Indire, sito ufficiale
Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa MIUR
immagine di contorno      Formazione separatore dei progetti      Documentazione separatore barra alta      Didattica separatore barra alta      Comunicazione separatore barra alta Europa
contorno tabella centrale
ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO

Educazione all'Imprenditorialità

Si è tenuto a Roma il 15 e 16 ottobre 2009 l’High Level Reflection Panel on Entrepreneurship Education

di Antonella Zuccaro
24 Novembre 2009

Il convegno, organizzato dalla Commissione Europea, era aperto, oltre che ai membri dell’Unione Europea e dell’Area Economica Europea, scelti tra rappresentanti  del Ministero dell’Istruzione e del Ministero dello Sviluppo Economico delle rispettive nazioni di provenienza, anche ai rappresentanti delle associazioni aziendali e ad altri stakeholder. In particolare, questo ultimo incontro ha visto coinvolti i rappresentanti dei seguenti Stati Membri: Italia, Bulgaria, Portogallo, Spagna, Svezia, Repubblica Ceca e, in qualità di moderatori, i rappresentanti di Germania e Regno Unito.

Tra le misure di sistema nazionali in materia di istruzione, l’Agenzia Nazionale per l'Autonomia Scolastica porta avanti, su incarico e con la collaborazione del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, azioni di monitoraggio ed  osservazione, di analisi e sviluppo dei percorsi di raccordo Scuola Lavoro: Area di Professionalizzazione, Alternanza Scuola Lavoro, Impresa Formativa Simulata.

Uno sguardo sull’Europa
Il Libro bianco. Crescita, competitività, occupazione, a cura di Jacques Delors, presentato dalla Commissione europea nel dicembre del 1993, è il più significativo documento che affronta il problema della disoccupazione in Europa e quello che offre il contributo più autorevole per tentare di risolvere tale emergenza economica e sociale dell’Unione europea. Il testo, oltre a contenere numerose indicazioni di politica economica e sociale, sottolinea l’importanza per l’Europa dell’investimento immateriale, in particolare nell’istruzione e nella ricerca. Questo investimento nello sviluppo di competenze svolge, in effetti, secondo quanto espresso in questo documento, un ruolo essenziale per l’occupazione, la competitività e la coesione delle nostre società: la formazione e l’istruzione debbono essere considerati strumenti di politica attiva del mercato del lavoro.
Crescita, competitività, occupazione, in effetti, individuava, per la prima volta, i principi per la determinazione di una politica comunitaria per la formazione e l’istruzione. Proprio sulla base di questo documento, la Commissione Europea, nel 1995, presenta il Libro bianco più significativo sulle tematiche della formazione: Insegnare e apprendere. Verso la società conoscitiva.
Il Libro Bianco parte dalla constatazione che le mutazioni tecnologiche in corso hanno incrementato la possibilità di ciascun individuo di accedere all’informazione e al sapere. Questi fenomeni, però, al tempo stesso, comportano una modifica delle competenze necessarie e dei sistemi di lavoro, che necessitano di notevoli adattamenti. Secondo il documento, tale evoluzione ha significato per molti più incertezza. Per alcuni, addirittura, si è venuta a creare una situazione di emarginazione intollerabile.
Il focus fondamentale della riflessione condotta dal Libro bianco consiste nella considerazione che la posizione di ciascuno di noi, nel contesto socio-economico che abbiamo di fronte, verrà determinata dalle conoscenze che avrà acquisito. La società del futuro, quindi, sarà una società che saprà investire nee competenze, una società in cui si insegna e si apprende, in cui ciascun individuo potrà costruire la propria qualifica. In effetti, sarà una “società della conoscenza” o “società conoscitiva”: questa è l’espressione utilizzata dal Libro bianco per definire la società attuale.

