di Samuele Calzone
27 Settembre 2011
La scuola italiana attuale è il risultato di una storia lunga e complessa
[1] che negli ultimi anni si è arricchita di
sperimentazioni e riforme strutturali che ne hanno modificato
l’aspetto: il dibattito sugli obiettivi da raggiungere, le metodologie da
utilizzare e gli esiti da misurare è ancora oggi molto vivo ed incoraggia
continue pubblicazioni, che a volte, come ricorda il Prof. De Mauro, sono
intitolate allo sfascio o al fallimento [2] o sono
portatrici di facili e semplicistiche soluzioni.
Il tema “scuola” è
dunque oggetto di molte attenzioni. Il contributo che qui viene proposto non
vuole offrire nuovi spunti ed argomentazioni per alimentare questo
dibattito; intende, invece, promuovere una riflessione
sull’opportunità di un’azione di monitoraggio che descriva il mondo
della scuola e lo renda più attraente, in termini di infrastrutture, di
competenze professionali e di miglioramento degli apprendimenti. La riflessione
che viene suggerita nasce dall’esperienza e dalla misurazione dei risultati dei
Programmi Operativi Nazionali (PON) attivi nelle regioni
dell’Obiettivo Convergenza (Calabria, Campania, Puglia e
Sicilia) e propone, nella pratica scolastica, un modello di
monitoraggio che consenta di cogliere i problemi emergenti e di riflettere sulle
attività intraprese in relazione al processo che si intende dirigere e agli
obiettivi che si intendono perseguire. Sarà utile, a premessa di questa
indagine, fornire una schematica definizione di “scuola come un
sistema complesso di relazioni, modelli educativi” e
infrastrutture fondato su un principio di autonomia didattica,
organizzativa ed amministrativa. La scuola, così intesa, avrà
tra i suoi compiti un obiettivo di particolare importanza: realizzare quella che
il filosofo Karl Popper [3] chiama società aperta.
Deve, infatti, formare persone in grado di affrontare in modo razionale i
problemi, di prendere decisioni responsabili e di riconoscere e correggere i
propri errori. Una scuola aperta, alla pluralità di valori e di
credenze, alle molte visioni del mondo, alla diversità e al confronto fra le
idee, può progettare interventi didattici sulla base delle esigenze conoscitive
dei propri studenti e adottare, nell’analisi delle proposte formative erogate,
una logica “multidimensionale e multistakeholder”[4]. Per riuscire in questo compito, di fronte ad una
realtà in continuo divenire che richiede di intercettare nuovi bisogni formativi
ed esigenze conoscitive, la scuola deve dotarsi di uno strumento di
“orientamento”, una bussola che indichi possibili sentieri da percorrere ed
offra nuove possibilità. L’esperienza dei Programmi Operativi Nazionali
(PON), rinnovati con la Programmazione Unitaria 2007-2013 [5], rappresenta una realtà interessante che sostiene il
sistema-scuola delle quattro regioni dell’Obiettivo Convergenza attivando, come
strumenti di “orientamento e di governance”[6], azioni di
monitoraggio che permettono di migliorare la capacità decisionale, la scelta
degli interventi, la sostenibilità delle azioni, l’efficacia delle iniziative da
attuare, l’efficienza degli investimenti da fare, la trasparenza, la
partecipazione e la condivisione[7]. Il
concetto di monitoraggio proposto dalla nostra riflessione assume, rispetto al
significato tradizionale di “controllo”, “verifica”, una dimensione semantica
più ampia: monitorare [8]
significa avvertire, consigliare - monitor probabilmente era il
suggeritore, il servo nomenclatore; la parola monitore rimanda
alle pubblicazioni settecentesche. Il Monitore Italiano è infatti il
nome di un periodico politico indipendente (dal nome della rivista francese
Moniteur) fondato nel 1798 a Milano, al quale hanno collaborato
filosofi, letterati, studiosi come Melchiorre Gioia e Ugo Foscolo[9]. Il periodico doveva informare i lettori sulle novità
politiche della Repubblica Cisalpina offrendosi come guida per comprendere i
cambiamenti più rilevanti [10]. Nel contesto educativo
promosso dai PON il termine monitoraggio, pur mantenendo l’accezione originaria
di consigliare e l’accezione moderna di
informare, ha una nuova valenza conoscitiva: è azione
di ricerca, procedura di osservazione sistematica, ovvero un
insieme organizzato di attività finalizzate al reperimento di dati e
informazioni sullo sviluppo del progetto in relazione alle azioni, gli
obiettivi, gli strumenti e le regole di riferimento [11]: il monitoraggio può diventare un tassello importante
per strategie qualitative di miglioramento e innovazione, ed in questo si può
associare al concetto di "autonomia di ricerca e di sviluppo" previsto dalla
Legge 59/97 [12]. L’azione di monitoraggio invita la
scuola ad avviare una “autodiagnosi” [13]
dei propri punti di forza e di debolezza, attivando nello stesso tempo un
processo di significazione che, una volta definiti gli indicatori [14] di realizzazione e di performance, supporta la
scuola nella comprensione dei fattori e degli aspetti utili ad orientare i
processi decisionali e a favorire il miglioramento sia delle competenze
professionali del personale docente sia dell’apprendimento degli studenti.
