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LINGUAGGI DELLA COMUNICAZIONE

Che cos’è la competenza digitale?

Un'indagine europea a caccia di risposte

di Silvia Panzavolta
19 Ottobre 2010

Il progetto LINKED (Leveraging Innovation for a Network of Knowledge on Education) è un progetto europeo finanziato dalla Commissione Europea che ha l’obiettivo di organizzare e gestire la conoscenza in merito a due concetti chiave: la competenza digitale e i giochi digitali.
Il primo concetto, la competenza digitale, è stato dunque oggetto di una revisione sistematica (systematic review) che ha visto il gruppo di ricercatori impegnati prima nella definizione dello stesso e poi nel tentativo di mettere in relazione tale competenza con i contesti formativi, l’apprendimento e il curricolo. Le domande alle quali il progetto ha cercato di dare risposta sono le seguenti: cosa si intende con “competenza digitale”? Che rapporto c’è tra la competenza digitale e le competenze chiave che ogni studente dovrebbe acquisire? Come dovrebbe essere sviluppata la competenza digitale a scuola? Quali sono le metodologie didattiche più adeguate per sviluppare nei ragazzi questo tipo di competenza?

La revisione sistematica ha riguardato un corpus di circa 1.000 tra articoli, rapporti di ricerca, saggi ecc. I criteri adottati per addivenire a tale corpus sono stati i seguenti:

- il materiale doveva essere in lingua inglese, in modo che chiunque potesse essere in grado di verificare le fonti;
- il materiale doveva essere stato rivisto da esperti con il metodo della peer-review; questo per garantire la scientificità delle fonti utilizzate;
- il materiale doveva essere stato pubblicato tra il 2005 e il 2010, ovviamente per garantire una maggiore attendibilità anche delle ricerche consultate (in questo campo, ricerche effettuate prima del 2005 rischiano di essere superate).

Per quanto riguarda gli strumenti, sono stati ampiamente scandagliate banche dati full-text di articoli e tutto il materiale pubblicato in materia da organismi internazionali come l’UNESCO, l’OCSE, l’Unione Europea ma anche materiale di ricerca prodotto da grandi aziende, come Intel, Cisco e Microsoft.

La competenza digitale è, diciamo così, l’ultima nata in termini di etichette create per esprimere la capacità di un soggetto di muoversi nel modo digitale. Prima di questa hanno avuto successo termini quali ICT skill, information skill, digital skill, Internet skill, information literacy ecc. Talvolta queste etichette fanno riferimento a capacità, abilità o competenze simili, talvolta invece i concetti sono limitati all’uso di Internet o riferiti all’uso dei linguaggi multimediali più in generale. La proliferazione dei termini riflette probabilmente la rapida evoluzione delle tecnologie ma anche l’apporto di aree scientifiche diverse. In effetti, dibattono e scrivono sullo stesso concetto professionisti e ricercatori provenienti da background culturali diversi: informatici, bibliotecari, documentalisti, psicologi, pedagogisti ecc.

L’uso del termine “competenza digitale” è in un certo senso legato da una parte alle evoluzioni del concetto di abilità (approdato al più complesso e completo concetto di “competenza”, che denota il possesso non solo di conoscenze teoriche ma anche performative rispetto ad un determinato dominio) dall’altra a spinte politiche – come quelle della Commissione Europea - che indirizzano gli stati Membri verso obiettivi di apprendimento standard a livello europeo.
Recentemente, la Commissione Europea ha definito la competenza digitale come una competenza che implica un uso sicuro e critico delle tecnologie della società dell’informazione in ambiti diversi, come il lavoro, lo studio, l’intrattenimento e la comunicazione.

L’Unione europea (2010) ha poi collocato tra le 10 competenze chiave per la vita anche la competenza digitale (ricordiamole a beneficio del lettore: comunicazione nella madre lingua; comunicazione in una lingua straniera; competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia; competenza digitale; capacità di imparare ad imparare; competenze sociali e civiche; spirito di iniziativa e imprenditorialità; consapevolezza ed espressione culturale).

Anche le competenze fondamentali del XXI secolo menzionano tra le altre la competenza digitale (literacy skill) che declinano in un set di abilità relative a:

- interazione: capacità di sperimentare l’ambiente con un approccio di problem-solving;
- performance: abilità di adottare prospettive alternative al fine di improvvisare e scoprire;
- simulazione: abilità di interpretare e costruire modelli dinamici di fenomeni reali;
- appropriazione: abilità di sintetizzare e re-mediare contenuti multimediali;
- multitasking: abilità di scansionare il proprio ambiente mantenendo più fuochi di attenzione;
- cognizione distribuita: abilità di interagire in modo significativo con gli strumenti ed espandere le proprie capacità mentali;
- intelligenza distribuita: abilità di mettere insieme l’informazione e mettere a confronto i vari punti di vista nell’ottica di un comune obiettivo;
- giudizio: abilità di valutare l’affidabilità e la credibilità delle diverse fonti di informazione;
- navigazione crossmediale: abilità di seguire il flusso della narrazione e dell’informazione attraverso molteplici modalità di rappresentazione;
- networking: abilità di fare rete per sintetizzare e disseminare informazione;
- negoziazione: abilità di confrontarsi con modalità di comunicazione diverse, rispettando il punto di vista altrui.