Il Libro bianco è esplicito: occorre fare in modo che l’accesso alla formazione sia consentita per tutta la vita e propone alcuni orientamenti per l’azione:

  • favorire l’acquisizione di nuove conoscenze innalzando così il livello generale delle conoscenze;
  • avvicinare la scuola all’impresa introducendo tematiche e metodologie che favoriscano tale collegamento;
  • lottare contro l’emarginazione, offrendo una seconda opportunità tramite la scuola che deve svolgere un ruolo di centro di animazione;
  • possedere tre lingue comunitarie perché oggi questa competenza è diventata una condizione indispensabile per ottenere un lavoro;
  • trattare sullo stesso piano l’investimento a livello fisico e l’investimento a livello di formazione.

Le politiche scolastiche italiane  a sostegno dell’imprenditorialità
Le direttive dell’ Unione Europea sono state recepite in Italia attraverso politiche scolastiche che investono il tema del rapporto scuola-imprenditorialità.
Tali politiche si esplicano nell’offerta formativa dei corsi dell’Area di professionalizzazione degli istituti professionali, dei percorsi di Alternanza Scuola-Lavoro e dei percorsi di Impresa Formativa Simulata degli istituti di istruzione secondaria superiore. Si tratta di attività che hanno avuto inizio  rispettivamente negli anni 1994, 2003, 1994.
Nell’anno scolastico 2006/2007 l’Agenzia Nazionale ha realizzato per la prima volta, su incarico del MIUR, Direzione Generale per l’istruzione e formazione tecnica superiore e per i rapporti con i sistemi formativi delle Regioni,  due indagini on line di tipo quantitativo – qualitativo che rilevano l’offerta formativa sia dei corsi dell’Area di professionalizzazione degli istituti professionali, che dei percorsi di Alternanza Scuola Lavoro realizzati dagli istituti di istruzione secondaria superiore.

I  risultati di tale indagini interessano a diversi livelli i seguenti soggetti istituzionali:

  • MIUR, che utilizza gli esiti dei monitoraggi come riferimento utile per valutare ed eventualmente modificare le azioni di sistema attuate e cogliere quanto, e in che modo, la conoscenza del contesto territoriale, dal punto di vista sociale, economico e lavorativo, sia funzionale agli apprendimenti degli studenti.
  •  Uffici Scolastici Regionali, Uffici Scolastici Provinciali,  che possono individuare negli esiti del monitoraggio orientamenti per la definizione di bandi e di linee guida e per identificare e diffondere le modalità operative più efficaci per favorire e ampliare la collaborazione e la sinergia tra diversi soggetti.
  • Enti Locali, impegnati a sostenere le scuole e le agenzie di formazione nel conseguimento degli obiettivi di Lisbona (l’85% di diplomati o qualificati entro il 2010), attraverso l’utilizzo degli spazi aperti della normativa per aiutare le scuole a costruire legami stabili con il territorio ed il sistema produttivo in cui sono collocate.
  • Imprese, impegnate nella diffusione di una cultura dell’accoglienza di studenti attraverso situazioni di accompagnamento e di tutoraggio.
  • Scuole, che possono utilizzare le esperienze realizzate dagli altri Istituti per adeguarne gli elementi caratterizzanti alle proprie esigenze, a sostegno della progettazione e della formazione dei docenti.

L’Area di professionalizzazione
Il curricolo delle classi IV e V degli istituti professionali, ad oggi, prevede un biennio così strutturato:

  • area delle discipline comuni di formazione umanistica e scientifica
  • area delle discipline di indirizzo
  • area di professionalizzazione, detta anche “Terza Area”, con un numero di ore annue variabile da 300 a 450 ore annue


E’ stata istituita con il  D.m. 15 aprile 1994, N. 98.
L’Area di professionalizzazione si attua in via principale attraverso convenzioni con le Regioni  in modo tale da consentire, al termine del percorso di studi, oltre al conseguimento del diploma di scuola secondaria superiore, anche di una qualifica professionale regionale. Le attività di professionalizzazione sono recepite nell’ambito della programmazione annuale degli Istituti Professionali e fanno parte dei Piani dell’Offerta Formativa poiché sono curricolari e concorrenti a determinare le valutazioni in itinere e finali degli studenti.
Nel caso in cui non sia realizzabile la quota del curricolo regionale per motivi di indisponibilità da parte della Regione competente per territorio, gli istituti professionali sono legittimati ad effettuare i “corsi surrogatori”. In questo caso, cioè, la scuola provvede a gestire direttamente anche le parti di curricolo di competenza regionale garantendone le caratteristiche e gli specifici obiettivi didattici, d’intesa anche con gli organismi produttivi. In questo caso ciascun istituto certifica, congiuntamente al conseguimento del diploma di stato, gli ambiti di specifica professionalità frequentati dagli allievi. Il corso tradizionale, unitamente all’Area di Professionalizzazione, conduce gli studenti, alla fine del quinto anno, al conseguimento del Diploma di Stato.

