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STRATEGIE COMUNICATIVE

La necessità di una diversa consapevolezza metodologica

Sperimentare modelli didattici: reciprocal teaching, ambiente virtuale e abilità comunicativa

di Francesco Vettori
11 Novembre 2008

Intervistiamo Franco Vanin, docente di Pedagogia presso il Liceo "Bertrand Russell" di Cles (TN) e supervisore di tirocinio presso la  SISS di Trento, e Marialuisa Orlandi, attualmente insegnante di sostegno presso l’Istituto Comprensivo di Taio (TN), che hanno seguito tutte le fasi del progetto SecondAria


Potete raccontarci come è nato e quali sono gli obiettivi didattici del progetto SecondAria?

SecondAria nasce dall’esigenza di sperimentare un nuovo modello didattico di tipo collaborativo attraverso un’attività per piccoli gruppi, a composizione mista, tra studenti di una classe prima del Liceo delle scienze sociali e un gruppo di 15 studenti della terza media. Restituire motivazione allo studio in alunni nella fascia dell’obbligo e creare una rete tra studenti del Liceo Russell di Cles e dell’Istituto Comprensivo di Taio in una prospettiva di continuità verticale: questi sono stati in sintesi gli obiettivi generali del nostro progetto che ha poi trovato in Second Life Teen uno strumento particolarmente efficace, in quanto ha permesso ai ragazzi dei due istituti di lavorare, per la prima volta insieme, su compiti specifici.
Non solo. La scelta di utilizzare la piattaforma di SecondLife Teen, rispetto ad altre forme più consolidate di istruzione a distanza, si spiega inoltre con la possibilità che tale ambiente ha offerto di simulare interazioni reali attraverso lo strumento dell’avatar e delle ricostruzioni in 3D. Infine le modalità di scambio, via chat o comunque mediate dalle nuove tecnologie, hanno incrociato una modalità di comunicazione particolarmente diffusa tra adolescenti e preadolescenti e per questa via hanno inteso recuperare un’ulteriore componente motivazionale oltre a quella fornita dalla metodologia didattica del reciprocal teaching. Accanto alle abilità di ordine relazionale - e dunque trasversali - il progetto ha inteso poi sviluppare abilità e competenze specifiche in ordine alla comprensione dei testi scritti in lingua tedesca, lungo due fondamentali assi di intervento tra loro complementari: un primo asse costituito dalle abilità metacognitive, fondamentali per un corretto approccio alla lettura; un secondo asse basato invece sulle strategie specifiche di approccio ai testi. 
 


Il progetto si rivolge ad adolescenti compresi fra i 13 e i 15 anni. Vorremmo ci spiegaste quali sono le loro abitudini quando si tratta di nuove tecnologie: come ne parlano, come le usano, che valore gli riconoscono soprattutto in termini educativi.

Più che parlarne, verrebbe da dire, le utilizzano! Al di là però della battuta di facile effetto e senza neppure voler sfiorare il tema di come le nuove tecnologie entrino nella definizione dell’identità adolescenziale - e qui ci riferiamo non solo alla rete - i nostri alunni usano per lo più programmi per la condivisione di musica, immagini, video - da YouTube a Messenger - attraverso gli strumenti che definiscono in generale la galassia web 2.0. Tutto questo naturalmente nel loro utilizzo personale e non scolastico, dove prevalgono piuttosto gli strumenti di videoscrittura, foglio di calcolo, presentazioni in PowerPoint. Per quanto riguarda invece gli ambienti virtuali, e Second Life in particolare, i ragazzi che hanno partecipato al progetto ne avevano già sentito parlare, senza però esserne residenti. Da veri nativi digitali, hanno comunque immediatamente dimostrato entusiasmo e facilità nell’uso, nella personalizzazione dell’avatar e negli strumenti di comunicazione. Com’era del resto nelle nostre aspettative. 
Meno scontato era però che la stessa facilità di approccio e motivazione si registrasse anche su quegli aspetti più direttamente legati alla parte disciplinare del progetto (la lingua tedesca), come poi effettivamente è stato, per cui la soluzione del compito assegnato diventava prevalente rispetto alla componente più ludica – chiamiamola così - dell’attività. Altrettanto stimolante è stata l’occasione che i ragazzi hanno avuto di interagire, nell’incontro conclusivo, con Andrea Benassi, collegato dall'Istituto ex-Indire di Firenze, e con Carlo Maiolini, curatore della mostra Avatar presso il Museo di Scienze Naturali, in collegamento da Trento. Occasione preziosa per allargare la rete dei contatti e insieme le conoscenze degli studenti con esperti del settore, al di là delle distanze geografiche, altrimenti vincolanti, ma comunque all’interno di una logica di condivisione e di scambio che ha costituito sin dall’inizio il filo conduttore del progetto. In questo senso, SecondAria ha incrociato non solo una pratica, ma piuttosto un bisogno. Ed è qui che il discorso ritorna ad essere generale per investire il ruolo e il significato educativo delle ICT. Con un’avvertenza però. Gli studenti percepiscono, anche se in maniera non sempre chiara, che le tecnologie da sole non creano un nuovo modo di fare didattica, ma che occorre da parte degli insegnanti una diversa consapevolezza metodologica e più generalmente pedagogica. È questo valore aggiunto che i ragazzi dovrebbero dunque trovare nell’uso delle ICT a scuola. Non a caso proprio in questa direzione si muovono le numerose iniziative di formazione sia di livello nazionale che del Dipartimento Istruzione della Provincia di Trento e anche delle nostre scuole.