Monitorare le competenze e gli apprendimenti non significa, però, “valutare”, ma
analizzare e riconoscere i risultati ottenuti tenendo presente le
metodologie utilizzate; il prof. Tessaro precisa il valore
“comprensivo” della valutazione: […] valutare significa attribuire o
dichiarare il valore di qualcosa, significa valorizzare qualcosa in
funzione di uno scopo. Valutare nella scuola è individuazione e
ricerca di ciò che ha valore (negli apprendimenti, negli insegnamenti,
nell’istituzione) per la formazione della persona [15]. L’elemento centrale del monitoraggio che
viene qui descritto e dunque dello strumento di orientamento per la scuola è la
relazione misurazione-osservazione [16]:
“misurare” significa acquisire “informazione organizzata relativa a
determinati fenomeni” e consiste nell’adozione di “unità di
misura”, di indicatori e soglie critiche che di volta in volta vengono
ridefiniti a seconda dei risultati raggiunti, e nell’uso di capacità di
osservazione. “Osservare” in questo contesto è un atto
intenzionale: […] è un guardare mirato, per mettere a fuoco ciò che si
ritiene significativo e rilevante, ed è insieme un registrare ciò che è
rilevante per uno specifico obiettivo. Saper osservare implica dunque assai più
di quanto la parola non suggerisca: significa imparare a guardare
intenzionalmente in modo da poter “serbare” e cioè conservare i dati osservati,
per poterci tornare sopra e riflettere. Per fare questo occorre saper descrivere
e nominare ciò che si osserva, essere perspicui, evitando la generalizzazione e
evitare di interpretare troppo presto, ma osservare lungamente da più punti di
vista. Ma osservare vuole anche dire descrivere il più possibile fedelmente le
caratteristiche di un determinato evento, di un comportamento, di una situazione
e delle condizioni in cui si verifica[17].
Sono facilmente identificabili due tipologie di osservazione: una
libera e una controllata. La prima, macroscopica, consiste in una
analisi del territorio in grado di registrare le sollecitazioni, i cambiamenti e
le impressioni che vengono immediatamente percepite: chi osserva, guarda con
occhio pulito, rilevando ciò che lo colpisce di più o che per esperienza,
formazione o sue attitudini personali ritiene più importante [18]. La seconda tipologia, più di dettaglio e guidata da
obiettivi specifici di indagine e raccolta dei dati, inserisce la misurazione
degli impatti sul mondo della scuola all’interno di una procedura di analisi:
definiti gli obiettivi, la scuola procede con una autodiagnosi in grado di
rilevare punti di forza e di debolezza sui quali agire avviando interventi
formativi ed infrastrutturali. Queste due tipologie di osservazione sono
sperimentate nel Rapporto di monitoraggio 2011 [19], relativo all’esperienza PON delle quattro regioni
dell’Obiettivo Convergenza, nel quale viene delineato un vero e proprio modello
di monitoraggio che contiene analisi qualitative e quantitative. Il modello
si articola in tre fasi: le prime due utilizzano i dati del Sistema
Informativo[20], mentre per la terza
è necessaria la definizione di strumenti di ricerca costruiti ad hoc:
- nella prima, l’indagine si occupa di analizzare il “contesto e il
territorio” rilevando dati di sintesi relativi alle distribuzioni di frequenze e
ai tassi di partecipazione degli studenti;
- nella seconda vengono definiti gli indicatori di performance
attraverso i quali misurare i risultati e l’impatto della formazione;
- nella terza sono promossi “approfondimenti specifici” che rispondono a
precise esigenze conoscitive, locali o nazionali.