Vedi Tabella: Trend dell’Area di Professionalizzazione dal 2006/07 al 2008/09

Gli Istituti Professionali censiti per l’annualità 2008/09 sono stati 924. Considerato che gli istituti professionali in Italia sono 1.006 , nell’annualità considerata quelli che hanno realizzato corsi di Terza Area sono circa l’87% del totale.
I corsi erogati dai 924 istituti professionali censiti sono complessivamente 8.023, di cui 3.452 (43,6%) corsi regionali, che prevedono il rilascio di qualifiche professionali generalmente di secondo livello e 4.571 (57%) corsi di tipo surrogatorio, realizzati autonomamente dalle scuole.
Gli studenti iscritti alle classi  IV e V degli istituti professionali sono 173.047, gli  studenti iscritti ai corsi di  Terza Area (classi IV e V) sono 140.409 (81%), di cui  studenti di corsi regionali 60.065 (42,7%), studenti di corsi surrogatori 80.344 (57%).
Le metodologie: la suddivisione delle metodologie utilizzate nei corsi appare notevolmente differente: formazione in aula 47%, stage 41%, esercitazione pratiche 10%, visite guidate 2%, formazione a distanza 0%. Gli esiti dell’indagine evidenziano, ancora una volta, che i corsi dell’Area professionalizzante si caratterizzano in attività di aula e di stage, così come per l’anno scolastico 2006/07. L’attività dell’Area di professionalizzazione si caratterizza da un fare sequenziale: prima la formazione in aula e poi l’esercizio delle attività nelle imprese. 
Le imprese coinvolte nei corsi di Terza Area sono 48.081, di cui il 99% operano nel settore privato. A livello nazionale, confrontando il numero totale delle imprese coinvolte nei corsi Terza Area con il numero degli studenti partecipanti, risulta a livello nazionale che il numero medio degli studenti è del 2,8; al Nord dell’ 1,9, al Centro del 2,2, al Sud del 5,0, nelle Isole del 5,8. Se osserviamo la distribuzione regionale del dato osserviamo che l’Italia è frattale, per esempio: presenza di studenti in imprese Campania 8.71, in Basilicata 2.61. Questi dati, come è facilmente comprensibile, testimoniano che mentre al Nord la presenza di studenti nelle aziende (2 studenti circa per impresa) è tale da garantire un effettivo apprendimento attraverso l’esperienza in contesti di lavoro laddove come in Campania ci sono circa 9 studenti per impresa, considerate anche la dimensione delle imprese (1-9), la loro presenza,  parrebbe essere solo di osservazione.

Alternanza Scuola-Lavoro
In Italia, l’Alternanza Scuola-Lavoro è stata introdotta come modalità di realizzazione dei percorsi di scuola secondaria di II grado (art. 4 legge delega n.53/03). Successivamente con il D.L. n. 77 del 15 aprile del 2005, viene disciplinata l’Alternanza Scuola Lavoro quale metodologia didattica del Sistema dell’Istruzione per consentire agli studenti che hanno compiuto il sedicesimo anno di età di realizzare gli studi del secondo ciclo anche alternando periodi di studio e di lavoro.
Comparando i risultati statistici rilevati per ciascuna annualità scolastica, emerge un quadro in costante e graduale avanzamento caratterizzato da una forte espansione soprattutto negli ultimi tre anni, sia per gli istituti coinvolti, che per i percorsi realizzati, che per la partecipazione degli studenti. Se osserviamo la serie storica degli ultimi due anni, i dati evidenziano un indice in crescita generale per gli istituti scolastici partecipanti del 16% (pari a 149 istituti), mentre i percorsi sono in aumento del 36,8% (pari a 916 percorsi), gli studenti sono in aumento del 36% (pari a 18.604 studenti) e le imprese del 64% (pari a 103.063 imprese).

