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Progetto Cl@ssi2.0: protagoniste le classi!

Il supporto dell’Ufficio Scolastico Regionale Emilia-Romagna

di Daniele Barca
09 Marzo 2010

L’idea proposta dal progetto Classi 2.0 di sperimentare per un triennio in 12 prime classi della secondaria di primo grado dell’Emilia-Romagna nuovi ambienti per l’apprendimento anche con l’ausilio delle tecnologie è stata accolta sin dall’inizio dall’Ufficio Scolastico Regionale con grande entusiasmo ed aspettative.
L’USR coordina il gruppo di lavoro regionale; svolge il controllo nella gestione e la verifica dell’attuazione del progetto”. Queste le competenze assegnate agli Uffici Scolastici Regionali e definite, in base ai contenuti proposti nei seminari di lancio del progetto Classi 2.0, dal decreto 11836 del 2 ottobre 2009 con cui è stato nominato il Gruppo di Lavoro in Emilia-Romagna . Sostanzialmente un ruolo di coordinamento e di relazione con gli altri attori del progetto, l’Università degli studi di Bologna, il nucleo territoriale dell’ANSAS e le 12 scuole sparse su tutto il territorio regionale, da Rimini e Ravenna fino a Piacenza. Con un’attenzione forte a scandire i tempi di collaborazione, a pubblicizzare le scelte effettuate, a puntellare amministrativamente un progetto che si fonda, come è evidente, su fattori di sperimentazione e di partecipazione bisognosi di una forte autonomia di sviluppo da parte delle scuole coinvolte.
Per questo, insieme ad un aggiornamento continuo della pagina dedicata sul sito dell’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna in presenza delle azioni di sistema più significative (creazione del Gruppo di Lavoro, ripartizione dei finanziamenti, completamento delle progettazioni) si è proceduto finora ad una formalizzazione che ha segnato le fasi più importanti di lavoro comune.

Il sistema Classi 2.0
Ho voluto parlare di azioni di sistema perché, in effetti, per il progetto Classi 2.0 la dimensione sistemica, oltre quella delle relazioni, è stata centrale in questi primi mesi di lavoro. Il progetto, infatti, non è solo una sperimentazione didattica, come non è solo gestione delle risorse; non è solo controllo dell’attuazione, come non è solo implementazione di tecnologie: è un po’ di tutto questo e, in questa logica, si è dimostrata molto efficace l’istituzione del Gruppo di lavoro dove, se è vero che ogni partner ha ed ha avuto un suo preciso ruolo coerentemente svolto nella nostra esperienza (l’Università la progettazione, l’ANSAS la documentazione, l’USR il coordinamento), è anche vero che ci troviamo di fronte ad uno dei casi in cui è empiricamente dimostrata questa citazione di Francesco Antinucci:
La tesi che vogliamo illustrare è questa: così come la bottega è un ambiente funzionale all’apprendimento esperienziale, la scuola è un’organizzazione funzionale al modo di apprendere simbolico-ricostruttivo e alla tecnologia che lo supporta… modo di apprendere, supporto tecnologico e organizzazione strutturale della scuola formano un organismo fortemente integrato. Essi sono interdipendenti: non è possibile modificarne uno senza modificare gli altri.” (F. Antinucci, La scuola si è rotta, 2001).
Per questo motivo sono state messe in gioco nel gruppo di lavoro competenze varie di tipo amministrativo, didattico, tecnologico, come quelle dei colleghi del progetto regionale Marconi che da anni lavorano sul territorio provinciale di Bologna per lo sviluppo delle esperienze di didattica con le nuove tecnologie. In puro stile 2.0 la contaminazione dei saperi, delle esperienze e delle pratiche è stato finora il punto di forza del Gruppo di Lavoro che, anche nel corso dei molteplici appuntamenti, è riuscito ad operare in maniera coesa ed orientata al’ascolto delle scuole.

Il Gruppo di lavoro
In questo senso l’operato dell’intero Gruppo si è qualificato essenzialmente per due fattori tra loro legati:

  • attenzione al processo e alla formalizzazione dello stesso: si è dato ampio margine alle scuole di costruire la propria progettazione all’interno delle singole realtà, rispettando le 12 realtà locali; ma non si è mai dimenticato di offrire ai consigli di classe coinvolti sostegno, riflessione, anche “certificazione” delle scelte operate o in procinto di esserlo.
  • attenzione al livello e alla qualità della condivisione: una significativa attività di reportistica degli incontri finora svolti ha permesso un continuo scambio di idee, sia all’interno del Gruppo di lavoro, sia con le scuole, nel rispetto dei tempi di lavoro di ogni realtà e con grande disponibilità reciproca.