In altre parole, applicando questo modello di monitoraggio nella pratica
scolastica, la scuola riconosce attraverso un’autodiagnosi [21] le criticità (ad es. scarsa conoscenza della lingua
inglese) e le eccellenze (ad es. buone competenze informatiche degli studenti)
in modo da divenire consapevole annualmente del livello di competenza e
conoscenza raggiunto dagli studenti [22]: quanti studenti
hanno votazioni insufficienti rispetto all’intera popolazione studentesca
dell’istituto, quanti hanno ottenuto crediti scolastici e via di seguito.
Successivamente, sulla base dei dati rilevati, definisce indicatori di
performance ed avvia interventi formativi (corsi di recupero, corsi
extra-scolastici) o di potenziamento di discipline curricolari, oppure progetta
interventi infrastrutturali (ad es. acquisto di laboratori). La
definizione di tali indicatori può variare a seconda del target di riferimento e
degli obiettivi che si intendono raggiungere; per esempio, si possono
considerare:
- i tassi di ricaduta di un intervento formativo (ad es. quanti studenti
ottengono la sufficienza);
- il miglioramento curricolare in discipline scientifiche dovuto all’uso di
laboratori o materiali multimediali;
- la partecipazione a gare di eccellenza o a progetti di stage sostenuti dalla
scuola nel territorio;
- la presenza e l’utilizzo di strumenti di direzione strategica affinché la
scuola possa allineare i comportamenti organizzativi alle priorità;
- la gestione delle variabili organizzative e di contesto che incidono sugli
apprendimenti degli studenti e sulle competenze professionali dei docenti.
Anche il gradimento dell’offerta formativa e della gestione
amministrativa e la qualità percepita in termini di soddisfazione dei bisogni
può, e dovrebbe, diventare esso stesso un indicatore di
performance. Il calcolo degli indicatori di performance
permette di conoscere l’andamento e l’efficacia della formazione e dei servizi
erogati e apre alla possibilità di individuare “circoli virtuosi”.
Nell’esperienza dei PON, adottando proprio questo modello di monitoraggio, è
stato possibile riconoscere che la formazione extra-curricolare, sostenuta dal
Fondo Sociale Europeo e dal Fondo di Sviluppo Regionale, ha coinvolto oltre il
70% dei docenti delle quattro Regioni dell’Obiettivo Convergenza che hanno
beneficiato di interventi formativi sulle competenze di base e sulle competenze
trasversali. Relativamente agli studenti, partecipare ad un corso PON ha
contribuito al raggiungimento della sufficienza[23] non
solo nella disciplina per la quale lo studente ha frequentato il corso, ma anche
in altre discipline curricolari: in questo senso, è possibile leggere l’azione
dei PON come un sostegno anche metodologico per il miglioramento degli
apprendimenti. Nell’ultima fase, relativa agli approfondimenti specifici, la
scuola può avviare e misurare i risultati di istanze conoscitive, in base alla
sollecitazioni che arrivano dal territorio, che spingono a ri-orientare e
ampliare l’offerta formativa. Questa terza fase del modello di monitoraggio
prevede l’utilizzo di strumenti di ricerca costruiti ad hoc, come
questionari strutturati e interviste in profondità. Nel “Rapporto di
monitoraggio 2011” sono stati approfondite indagini che utilizzano questo tipo
di tecniche, illustrate nell’articolo Approfondimenti qualitativi: i disegni della
ricerca dell’Ufficio PON: si è appena conclusa la fase di ricerca
sul campo (somministrazione questionari e realizzazione interviste) ed il
materiale raccolto è in fase di analisi. La riflessione qui
condivisa propone perciò un’azione di monitoraggio come una strategia
particolarmente indicata per sostenere lo sviluppo di processi di innovazione
nella scuola [24], e, nell’ottica di un
trasferimento di “pratiche efficienti”, invita ad osservare con attenzione gli
esiti dell’esperienza dei PON sul sistema-scuola delle regioni Calabria,
Campania, Puglia e Sicilia. L’elemento della cooperazione, della
condivisione e della partecipazione responsabile di tutti gli attori del
processo [25] è infatti un obiettivo trasversale dei
PON che si occupano di diffondere modalità di adattamento ed innovazione dei
modelli di istruzione, di inclusione sociale e di collegamento con il mercato
del lavoro.