Vedi Tabella: Trend dell’Alternanza Scuola Lavoro dal 2004/05 al 2008/09

Per l’annualità 2007/08 sono state rilevate le attività di 1.088 istituti di istruzione secondaria di II grado, sedi di riferimento,  impegnati nella realizzazione di percorsi di Alternanza Scuola Lavoro; considerato che gli istituti di istruzione secondaria di II grado in Italia sono 3.486, nell’annualità considerata quelli che hanno realizzato percorsi in Alternanza sono circa il 31,5% del totale.
Gli studenti degli istituti di istruzione secondaria superiore di II grado per l’annualità presa in esame sono complessivamente 1.961.467 (esclusi gli studenti delle classi prime), mentre quelli iscritti ai percorsi di Alternanza sono 69.375, pari al 3,5
Le ore di attività didattica erogate complessivamente  sono 460.020, di cui  il 60% di attività in azienda per lo stage, il 32% di formazione in aula, il 5% di attività in azienda, il 3% di laboratorio di Impresa Formativa Simulata (IFS).
Le imprese coinvolte nei corsi di Alternanza sono 26.513, di cui il 99% operano nel settore privato. A livello nazionale, confrontando il numero totale delle imprese coinvolte nei corsi di Alternanza con il numero degli studenti,  risulta che il numero medio degli studenti è del 2,9.
Le competenze chiave: sui 3.404 percorsi i docenti hanno dichiarato di aver “progettato” 1.762 percorsi tenendo conto della competenza chiave “spirito di iniziativa ed imprenditorialità” cioè sviluppo di apprendimenti in una logica imprenditoriale.
La competenza richiede che il soggetto, attraverso le sue attività possa concretamente dimostrare che è capace di risolvere una situazione problematica o di sviluppare una capacità critica di pensiero e di spirito di iniziativa ed imprenditorialità in diverse situazioni.
Se analizziamo le discipline che sono utilizzate per lo sviluppo degli apprendimenti in una logica imprenditoriale, noteremo che predominano le discipline economiche (697), le discipline giuridico economiche (690), le materie letterarie (587), inglese (520), francese (206), a scapito di discipline come la matematica (194).

Focus sull’imprenditorialità nei  progetti di Alternanza a.s. 2007/08
Le scuole possono allegare ai dati quantitativi documentazioni sulla progettazione e realizzazione delle attività  Al fine dell’indagine sulla presenza o meno di tematiche relativi all’ “imprenditorialità”, è stato analizzato il contenuto dei 1.093 progetti relativi all’anno scolastico 2007/08.

Il metodo di analisi
Sono stati letti i 1.093 progetti che interessano le scuole di tutte le Regioni. Per focalizzarne il contesto semantico e, di seguito, quello pragmatico si è ricorso alla interpretazione che della tematica oggetto di indagine è stata fornita dai seguenti testi:

• la Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006, Competenze chiave per l'apprendimento permanente (2006/962/CE)”, in particolare la descrizione della competenza chiave n° 7, Senso di iniziativa e di imprenditorialità;
• il Regolamento per l’obbligo di istruzione, competenze chiave di cittadinanza, alla voce Progettare;
• i documenti inseriti nei portali

Da quei testi sono state ricavate le parole chiave per la ricerca e gli ambiti di significato da attribuirvi così come descritto di seguito.