A fronte, però, di una tale mole di studi, articoli, saggi o linee guida rispetto alla definizione di competenza digitale, si registra una preoccupante assenza – o meglio limitatissima presenza – di studi empirici che cerchino di misurare la competenza digitale. Van Deursen e van Dijik (2009) osservano che i pochi studi in tal senso sono metodologicamente limitati: campioni piccoli, metodologie e raccolta di dati discutibili. Bisognerebbe, secondo i due ricercatori olandesi, analizzare la competenza digitale in varie prospettive di studio:

1. una prima direttrice riguarda, secondo gli autori, l’area operativa: quali competenze sono necessarie per “operare” con i media;
2. una seconda direttrice riguarda i contenuti digitali e più in particolare le modalità di interazione con l’informazione e la ricerca delle fonti digitali;
3. una terza direttrice ha a che fare con il linguaggio dei media e dei materiali digitali e che quindi riguarda la comprensione e la produzione di strutture specifiche di oggetti che sono non solo oggetti “digitali” ma artefatti sociali;
4. la quarta direttrice investe invece le implicazione personali (obiettivi, motivazioni, valori, emozioni ecc.) del soggetto che usa i media digitali.

Mentre le prime 3 direttrici sono più facilmente testabili, la quarta dimensione non viene generalmente presa in considerazione perché complessa. Nelle loro ricerche, i due autori olandesi hanno affrontato le 4 componenti mettendo a punto degli specifici test di verifica che allo stato attuale, però, necessitano di validazione da parte della comunità scientifica.

Un’altra strada battuta per la definizione della competenza digitale è inoltre lo studio del digitale divide, ossia il gap – culturale ma anche in termini di risorse economiche - esistente in gruppi sociali diversi rispetto all’accesso alle risorse digitali. Una trattazione approfondita dell’argomento non è lo scopo di questo scritto, in ogni caso si tenga presente che l’affermarsi sempre più “politico” del concetto di competenza digitale si deve anche al radicamento di posizioni di isolamento e inaccessibilità al mondo digitale da parte di gruppi (studenti compresi) deboli o svantaggiati.

Rispetto alla domanda, invece, quali sono le migliori pratiche didattiche per supportare lo sviluppo della competenza digitale a scuola, i ricercatori del progetto LINKED hanno prima definito cosa si dovesse intendere con “pratiche didattiche”, arrivando alla definizione operativa di considerare tutti i vari tipi di attività, compiti, pratiche in base ai quali gli studenti sono guidati o istruiti dal docente nel corso delle lezioni o in altri setting educativi.

Dall’analisi condotta è emerso che non esistono allo stato attuale ricerche empiriche in condizione controllata o semicontrollata in cui siano state indagate tali variabili.
Abbondano invece gli studi in cui vengono riportate interviste ai docenti, focus group o materiale autoriflessivo degli stessi in merito alle migliori pratiche di supportare lo sviluppo della competenza digitale. Da queste analisi i ricercatori sembrano concordare sul fatto che le componenti essenziali per lo sviluppo della competenza digitale siano:

- un setting scolastico tecnologicamente ricco ed integrato con la didattica quotidiana (quindi non l’aula informatica in cui si va una volta alla settimana ma un’aula innervata di tecnologie utilizzate quotidianamente);
- una didattica curriculare supportata dalle tecnologie (quindi utilizzare il pc o il mobile learning per l’insegnamento dei contenuti curricolari e non l’informatica o “l’educazione alle TIC” come materia curriculare separata);
- una didattica che preveda la partecipazione attiva degli studenti, con compiti in cui si richiede loro la produzione di materiali digitali, la consultazione di fonti diversificate in Rete, la partecipazione a comunità di pratica online, la risoluzione di problemi autentici;
- una didattica che sia ricca di momenti di confronto con la realtà e di possibili ponti con l’esperienza pregressa dei ragazzi.

Un confronto con le opinioni degli studenti in merito ha mostrato un’alta convergenza percettiva tra i 2 punti di vista (dei docenti e degli studenti), quindi anche i ragazzi ritengono che le condizioni sopra menzionate di fatto contribuiscano allo sviluppo della competenza digitale.
Ovviamente si potrebbe osservare che molti dei requisiti menzionati per un migliore sviluppo delle competenze digitali sono in realtà comuni a quelli previsti per l’acquisizione di competenze di altre discipline o assi culturali (es.  asse dei linguaggi, asse matematico, asse scientifico tecnologico, asse storico-sociale); ciò è sicuramente vero e questo dimostra come lo sviluppo della competenza digitale sia, come si diceva poc’anzi, intrecciata con dimensioni trasversali a tutti i contesti di apprendimento (motivazione, interesse, metacognizione, socialità).

Il progetto LINKED, pertanto, ritiene che da questa, seppur limitata, indagine conoscitiva in letteratura emerga una forte necessità di effettuare studi di natura empirica e sperimentale; occorre anche predisporsi a seguire con pazienza un concetto che, data la veloce trasformazione dei media e del mondo digitale, continuerà ad evolversi velocemente, forse sfuggendo in parte alla volontà definitoria di ricercatori, politici e operatori della scuola. 

Per contattare l’autrice scrivere a s.panzavolta@indire.it

Il lavoro di ricerca è stato coordinato dall'Università di Helsinki, in particolare dalle ricercatrici Liisa Ilomaki (liisa.ilomaki@helsinki.fi), Minna Lakkala (minna.lakkala@helsinki.fi) e Anna Kantosalo (akantosa@cc.hut.fi). Chi volesse contattarle può farlo in inglese ai rispettivi indirizzi email.

Le illustrazioni presenti nell’articolo sono di Rachel Caiano, http://www.flickr.com/photos/7415955@N08/ condivise sotto licenza Creative Commons, http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.0/deed.en

 

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