Bibliografia e Sitografia
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5/9/2011.
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nella sezione Cultura del Corriere della Sera il 17 maggio 2011, http://www.corriere.it/cultura/11_maggio_17/de-mauro-dibattito-mastrocola_3e5da48e-8056-11e0-845d-a4559d849f1e.shtml,
sito consultato il 5/9/2011
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“Nuova Secondaria” n. 8 , 15 aprile 2000. L’articolo è stato consultato online
il 5/9/2011 http://www.edscuola.it/archivio/didattica/storiasc.html
GAUDIO A., L’eredità educativa del Novecento in “Proposta educativa
del Movimento di Impegno Educativo di A. C.", a. VIII, n. 2, maggio-agosto 1999,
29-31. L’articolo è stato consultato online il 5/9/2011 http://www.edscuola.it/archivio/didattica/ereduc.html
Istituto Magistrale Statale B. Croce, “Monitoraggio, per un controllo
sistematico degli interventi formativi”, http://www.magicroce.it/e107_files/downloads/monitoraggio_pon_2005.pdf,
il sito è stato consultato il 5/9/2011
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dell’azione didattica, in “Tecnologie Didattiche” vol. 29, n. 2 2003
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delle politiche per la mobilità sostenibile, http://www.osimos.it/uploads/assets//indicatori.pdf,
sito consultato il 5/9/2011
POPPER K., La società aperta ed i suoi nemici, Armando Editore,
Roma, 1996
POZZO G., L’osservazione: uno strumento per conoscere che cosa succede in
classe, materiale per il “Master in didattica dell’italiano lingua
straniera non materna” dell’Università per stranieri di Perugia, http://elearning.unistrapg.it/dspace/bitstream/2447/61/1/pozzo001.pdf
sito consultato il 5/9/2011
TESSARO F., I fondamenti della valutazione scolastica, per il Corso
di Perfezionamento “Teorie dell’Istruzione e della Ricerca Didattica”,
2004/2005, Laboratorio RED, SSIS Veneto
TESSARO F., Il monitoraggio tra indagini e rilevazioni, per il Corso
di Perfezionamento “Metodi e tecniche della valutazione”, 2007/2008, Laboratorio
RED, SSIS Veneto
Programma Operativo Nazionale “Competenze per lo Sviluppo” FSE - 2007 IT 05 1
PO007, http://archivio.pubblica.istruzione.it/fondistrutturali/documenti/competenze.shtml
Rapporto di Monitoraggio 2011 FSE e FESR, a cura dell’Ufficio PON – ANSAS, in
corso di stampa
Il Pon Istruzione e i suoi protagonisti. Un modello di monitoraggio,
a cura dell’Ufficio PON – ANSAS, in corso di
stampa
[2] T. De Mauro, Il Paese cresce se studiamo
tutti, articolo apparso nella sezione Cultura del Corriere della Sera il 17
maggio 2011.
[3] K. Popper, La società aperta ed i suoi
nemici, Armando Editore, Roma, 1996.
[4] Il termine “multistakeholder” si riferisce alla
pluralità di giudizi e di rappresentazioni che ogni attore, in quanto
osservatore di aspetti specifici diversi, si costruisce nel tempo. Si tratta di
avviare un modello di analisi di natura “relativa”, che cioè prenda forma dal
confronto tra le opinioni e i punti di vista dei soggetti che agiscono
all’interno del sistema. Il termine “multidimensionalità” indica la necessità di
scomporre l’analisi per punti di vista differenti, per poi integrarli in un
unico modello che tenga insieme tutte le dimensioni nelle quali si riconoscono
gli attori coinvolti.
[5] La Programmazione è finanziata dai fondi FSE e
FESR ed è rivolta alle quattro regioni dell’Obiettivo Convergenza (Calabria,
Campania, Puglia, Sicilia).
