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INTERCULTURA

2008, anno europeo del dialogo interculturale

Educazione, intercultura e consapevole esercizio della cittadinanza europea

di Giovanna Spagnuolo
20 Febbraio 2008

L’Unione Europea – oltre cinquecento milioni di abitanti, terza dopo la Cina e l’India, una superficie di oltre quattro milioni di Kmq (1)  - considera la diversità etnica e culturale come uno dei propri più importanti patrimoni e ha dichiarato il 2008 ”Anno europeo del dialogo interculturale” (2).
Le differenze culturali afferiscono ai vari aspetti delle identità culturali degli individui: le origini geografiche, l’etnia, le lingue, il background educativo e sociale, gli orientamenti religiosi e filosofici (3). E’ su tali orizzonti che si instaura il dialogo affinché chiunque viva nell’Unione si senta partecipe alla costruzione di una società interculturale. Un dialogo a cui già è stata data priorità nelle politiche e in molte iniziative e programmi europei. La Commissione Europea, infatti, ha sempre sottolineato la ricchezza della diversità culturali presenti negli Stati membri dell’Unione e ha sviluppato varie iniziative attraverso programmi e azioni comunitarie: conferenze, progetti culturali o iniziative educative rivolte ai lavoratori migranti, programmi dedicati presenti nella precedente pianificazione 2000-2006 e riproposti nell’attuale pianificazione 2007-2013 all’interno del “Programma per l’apprendimento permanente” come Erasmus, Leonardo da Vinci, Grundtvig, Jean Monnet.

Il dialogo interculturale contribuisce a perseguire una serie di priorità strategiche:

  • rispettare e promuovere la diversità culturale in Europa e promuovere la cittadinanza attiva europea aperta al mondo e basata su valori comuni nell’Unione;
  • includere la rinnovata strategia di Lisbona per la quale l’economia basata sulla conoscenza richiede persone capaci di adattarsi ai cambiamenti e di beneficiare delle possibili fonti di innovazione per sviluppare prosperità;
  • mirare alla solidarietà, alla giustizia sociale e alla maggiore coesione nel rispetto di valori comuni nell’Unione (4).

Sono obiettivi di ampio respiro che muovono dalla consapevolezza dell’importanza di sviluppare la cittadinanza attiva europea basata su valori comuni: il rispetto per la dignità umana, la libertà, l’equità, la non discriminazione, la solidarietà, i principi democratici e il ruolo della legge.
Il dialogo interculturale è una strategia nei campi dell’educazione, della cultura, dello sport per combattere la discriminazione e l’esclusione sociale e nel contempo un principio guida nelle relazioni che l’Unione Europea intrattiene con i Paesi Terzi, in particolare i Paesi dell’Area Euro-mediterranea e dei Balcani.
La politica estera comunitaria è orientata da tempo a perseguire efficaci strategie di “buon vicinato” con i Paesi dell’Area del Mediterraneo, i Balcani, i Paesi dell’Europa orientale, i Paesi del Caucaso e dell’Asia centrale, verso i quali privilegia alcune priorità di intervento quali il sostegno per le riforme istituzionali e amministrative nel Territorio, la promozione attraverso i contatti tra i principali Attori a livello decisionale ed operativo di modelli e azioni di trasferibilità delle politiche e delle best practises europee per contribuire nel medio-lungo periodo allo sviluppo del capitale umano e sociale, non solo in Europa.

Si dà continuità al disegno di costruzione di una cittadinanza europea: l’Unione Europea ha dichiarato il 2007 Anno Europeo delle Pari Opportunità per Tutti (5)  che per realizzarsi deve necessariamente effettuare il passaggio obbligato: dalla multicultura intesa come dialogo tra culture per il rispetto reciproco alla intercultura come contaminazione di valori, idee, prospettive per attuare un progetto comune di convivenza civile e sociale.
La costruzione di una convivenza sociale e civile, l’educazione alla pace, l’integrazione dei migranti, la tolleranza e l’antidiscriminazione razziale, la mediazione tra culture richiedono il ruolo attivo dei sistemi, delle strategie e delle pratiche educative.


