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SISTEMI EDUCATIVI EUROPEI

Le nuove competenze della scuola francese

Per la prima volta l'istruzione obbligatoria viene presa come un tutto

di Simona Baggiani
06 Luglio 2008

Le recenti statistiche sull’istruzione d’oltralpe hanno evidenziato una situazione certo non rosea, per non dire critica: numerosi giovani risultano esclusi dai saperi di base, più precisamente circa 150.000 escono ogni anno dal sistema educativo senza alcuna qualifica, ossia quasi il 20% di una generazione; il 15% degli alunni non ha acquisito nessuna competenza di base alla fine del collège (livello secondario inferiore), e a questi si aggiungono quasi il 30% degli studenti che hanno gravi difficoltà nel percorso scolastico; in particolare gli alunni provenienti da ambienti svantaggiati che registrano una forte percentuale di insuccesso scolastico. Il ritratto della scuola francese, che già emergeva nei primi anni del 2000, era di fatto di una scuola non più in grado di garantire la promozione dei migliori e di offrire pari opportunità, oltre ad essere sempre più spesso luogo di episodi di inciviltà, se non addirittura di violenza.
Urgeva quindi trovare delle misure per contrastare questi fenomeni che compromettevano l’equità e la qualità del sistema educativo francese, non prescindendo dal quadro di riferimento europeo e dal conseguente processo di armonizzazione dei sistemi educativi.
Da queste constatazioni, abbastanza desolanti, partivano le raccomandazioni dell’Haut Conseil de l’éducation, organismo consultivo indipendente dalla gerarchia ministeriale, per la definizione di uno “zoccolo” di cultura comune (socle commun) sulla base del quale riorganizzare tutti i contenuti della scuola dell’obbligo in Francia.
La legge quadro di orientamento e di programmazione scolastica del 2005 aveva già fissato l’obiettivo generale dell’istruzione obbligatoria chiamata a garantire a ogni alunno gli strumenti necessari tali da acquisire questo “zoccolo comune” costituito da un insieme di conoscenze e di competenze che è indispensabile avere “per compiere con successo il proprio percorso scolastico obbligatorio, proseguire la formazione, costruire il proprio avvenire personale e professionale e sapersi costruire un ruolo attivo nella società”.

Il successivo decreto attuativo, sulla determinazione e adozione nella pratica scolastica dei “fondamentali” dell’istruzione, definisce, dunque, il contenuto fondamentale dell’istruzione obbligatoria che costituisce la base di riferimento per la stesura  dei programmi nazionali di insegnamento della scuola primaria e del collège.
Non si sostituisce a questi ultimi ma ne definisce gli obiettivi e stabilisce ciò che deve essere assolutamente acquisito alla fine della scolarità obbligatoria, pena la marginalizzazione e l’esclusione sociale. I “programmes scolaires”, da sempre in Francia definiti a livello centrale, dovranno precisare pertanto il loro “mandato” al servizio del raggiungimento degli obiettivi dello zoccolo.
Quest’ultimo si configura quindi come un evento, se non rivoluzionario, sicuramente inedito per lo spirito centralizzato e conservatore tipico del sistema educativo francese. E, se “preso sul serio”, come sottolineava l’Ispettore del Ministero francese, Roger François Gauthier*, in suo articolo** pubblicato pochi mesi dopo l’emanazione del decreto, tale da avviare una profonda trasformazione delle pratiche didattiche della scuola francese.
Come efficacemente faceva notare lo stesso Ispettore:
“È la prima volta che l’istruzione obbligatoria presa come un tutto, cioè includendo materna, elementare e collège, si vede assegnare obiettivi di formazione coerenti, diversi dalla giustapposizione tradizionale dei programmi di discipline e di livelli di istruzione (“primario” vs “secondario”) che continuano ampiamente ad ignorarsi”. 
Nelle intenzioni dei legislatori d’oltralpe, lo zoccolo comune deve quindi garantire una formazione di qualità, e non proporre un’istruzione al ribasso, rischio nel quale è facile cadere tutte le volte che ci si muove nel quadro di processi di standardizzazione degli obiettivi educativi.
Per garantire una formazione di qualità, è necessario porre l’accento sulla capacità degli alunni di spendere ciò che apprendono in classe in compiti e situazioni complesse, a scuola e nella vita: questo livello minimo deve essere dunque pensato in termini di competenze. Un approccio, quest’ultimo, che va sempre più generalizzandosi tra i paesi sviluppati anche in seguito alla spinta propulsiva della politica comunitaria (vedi la “Raccomandazione del Parlamento e del Consiglio dell’Unione europea sulle competenze chiave per l’apprendimento permanente").
Lo “zoccolo comune” viene quindi declinato in 7 competenze che la scuola francese si impegna a trasmettere:

  • padronanza della lingua francese;
  • pratica di una lingua straniera moderna;
  • acquisizione di una cultura matematica e scientifica;
  • padronanza delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione ;
  • acquisizione di una cultura umanista;
  • competenze sociali e civiche;
  • autonomia e spirito di iniziativa. 