Rispetto alla competenza senso di iniziativa e imprenditorialità sono state evidenziate le seguenti parole chiave e relativi campi semantici:

  • per imprenditorialità si intende “una gestione progettuale proattiva” (competenza chiave n° 7), 
  • meglio specificata come attività che comporta azioni connesse al “Progettare: elaborare progetti di intervento” (come specificato nella descrizione delle competenze chiave di cittadinanza previste nel regolamento dell’obbligo di istruzione), nel contesto della nostra indagine, tale attività associata ad attività di progettazione inerenti un particolare territorio/indirizzo di studi;
  • una accezione più complessa della competenza si esprime anche attraverso “la capacità di una persona di tradurre le idee in azione” (competenza chiave n° 7), che nel contesto dell’analisi è stata attribuita ad attività che prevedano, non solo la progettazione, ma anche realizzare progetti o la simulazione di attività in Impresa Formativa Simulata;
  • l’ “avere consapevolezza del contesto in cui si opera al fine di cogliere le opportunità che si offrono” (competenza chiave n° 7) è un’abilità che si può assumere associabile anche ad esperienze di stage;
  • infine “la capacità di lavorare sia individualmente sia in collaborazione all'interno di gruppi” riprende una interpretazione, secondo noi importante, della competenza imprenditorialità richiamata anche nel regolamento dell’obbligo di istruzione, nel nostro caso interpretabile come pratica e formazione al lavoro di gruppo.

Per lo sviluppo di queste competenze la Raccomandazione, alla descrizione della competenza n° 7, prevede l’acquisizione di conoscenze articolate come:

  • “conoscenza generale del funzionamento dell’economia” nel contesto del territorio di riferimento e degli sbocchi occupazionali connessi all’indirizzo di studio,
  • “identificare le opportunità disponibili per attività personali, professionali e/o economiche”.

Lo studio sopra descritto ha fornito gli indicatori da utilizzare per la ricerca sulle documentazioni dei progetti. Queste in sintesi.
Per la tematica afferente l’imprenditorialità si è verificata lo sviluppo di attività:

  • per elaborare progetti
  • per realizzare progetti
  • di Impresa Formativa Simulata
  • di stage
  • di formazione al lavoro di gruppo

Per la tematica afferente l’accesso al lavoro si è verificata la presenza di moduli di:

  • informazione su territorio, sbocchi occupazionali e mercato del lavoro 
  • esercitazioni per la costruzione del curriculum.

La formulazione finale degli indicatori descritti sono anche l’esito del testing effettuato sul 10% dei progetti. In particolare, da quanto emerso dai test, l’indicatore stage risulta poco significativo se usato come unico filtro di identificazione della tematica imprenditorialità, perché ricorrente nella quasi totalità dei progetti: si è quindi deciso di rilevarne la presenza solo nei progetti che presentano gli altri indicatori riferiti alla stessa tematica.

Esito dell’analisi
Per le attività in IFS sono ai primi posti  l’Umbria (con 8 progetti), la Campania (8) e il Veneto (7). Complessivamente sul territorio nazionale, relativamente ai 1.093 progetti analizzati, l’alternanza sembra interessare le modalità IFS solo per il 2,74% dei progetti presentati.
Attività inerenti la formazione al lavoro di gruppo sono prevalentemente realizzate nei progetti delle scuole della Puglia (con 30 progetti su 46), della Sardegna (con 13 su 14) e del Veneto (10 su 30).
Come già accennato, l’indicatore Stage è diffusamente presente in tutti i progetti, salvo per quelli rivolti a soggetti delle prime tre classi, perché spesso minorenni: ciò giustifica il numero di 17 progetti, tra quelli selezionati sugli altri indicatori, che non prevedono attività di stage.
Complessivamente 206 sono i progetti che sviluppano la tematica dell’imprenditorialità trattata con gli indicatori di cui sopra, pari al 18,85% dei progetti presi in esame (Tab 1 – dati di sintesi sull’imprenditorialità). Interessano singole Regioni non aggregabili per area geografica e, in particolare, percentualmente sui progetti delle singole Regioni ed in ordine di importanza: Sardegna, Umbria, Veneto, Liguria, Piemonte, Puglia, Basilicata, Abruzzo.
 