Il magico mosaico dell’intercultura

L’intercultura, quindi, supera il carattere meramente descrittivo della concezione multiculturale - dialogo tra culture per il rispetto reciproco – per instaurare un terreno di mediazioni e negoziazioni sui valori, orientamenti e comportamenti ai quali ispirare le scelte individuali e collettive tra soggetti appartenenti a culture diverse che convivono in una stessa comunità.
In un percorso concreto di costruzione di un contesto interculturale occorre riferirsi al corpus di diritti umani universali come tracciati nelle principali Carte Internazionali – dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 alla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea del dicembre 2000, alla Dichiarazione Universale sulla Diversità culturale dell’Unesco del 2001 - : il diritto alla vita, la dignità umana, la libertà, l’uguaglianza, l’ambiente, la questione femminile, la giustizia, la pace.
Un corpus di diritti e di valori-guida affermati a livello internazionale che favoriscono il riconoscersi in una mappa valoriale di una cultura della mondialità a cui poter ispirare i comportamenti civici individuali e collettivi, le azioni decisionali e politiche in chiave interculturale e solidale.
La promozione di una cultura dei diritti umani attraverso la definizione di un’educazione interculturale potrebbe far rileggere per esempio il fenomeno dell’immigrazione in modo meno problematico appellandosi alla sostanza di alcuni articoli della Dichiarazione Universale dei Dritti Umani quando si legge: all’art. 6 “Ogni individuo ha diritto in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica” e all’art. 15 “Ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza”.
Pur non sottovalutando la complessità e la criticità dei problemi legati all’immigrazione è evidente che se questi articoli fossero assunti propedeuticamente come guida alla gestione del fenomeno si proverebbe a smussare molti pregiudizi e stereotipi spesso presenti preso l’opinione pubblica.
Incoraggiare la consapevolezza di una maggiore salvaguardia e promozione della diversità culturale, anche attraverso un’attenta diffusione nei media e nelle reti professionali e civiche, può sostenere una più forte sensibilità al pluralismo culturale verso la comprensione di come i diritti culturali siano parte integrante di diritti umani universali.
Tale consapevolezza inviterebbe a superare una nozione di diversità generalmente applicata alla categoria sociale degli immigrati o alle culture etniche per sfuggire al rischio della folklorizzazione degli altri, per ampliarla a ogni cultura altra; cultura considerata come relazione e costruzione sociale (6).
Esistono dei “laboratori” o “centri di apprendimento” privilegiati per l’intercultura (7). Tra questi: le organizzazioni aziendali transnazionali, i Centri di Ricerca e Innovazione, il mondo dell’Associazionismo internazionale e del volontariato, i luoghi dell’arte , l’Università, la Scuola.