Disponibilità
A proposito di disponibilità: quanto è stato realizzato ad oggi non sarebbe stato possibile senza il contributo del team messo in campo dal prof. Luigi Guerra, della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Bologna che ha saputo fornire un indirizzo scientifico preciso e chiaro ma aperto alle scuole e alle specifiche esigenze. Analogamente i colleghi dell’ANSAS nucleo territoriale, Claudia Vescini e Claudio Dellucca, hanno messo a disposizione il know how personale e dell’Agenzia con una presenza costante in tutte le azioni attivate.
Sicuramente non va dimenticata, poi, la disponibilità delle scuole: a fronte dell’apertura verso i livelli di esperienza tecno-didattica sinora acquisita e del rispetto delle prerogative di ognuno, c’è stata una grande risposta nel mettersi in gioco e nel condividere i passi in avanti già fatti del percorso, manifestando un’adesione non scontata all’iniziativa ed un coinvolgimento forte a partire dai dirigenti scolastici, presenti in tutte le fasi finora realizzate.

Diario di bordo
Tutto bene, allora? Va tenuto presente che si tratta di un work in progress, su tempi a medio (anno scolastico) e lungo termine (i tre anni complessivi), e che il nostro diario di bordo ha registrato anche qualche difficoltà, come l’esperienza non semplice – per difficoltà tecnologiche – degli incontri sincroni a distanza e la minima partecipazione alla comunità dei forum di Edulab, dove se è vero che c’è molta diligenza nel pubblicare tutti i documenti realizzati dalle scuole, è però risultato difficile creare un continuo dialogo riflessivo. E questo nonostante il buon cammino di conoscenza fatto, iniziato a settembre - ancor prima delle convocazioni nazionali -, il far crescere negli incontri in presenza ogni singola realtà rispettando i diversi stili di lavoro, proponendo il nuovo linguaggio delle classi aperte e dei nuovi media, l’attenzione all’ascolto, alla lettura, alla verifica delle esperienze, in continuità e nel rispetto dei tempi di programmazione dei singoli consigli di classe.

Scoperte
In questo senso il Gruppo di lavoro si è confrontato con alcune novità rispetto ai vari progetti cui si è assistito a livello nazionale nell’ultimo decennio in tema di nuovi media per la didattica; novità che si riporta in sintesi, ma che costituiranno il fil rouge della nostra riflessione:

  1. Ruolo del Consiglio di classe: forse è la prima volta che in un progetto che si fonda sui linguaggi dell’insegnamento/apprendimento, non si coinvolge una materia o un team ristretto di docenti, ma l’intero consiglio di classe, con tutte le variabili della docenza (adesione, motivazione, diversi livelli di competenze didattiche e tecnologiche, status professionale, ecc.)
  2. Centralità dei singoli processi: ogni classe ha fatto i conti con le proprie esigenze delineando una propria cifra del 2.0, partendo da scelte precise come, per esempio, il coinvolgimento delle famiglie, la presenza di disabilità, la crescita in ambito tecnologico, la valorizzazione dell’accoglienza, ecc.
  3. Formazione flessibile, modulare e a richiesta: è stato realizzato una sorta di coaching di gruppo. La formazione proposta non è generalizzata. Sono state e saranno proposte iniziative di formazione aperte alla partecipazione di chi è interessato e che mette a buon fine le risorse dei tre attori del gruppo di lavoro e le richieste e le competenze delle scuole coinvolte. Dalla documentazione alla LIM, da moodle alla disabilità, vengono offerte occasioni di formazione più che obblighi formativi.

Dove siamo
E’ possibile con queste premesse contribuire a modificare l’ambiente di apprendimento? Oggi non abbiamo una risposta, ma sicuramente abbiamo ricavato qualche indicazione sulla strada da percorrere, tutte connotazioni che hanno la cifra del relazionale.
Ogni scuola è giunta all’appuntamento con quest’esperienza con una propria storia, di didattica e di tecnodidattica. Questo punto d’arrivo/partenza si è confrontato a sua volta con la storia concreta (esperienze, formazione, saperi, concezioni di scuola) dei 12 consigli di classe che da settembre hanno fatto i conti con le classi, quelle reali (trovandole diverse in alcuni casi da come se le erano immaginate).
Un ulteriore confronto c’è stato, poi, nel lavoro in presenza e a distanza con le “storie” presenti nel Gruppo di lavoro e, soprattutto negli incontri più recenti, quando si sono sostanziate le progettazioni, con le storie delle altre classi, operando una sorta di confronto, contaminazione, a volte anche piccoli ripensamenti.
Da questo intrecciarsi di storie, stanno sorgendo 12 ambienti, qualcuno simile, ma nessuno uguale, dove non si potrà dire se uno è più avanzato o no proprio perché ogni realtà ha tradotto esigenze precise e diverse, come sperimentare linguaggi multimediali, dotare i ragazzi di un pc a testa, partire dall’attenzione ai disabili, costruire i ambienti on line, sfruttare le risorse gratuite, insistere sul lavoro di gruppo. Ambienti di apprendimento in senso ampio dove anche scelte analoghe non potranno dirsi uguali perché collocate in tempi differenti nell’anno di partenza e nel triennio, come la trasformazione del setting, l’implementazione delle tecnologie, la riflessione su presenza e distanza nella dinamica di classe.
Tutte scelte che trovano spazio nelle progettazioni che in questi giorni i consigli di classe stanno rendendo pubbliche. Rendendo, nella filosofia del progetto, protagoniste le classi.


Daniele Barca (coordinatore del Gruppo di Lavoro Classi 2.0 Emilia-Romagna)

 
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