Un cardine del progetto sta nell’esperienza che fanno i ragazzi di "reciprocal teaching": che giudizio ne date, può essere un metodo applicabile anche in altri contesti?

Sulla base della nostra esperienza possiamo condividere il giudizio positivo ormai largamente presente in letteratura. Il reciprocal teaching restituisce centralità allo studente e ridefinisce il ruolo dell’insegnante che diventa ora guida e regista, come si usa dire, dei processi di apprendimento, trasformando la classe in un’autentica comunità di pratiche. C’è da aggiungere poi che il binomio ambiente virtuale - reciprocal teaching si è rivelato particolarmente efficace in relazione agli obiettivi che ci eravamo dati all’inizio.
In questo senso crediamo che l’esperienza possa essere trasferita, non solo per il metodo ma anche per lo strumento, ad altre discipline, allargando lo scambio a scuole geograficamente molto più lontane tra loro.



Quando si parla di nuove generazioni e nuove tecnologie spesso emergono differenze di linguaggio, prima di tutto  fra docente e discente, che finiscono per bloccare la comunicazione. Che importanza ha avuto nel vostro progetto la componente comunicativa?

Senz'altro un'importanza fondamentale. Prima di tutto perché uno degli obiettivi, come abbiamo ricordato, riguardava una specifica abilità comunicativa: la comprensione dei testi in lingua tedesca.  Per quanto riguarda, più da vicino, la metodologia del tutoring tra pari, questa presuppone una particolare dinamica comunicativa all’interno del gruppo e tra il gruppo e l’insegnante, perché implica continui scambi di informazioni, impressioni, richieste di aiuto, attività di coordinamento. Tutte queste operazioni si sono svolte per lo più all’interno di Second Life attraverso l’interazione degli avatar e l’uso della chat, all’interno perciò di una modalità completamente nuova, che ha contribuito a sua volta a ridefinire il ruolo degli insegnati e degli studenti coerentemente con le premesse del progetto. La scuola tradizionalmente stenta a riconoscere e utilizzare queste forme di comunicazione nella didattica perdendo, in questo modo, la possibilità di valorizzare competenze che i ragazzi spesso hanno, ma che rischiano di rimanere inespresse, soprattutto nelle situazioni di maggiore fragilità. Del resto, uno dei nostri obiettivi era quello di restituire motivazione allo studio e questa motivazione è tanto più alta quanto più lo studente riesce ad essere protagonista del suo percorso di apprendimento, a partire soprattutto dalla possibilità di interazione comunicativa offerta. 
 

Il progetto è stato presentato al Festival della Creatività di Firenze lo scorso 24 ottobre.


Hanno partecipato inoltre:
Cristina Waller e Stefania Cisternino, docenti del Liceo "Bertrand Russell" di Cles (TN).
Rosa Modugno e Cinzia Pomarolli, docenti dell’Istituto Comprensivo di Taio (TN).

Credits:
Liceo "Bertrand Russell" di Cles (TN)
Istituto Comprensivo di Taio (TN)

Ringraziamenti:
Fondazione Cassa di Risparmio Trento e Rovereto.
Museo Tridentino di Scienze Naturali di Trento.
Carlo Maiolini – Curatore della Mostra Avatar
Andrea Benassi – Ricercatore Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell'Autonomia Scolastica ex-Indire

 
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