La Scuola e l’educazione interculturale: verso l’inclusione sociale

La scuola assume un ruolo importante nel processo di integrazione socio-culturale degli immigrati.
Sebbene il fenomeno dell’immigrazione sia abbastanza recente per il nostro Paese, tuttavia si è assistito nel triennio 2004/2006 ad un rapidissimo incremento di alunni stranieri nelle nostre scuole: mediamente di circa 60/70 mila unità all’anno; nel 2005/2006 il totale degli alunni stranieri ha superato le 400 mila unità, con un’incidenza rispetto alla popolazione scolastica complessiva di circa il 5%. Nell’anno scolastico 2006-2007 il totale degli alunni stranieri è di circa 500 mila unità (8).
I dati statistici rilevano concentrazioni di alunni stranieri in singole scuole o territori e più recentemente una significativa crescita della presenza di studenti stranieri nella scuola secondaria superiore.
La presenza di alunni stranieri nella scuola italiana è quindi un dato strutturale: superato il momento di emergenza nel quale si è trovata, si è aperta una nuova fase di valutazione delle esperienze già realizzate e di programmazione di azioni ed interventi per fronteggiare il recupero dei ritardi e delle difficoltà di conseguimento del successo formativo: acquistano rilevanza la progettualità integrata di strategie, risorse, insegnamenti disciplinari e interdisciplinari, lavoro di rete tra scuole e territorio, partecipazione attiva e consapevole di tutti gli attori coinvolti nel processo educativo-scolastico.
Infatti occorre mirare, e in tal senso sono già esistenti una serie di esperienze e pratiche di lavoro, al coinvolgimento dei genitori e delle famiglie, sia italiane sia straniere, anche attraverso: azioni di orientamento e informazione; la progettazione personalizzata di percorsi per il conseguimento di un titolo di studio e l’adattamento dei programmi di insegnamento; la formazione mirata al personale docente, ausiliario e direttivo.
In particolare l’accoglienza e l’insegnamento della lingua italiana sono tra le componenti indispensabili all’inserimento e all’integrazione socio-culturale.
L’accoglienza è una fase propedeutica all’integrazione durante la quale, oltre ad una prima presa in carico delle esigenze e delle aspettative, si formalizza il rapporto dell’alunno e della sua famiglia con la realtà scolastica sia attraverso l’assunzione degli adempimenti amministrativi (dall’iscrizione al permesso di soggiorno ai documenti sanitari) sia delle informazioni e delle comunicazioni sulla struttura e sull’organizzazione della scuola sia infine delle opzioni educativo-didattiche seguite.
L’integrazione linguistica e la salvaguardia del multilinguismo (con particolare riguardo alla lingua di origine) sono elementi base nel processo di integrazione per comprendere e farsi comprendere così da partecipare alla comunità scolastica e sociale, pur non rinunciando alla propria identità linguistica.

In Italia tendenzialmente le politiche scolastiche nei confronti dell’immigrazione si sono declinate nel passaggio da un modello assimilativo (o negazione delle differenze attraverso cui la società ospitante mira ad assorbire la diversità al fine di conformarla alla cultura dominante) ad un modello di scambio interculturale o di enfasi delle differenze entro cui assume rilievo il riconoscimento paritario delle diverse culture in un continuo scambio e arricchimento reciproco. Naturalmente lo scambio può avvenire solo se l’azione della scuola viene confermata da comportamenti e pratiche sociali coerenti della comunità autoctona con tale prospettiva, ripudiando un presunto principio di superiorità, la chiusura se non lo scontro diretto.
In parallelo e in tendenza con le politiche comunitarie, dagli anni Settanta ad oggi, si sta progressivamente spostando anche il centro dell’attenzione e delle azioni: dalla scolarizzazione dei figli di immigrati inseriti nel mercato del lavoro all’inclusione sociale e al pieno esercizio della cittadinanza attiva, all’eguaglianza di opportunità di riuscita scolastica, al riconoscimento della rilevanza dell’educazione interculturale.
L’educazione interculturale è una prospettiva, un approccio al confronto, una dimensione europea e mondiale dell’insegnamento che coinvolge tutti in modo attivo come facenti parte di una società multietnica e multiculturale.
In particolare nella Scuola significa sostenere percorsi di integrazione interculturale in primo luogo degli allievi ma in contemporanea anche delle famiglie immigrate e non, dei docenti, dei mediatori linguistici e culturali, dei dirigenti scolastici, del personale amministrativo e ausiliario. Tutta la comunità educante ed organizzativa lavora con la finalità ultima di garantire il successo scolastico facendo attenzione al contesto di apprendimento e accompagnando i momenti di transizione a scuola e al lavoro.
Scegliere la prospettiva interculturale significa perseguire non solo una strategia di integrazione degli alunni immigrati. Vuol dire assumere la diversità come paradigma dell’identità stessa della scuola come occasione di apertura a tutte le forme nelle quali si esprimono le differenze di genere, di provenienza geografica, di etnia, di background scolastico e culturale, di orientamento religioso e filosofico così da superare la folklorizzazione, i pregiudizi e gli stereotipi e promuovere il confronto e il dialogo verso la cultura altra.
L’educazione interculturale rafforza la capacità di conoscere, gestire e valorizzare le differenze considerandole una ricchezza personale e collettiva per il consapevole esercizio di una cittadinanza attiva europea che privilegi l’inclusione e la coesione sociale.