Ciascuna di queste macro competenze è concepita come una combinazione di conoscenze fondamentali, di capacità di realizzarle in situazioni varie e anche di attitudini indispensabili duraDia Indirente tutta la vita.
Lo zoccolo comune, inoltre, non può non portare con sé il concetto di “pilotaggio” del sistema educativo attraverso la valutazione: degli istituti sulla base dei risultati, degli alunni in rapporto alle competenze definite nello zoccolo.
Per valutare l’acquisizione progressiva di questo zoccolo comune da parte degli alunni, sono previsti tre stadi di valutazione:

  • il primo, al termine del corso elementare 1- CE1 (7-8 anni di età), corrisponde all’acquisizione della lettura e della scrittura;
  • il secondo, al termine della scuola primaria, misura in particolare l’acquisizione delle regole fondamentali della grammatica, del calcolo elementare e delle quattro operazioni; 
  • il Brevet del collège (esame nazionale al termine della scuola secondaria di I grado) attesta la padronanza delle sette competenze dello zoccolo comune.

Un libretto personale permette all’alunno, alla sua famiglia e agli insegnanti, di seguire l’acquisizione progressiva delle competenze; è in corso di sperimentazione dall’anno scolastico 2007-2008. I programmi conterranno da ora in poi dei riferimenti annuali che permettano agli alunni di situare la loro progressione nell’acquisizione dello zoccolo comune. I primi programmi che li hanno inclusi sono stati pubblicati nell’a.s. 2006/2007 per un’attuazione a partire dall’a.s. 2007/2008.
Dopo circa due anni dall’adozione dello zoccolo comune i giudizi dei soggetti principali, in particolare degli insegnanti, di questo atteso, quanto ambizioso, rinnovamento sono, tuttavia, sostanzialmente negativi.
Uno dei più importanti sindacati francesi degli insegnanti, il SE (Syndicat des enseignants), favorevole all’adozione dello zoccolo, ha voluto fare il punto nell’ambito di un convegno nazionale, nel gennaio 2008, sul suo sviluppo e sulle pratiche messe in atto da allora nella scuola. Pare che la grande sfida della determinazione di un insieme minimo di competenze per tutti gli studenti non abbia prodotto finora i risultati sperati.
Troppo ambizioso il progetto? O forse troppo presto ancora per darne una valutazione obiettiva e corretta?
Il senso del progetto era certamente quello di garantire a tutti gli studenti un sapere comune, costruendo una base di conoscenze condivisa tale da permettere a chiunque di spendere le proprie competenze nella vita e trovare così la propria strada nella società; realizzare tutto questo mantenendo alta la qualità e l’accessibilità non è operazione semplice e, come spesso accade, il passaggio dal piano teorico a quello pratico è deludente, a maggior ragione per quanto riguarda la problematica delle competenze. Fiumi di inchiostro sono stati versati da insigni pedagogisti e non solo, convegni e seminari hanno accolto dibattiti sul tema; ma molto meno si è riflettuto e fatto (e non solo in Francia) sul versante operativo, ancora meno su quello della valutazione di quanto realizzato.
Tuttavia, l’introduzione e lo sviluppo di competenze nella scuola è un processo ormai inevitabile nell’ottica di dare un senso a ciò che si apprende a scuola, ai saperi scolastici che non possono e non devono più essere visti solo in funzione del risultato scolastico ma aprirsi sempre più all’esterno nell’ottica dell’apprendimento permanente.

*Roger François Gauthier è Ispettore generale dell’amministrazione del Ministère de l’éducation nationale et de la recherche francese e consulente dell’UNESCO.
**Roger François Gauthier, “Et si on prenait le socle au sérieux?” in CRAP Cahiers pédagogiques, L’actualités éducative, n. 445, settembre 2006.

DOCUMENTI E SITI DI RIFERIMENTO 

BIBLIOGRAFIA

Per una esaustiva bibliografia si veda il sito dell’ESEN (Ecole Supérieur de l’Education Nationale), organismo preposto alla formazione del personale direttivo della scuola
 

 

 
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