l’esperienza che ora provo brevemente a illustrare:

Situazione iniziale. Dopo avere terminato il 1° modulo dal libro di testo (obiettivo: imparare a presentarsi e a descrivere se stessi, la propria famiglia, la propria routine), più di un terzo della classe stentava ancora a utilizzare in modo corretto il presente semplice e non era in grado di comprendere semplici testi scritti di tipo descrittivo. Durante lo “sportello pomeridiano” attivato appositamente per questi studenti di prima, ho pensato di utilizzare il learning object “A Day in the Life of…” che io e una collega stavamo progettando per Indire.

  • Prima fase (in laboratorio con Internet). Inizialmente ho impiegato un po’ di tempo per fare capire ai miei studenti a cosa servisse questo lavoro al computer e quali vantaggi per loro ne sarebbero derivati (es. ognuno può lavorare autonomamente, può verificare quali strategie si possono mettere in atto per comprendere un testo scritto- sezione Tips-, può aprire una “finestra” su altri siti e eseguire solo esercizi autocorrettivi sulle strutture della lingua che fatica ad usare, oppure può andare direttamente alle attività – sezione Activities – . Tutti e sette gli alunni in difficoltà hanno svolto l’attività di lettura iniziale e le attività di comprensione. Tre di loro hanno letto i “tips” per aiutarsi nella comprensione. Abbiamo individuato il tempo verbale ricorrente e gli avverbi di frequenza nella Grammar Chart e ho chiesto loro di svolgere a casa gli esercizi strutturali sui siti consigliati (1 ora e mezza dello sportello pomeridiano).
  • Seconda fase. I ragazzi hanno lavorato a casa, in autoapprendimento.
  • Terza fase. La settimana successiva, i ragazzi hanno dato il loro feedback sullo svolgimento degli esercizi svolti in rete (i drag and drop sono risultati i più semplici, etc.). È piaciuta l’idea di lavorare individualmente, perché ognuno “ha i suoi tempi”, come mi ha suggerito una ragazza. Abbiamo eseguito alcune delle attività proposte nella sezione Lab. La prima è stata svolta da tutti, poi ognuno ha scelto attività diverse (1 ora e mezzo dello sportello pomeridiano). Il compito per la volta successiva è stato quello di assegnare le attività sul Lab non svolte durante l’attività di sportello.
  • Quarta fase. I ragazzi hanno lavorato a casa, in autoapprendimento.
  • Quinta fase. Gli allievi hanno stampato le attività assegnate e le abbiamo discusse durante l’attività di sportello (1 ora). Ho dato loro alcune indicazioni, fra cui le aree da rinforzare (per alcuni l’ortografia, per altri il lessico, etc.).
     

Dopo 4 ore di sportello pomeridiano e “n” ore di lavoro di autoapprendimento, i ragazzi più in difficoltà ora potevano affrontare con la classe il secondo percorso (Class Project).
Il Class Project è durato un paio di settimane (8 ore, utilizzando gli “approfondimenti” che sono i due “rientri” pomeridiani previsti in tutti gli istituti professionali in Italia).
Il percorso (webquest) ha previsto la suddivisone della classe in gruppi di 4 alunni.

Le fasi del webquest sono state le seguenti:

1. The Journey – Rappresenta l’introduzione alla ricerca in rete. Fornisce la “cornice” generale del percorso (…”scoprire come vivono i ragazzi africani della tua età”) e mira a stimolare la curiosità dei discenti.

2. The Challenge - Informa la classe sulle modalità di lavoro (collaborativo) e sul prodotto atteso (ipertesto).

3. The Task - In questa sezione la classe viene divisa in gruppi di quattro studenti. Ogni gruppo si occuperà del reperimento di informazioni di uno dei paesi africani in elenco. Vengono poi assegnati i compiti di ciascun gruppo.

4. The Process - Ogni membro del gruppo riceve un compito specifico da svolgere e scarica la scheda-guida (worksheet) che gli consentirà di raccogliere determinate informazioni su uno degli aspetti della daily life del paese africano scelto dal proprio gruppo di appartenenza.

5. The Resources - Qui vengono suggeriti i siti internet di interesse specifico per lo svolgimento del compito di ciascun gruppo.

6. Evaluation - Contiene una rubrica per la valutazione del lavoro (sia a livello individuale, sia di gruppo).

Il lavoro finale è stata la costruzione di un cartellone sul quale ogni gruppo ha inserito la sintesi della propria ricerca.
Questa seconda parte, collaborativa, ha suscitato molto entusiasmo: terminata l’esperienza del “viaggio virtuale”, 14 alunni hanno cominciato a scrivere ai loro coetanei africani con i quali sono ancora in contatto. Ma questa che ho appena suggerito è una delle tante possibilità di utilizzo del LO che viene qui sotto descritto nei dettagli.

Il Learning Object di cui si parla nell'intervista è visionabile qui

Per chi volesse approfondire il tema dell'apprendimento cooperativo, riportiamo una breve sitografia:

http://www.co-operation.org/

http://www.abilidendi.it/cooperative-learning.htm

http://www.soc.unitn.it/circle/Startframe.htm

http://www.scuolaer.it/page.asp?IDCategoria=129&IDSezione=380&ID=40125

http://www.apprendimentocooperativo.it

http://www.abilidendi.it/materieleBibliografiaCooperativelearning.htm

 

 
Articoli correlati

“PON MATEMATICA”: un esempio di blended elearning
di Nadia Colombo (05 Maggio 2010)

Cl@ssi 2.0: il ruolo delle Università nel progetto
di Roberto Maragliano (09 Marzo 2010)

Progetto Cl@ssi2.0: protagoniste le classi!
di Daniele Barca (09 Marzo 2010)

Il contributo dell’ANSAS-Piemonte a Cla@ssi 2.0
di Giuseppe Cagni (09 Marzo 2010)

La valutazione nella progettazione didattica
di Francesca Storai (01 Febbraio 2010)

L'apprendimento espanso
di Giusy Cannella (01 Febbraio 2010)

“Coach”, chi era costui?
di Elena Mosa (27 Gennaio 2010)

Insegnare, fra tecnologia e innovazione
di Rudi Bartolini (06 Novembre 2009)

Tutor, E-Tutor, Coach...Quale ruolo per quale scuola?
di Rudi Bartolini (29 Ottobre 2009)

Bando di selezione Tutor
di Rudi Bartolini (11 Marzo 2009)

I nuovi Monitoraggi Puntoedu
di Francesco Vettori (26 Febbraio 2009)

La Formazione Neoassunti 2008: il report
di Francesco Vettori (26 Febbraio 2009)

La Formazione Digiscuola 2008: il report
di Tania Iommi (26 Febbraio 2009)

Scuola Digitale con le Lavagne Interattive Multimediali
di Laura Parigi (13 Gennaio 2009)

Lavagne Interattive Multimediali: distribuzione alle scuole
di Laura Parigi (19 Dicembre 2008)