Note:

(1)Eurostat, 2005.
(2)L’Anno europeo del dialogo interculturale, con la Decisione 1983/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, si è aperto ufficialmente l’8 gennaio 2008 a Lubiana, città ospite nel semestre sloveno di presidenza dell’Unione Europea. In Italia l’apertura è prevista il 12 febbraio 2008 con un convegno a Roma patrocinato dal Ministero per i Beni e le Attività culturali.
(3)Cfr. G. Spagnuolo (a cura di), Il magico mosaico dell’intercultura. Teorie, mondi, esperienze, F. Angeli, Milano, 2007. Il volume ha ricevuto il Patrocinio del Centro Unesco di Torino insignito del riconoscimento International Recognized UNESCO Center.
(4)Cfr. Decisione del Parlamento e del Consiglio Europeo concernente l’Anno Europeo del Dialogo Interculturale, Bruxelles, 5/10/2005, COM (2005) 467 final, pag. 11. 
(5)Cfr. Proposta per una Decisione del Parlamento e del Consiglio Europeo concernente l’Anno Europeo delle Pari Opportunità per Tutti (2007). Verso una giusta società, COM (2005) 225, 1/6/2005.
(6)M. Kilani, L’invenzione dell’altro. Saggi sul discorso antropologico, Edizioni Dedalo, Bari, 1997, pag. 10.
(7)Cfr. G. Spagnuolo (a cura di), Il magico mosaico dell’intercultura. Teorie, mondi, esperienze, F. Angeli, Milano, 2007, pp. 77-136.
Ministero della Pubblica Istruzione, Documento generale di indirizzo per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’educazione interculturale, Roma, dicembre 2006; http://www.pubblica.istruzione.it/dgstudente.
(8)Nell’a.s. 2003/4, secondo il MPI, gli alunni con cittadinanza straniera provenivano per il 40,3% dall’Europa non comunitaria ed erano prevalentemente albanesi. Il 24,7% proveniva dall’Africa, il 14,5% dall’Asia. Cfr. M.I.U.R., Indagine sugli alunni con cittadinanza non italiana, anno scolastico 2003/04, Roma 2005. (www.istruzione.it, pubblicazioni).

Riferimenti bibliografici

U. Beck, Che cos’è la globalizzazione? Rischi e prospettive della società planetaria, Carocci, Roma, 1999
Decisione del Parlamento e del Consiglio Europeo concernente l’Anno Europeo del Dialogo Interculturale, Bruxelles, 5/10/2005, COM (2005) 467 final
Eurydice, L’Integrazione scolastica dei bambini immigrati in Europa, Bruxelles, giugno 2004
M. Kilani, L’invenzione dell’altro. Saggi sul discorso antropologico, Edizioni Dedalo, Bari, 1997
Ministero della Pubblica Istruzione, La via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri. Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’educazione interculturale, Roma, ottobre 2007
E. Morin, Penser l’Europe, Gallimard, Bussière a Saint-Amand (Cher), 1990
M. Santerini, Intercultura, Editrice La Scuola, Brescia, 2003
G. Spagnuolo (a cura di), Il magico mosaico dell’intercultura. Teorie, mondi, esperienze, Franco Angeli, Milano, 2007
G. Spagnuolo, L’educazione alla multiculturalità nella pratica didattica, Pubblicazioni Istituto Salesiano Pio XI, Roma 2000
Unesco, The right to Education. Towards Education for all throughout life, World Education Report, Parigi, 2000


Giovanna Spagnuolo è Ricercatrice ISFOL, Area Politiche e Offerte per la Formazione Iniziale e Permanente, svolge attività di ricerca e assistenza tecnica negli ambiti dell’istruzione e formazione permanente, del lifelong learning, dell’educazione degli adulti, dell’educazione interculturale.

 
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