Vedi Tabella: Dati di sintesi sull’imprenditorialità 

 
Vedi Tabella: Analisi delle variabili per area geografica

L’Impresa Formativa Simulata
L’impresa formativa  simulata nasce nel 1994 con l’obiettivo di dare l’opportunità alle scuole soprattutto agli istituti ad indirizzo commerciale od economico aziendale, di simulare il processo di realizzazione e gestione di un’azienda.
L’IFS simula in laboratorio la creazione di un’impresa: dall’individuazione del prodotto (business idea) alla elaborazione del business plan fino all’implementazione dell’impresa stessa. L’impresa simulata emula tutte le attività dell’impresa reale tutor, con cui avvia una stretta collaborazione per tutta la durata dell’intervento.
Grazie all’impresa formativa simulata gli studenti possono operare nella scuola come se fossero un’azienda laboratorio in cui è possibile operare secondo il modello del “learning by doing” e del problem solving. Le IFS interagiscono fra loro ed operano nel mercato della rete telematica, rispettando la normativa italiana in tutto e per tutto come se fossero aziende reali (gli unici elementi non reali sono i prodotti  servizi che offrono e la moneta).
L’attività di laboratorio favorisce la qualità dell’apprendimento e permette di creare un ambiente ispirato al gioco di  ruolo. L’IFS è terreno per la sperimentazione di una nuova e motivante didattica,  in cui si misura la disponibilità ad approcci ed a scelte operative favorevoli all’integrazione, alla flessibilità, alla modularità ed ad una valutazione degli studenti più oggettiva. In questa ottica il compito del laboratorio IFS è anche quello di educare ad una cittadinanza attiva e responsabile, la simulazione di impresa diventa pratica educativa del futuro cittadino ed il laboratorio il luogo di congiunzione tra scuola ed impresa, nel quale maturano, si arricchiscono e si assestano quelle competenze professionali necessarie anche nel mondo del lavoro.

Il MIUR ha affidato all’Agenzia nel 2006/07 il compito di realizzare un vero e proprio ambiente on line che abbiamo chiamato IFSNetwork.
IFSNetwork é un ambiente virtuale che supporta on line la simulazione di impresa in tutte le sue fasi (dalla costituzione alla gestione)  e permette di condividere le esperienze di simulazione in un e-market-place in cui le IFS presenti sul territorio nazionale effettuano tra loro transazioni commerciali di vendita e/o di acquisto. Rende possibile l’uniformità delle pratiche delle IFS ed il monitoraggio delle attività.              
IFSNetwork opera secondo il concetto della rete: il progetto stesso nasce con l’idea che le IFS si costituiscano in una rete di relazioni, che rappresenta lo scenario all’interno del quale le IFS vivono e che esse stesse contribuiscono ad alimentare. La rete è stata potenziata in un vero network, grazie all’utilizzo di internet e alla possibilità di fare tutte le operazioni on line in un sistema unico.
L’altro concetto sul quale ci siamo soffermati è quello della simulazione: un ambiente unico  all’interno del quale operano le IFS, con potenzialità di sviluppo ad altri tipi di impresa oltre a quelle di tipo commerciale. L’ambiente così pensato e progettato punta, come tutto il progetto dell’Impresa Formativa Simulata, all’innovazione, un’innovazione che coniuga tecnologia e metodologia didattica.
L’obiettivo che ci siamo posti è stato quello di costruire uno strumento didattico e formativo che rispondesse alle specifiche esigenze della scuola e dei giovani fra i 16 e 19 anni.

IFSNetwork è un ambiente unico on line per lo sviluppo della rete delle Imprese Formative Simulate:

  • consente ai docenti, attraverso strumenti dedicati, di programmare, condurre e monitorare le attività didattiche connesse alla simulazione di impresa;
  • informatizza le procedure di adesione ed attivazione,  consente un flusso comunicativo, trasparente e veloce, fra IFS e Simucenter;
  • rende disponibili ed accessibili in tempo reale,  in base al  ruolo ricoperto, i dati, le informazioni e i materiali prodotti da ciascuna IFS;
  • traccia le attività relative alla costituzione ed alla gestione di una impresa formativa simulata;
  • monitora in itinere ed ex post  lo sviluppo delle IFS;
  • permette allo studente di essere protagonista dell’attività, “lavorare” in un ambiente dinamico nel quale per apprendere è necessario utilizzare dei dati e costruire nuovi percorsi, imparare a disciplinarsi, esprimersi mediante la ricerca di soluzioni diverse

IFSNetwork è costituito da:

  • gli studenti, che costituiscono l’impresa formativa simulata assumendo il ruolo di soci, amministratori e dipendenti.
  • La scuola che rappresenta il quadro all’interno del quale l’impresa simulata si realizza
  • l’impresa Tutor, un’azienda reale del territorio che collabora con l’IFS  aiutandola nelle diverse fasi di creazione e gestione di un impresa.