[6] Le azioni di governance permettono di
documentare e gestire l’attuazione di interventi formativi al fine di misurare i
cambiamenti, i risultati ottenuti, intercettare e approfondire istanze e nuovi
bisogni conoscitivi.
[8] Probabilmente il termine deriva dal latino
moneo.
[9] Foscolo dirigeva la sezione “Notizie universali”,
dedicata alla politica estera, in particolare si interessava alle cronache di
Venezia.
[10] Il Monitore si spingeva a discutere, criticare
e suggerire nuove politiche: a causa di una di queste critiche, che dichiarava
l’eccessiva subordinazione del direttorio della Repubblica Cisalpina alla
Francia, il periodico fu chiuso.
[13] Proprio per il fatto di essere strettamente
legato ai processi in atto, il monitoraggio assume in un primo tempo il
significato di autodiagnosi degli eventi che si succedono, ma subito dopo si
trasforma in un’azione di sostegno e di rilancio degli stessi processi
sottoposti ad osservazione, “Monitoraggio, per un controllo sistematico
degli interventi formativi”, dell’Istituto Magistrale Statale B. Croce, op.
cit. pg 2.
[14] Per un’analisi più elaborata dell’uso degli
indicatori di monitoraggio, vedere “Il Pon Istruzione e i suoi protagonisti. Un
modello di monitoraggio”, a cura dell’Ufficio PON – ANSAS, in
corso di stampa. Gli indicatori sono strumenti di interpretazione necessari che
conferiscono senso alle indagini.
[15] F. Tessaro, I fondamenti della valutazione
scolastica, per il Corso di Perfezionamento “Teorie dell’Istruzione e della
Ricerca Didattica”, 2004/2005, Laboratorio RED, SSIS Veneto, pg. 1. L’atto
valutativo non consiste nella sola attribuzione di senso e valore ad un evento o
processo educativo, ma è attività di pensiero, produttivo, comparativo,
critico ed ermeneutico, F. Tessaro, op. cit. pg 2.
[16] In pratica, l’attività di monitoraggio
confronta il dato osservato con un indicatore predeterminato: ad es., il
dato “PM10” rilevato e misurato si confronta con le soglie determinate per
l’indicatore “livello giornaliero di polveri sottili” per definire la qualità
dell’aria, F. Tessaro, Il monitoraggio tra indagini e rilevazioni,
per il Corso di Perfezionamento “Metodi e tecniche della valutazione”,
2007/2008, Laboratorio RED, SSIS Veneto, pg 2.
[18] A. Nardi, Osservare la lezione: sull’uso di
materiale video nell’analisi dell’azione didattica, in “Tecnologie
Didattiche” vol. 29, n. 2 2003, pg. 3
[19] In corso di stampa. Il Rapporto è a cura
dell’Ufficio PON - ANSAS.
[20] Il SI 2007-2013 è un sistema di monitoraggio
integrato con le nuove tecnologie in ambiente Web ed è sviluppato da ANSAS. Il
Sistema permette di documentare e misurare, in tempo reale, l’andamento
quantitativo e qualitativo dei progetti e i risultati raggiunti, garantendo,
attraverso funzioni di auto-osservazione e auto-controllo, un miglioramento
continuo e un condizionamento dei comportamenti dei beneficiari dei Programmi
Operativi Nazionali, finanziati rispettivamente dai fondi FSE e FESR
[21] Per una completa autodiagnosi, la scuola
dovrebbe utilizzare strumenti di valutazione definiti e condivisi (ad es. le
prove OCSE-PISA).
[22] L’analisi deve essere condotta anche sul
personale docente che in questa riflessione, per brevità, non viene
riportata.
[23] Per un maggiore approfondimento vedere il testo
“Il Pon Istruzione e i suoi protagonisti. Un modello di monitoraggio”,
a cura dell’Ufficio PON – ANSAS, in corso di pubblicazione.
L’indicatore di performance è calcolato sulla base dei risultati
(sufficiente/insufficiente) registrati nelle pagelle scolastiche del primo o del
secondo quadrimestre.
[25] “Monitoraggio, per un controllo sistematico
degli interventi formativi”, dell’Istituto Magistrale Statale B. Croce, op.
cit. pg 2.
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