Vedi Tabella: Impresa Formativa Simulata  

Riflessioni conclusive: i versus dell’imprenditorialità nelle scuole italiane
In sintesi, l’attività storica di esperienze scuola-lavoro era all’inizio destinata ai percorsi professionalizzanti rappresentanti prevalentemente dalle esperienze dell’Area di professionalizzazione degli istituti professionali.
Nel tempo l’attenzione si è spostata su tutte le scuole di II grado con il ricorso a percorsi di Alternanza con forte carattere metodologico e facilitanti lo sviluppo di competenze di imprenditorialità piuttosto che professionalizzanti, anche se c’è una forte differenza tra le diverse aree regionali. Rimane comunque un’attività impegnativa dal punto di vista organizzativo.
L’opzione  metodologica ha consentito di gestire le Imprese formative simulate in aule dedicate e di  rendere  non rigorosa l’età di 16 anni come limite inderogabile ai percorsi. L’investimento sugli aspetti metodologici ha permesso di migliorare la qualità tecnica e valoriale dei percorsi di impresa formativa simulata: la loro modalità dilata, attraverso la simulazione, la durata dell’esperienza in contesti reali di vita e lavoro.

• Addestramento professionale (Area di professionalizzazione) vs apprendimento esperienziale in contesti di lavoro (Alternanza)
• Alternanza come solo stage vs Alternanza come realizzazione di una attività/progetto personale o per gruppi di scopo
• Sviluppo di apprendimenti per discipline separate vs sviluppo di competenze strategiche 
• Attività scolastica supportata da aziende vs sistema organizzato di apprendimento territoriale Scuola/Lavoro
• Laboratori tecnico/professionali semplici vs ambienti di simulazioni di realtà complesse

Intervento di Antonella Zuccaro, coordinatore Sezione Scuola-Lavoro, presso l'Agenzia per lo Sviluppo dell'Autonomia Scolastica (ex-Indire) 


 

 
Articoli correlati

La riorganizzazione dell’Istruzione degli Adulti
di Donatella Rangoni (13 Maggio 2013)

Lavoro e apprendimento: un binomio possibile
di Antonella Zuccaro (08 Febbraio 2013)

Primi esiti dell’indagine sugli sbocchi occupazionali degli studenti in alternanza scuola lavoro
di Vera Bortot (04 Febbraio 2013)

La banca dati ITS a sostegno del sistema
di Antonella Sagazio (04 Febbraio 2013)

Un'indagine dell'ANSAS su alternanza scuola e lavoro
di Annachiara Bianchi e Vera Bortot (12 Marzo 2012)

Intervista alla Dirigente Scolastica Giuseppa Antonaci
di A. Augenti e M.G. de Judicibus (12 Marzo 2012)

Scuola e Lavoro: a che punto siamo?
di Antonella Zuccaro (12 Marzo 2012)

Guida alla consultazione dei Monitoraggi
di Antonella Zuccaro (25 Novembre 2009)

IFSNetwork: l’esperienza della simulazione aziendale in aula
di Matteo Isoni (25 Novembre 2009)

Le imprese in Alternanza Scuola-Lavoro
di Rosalia Delogu (25 Novembre 2009)

Gli Istituti Professionali e l’Alternanza Scuola-Lavoro
di Vera Bortot (25 Novembre 2009)

A che punto siamo con l’Alternanza Scuola-Lavoro?
di Antonella Zuccaro (25 Novembre 2009)

Scuola Lavoro: il nuovo portale
di Redazione Scuola Lavoro (24 Novembre 2009)

Alternanza scuola-lavoro: esperienze dal 1996
di Francesco Proia (22 Febbraio 2005)

Dal punto di vista di una Camera di Commercio
di Patrizia Rabatti (07 Febbraio 2005)