di Isabel de Maurissens
16 Marzo 2012
La NEET generation ma anche qualsiasi studente può trovarsi a disagio in qualche momento del suo percorso scolastico. Il disagio
giovanile, secondo Umberto Galimberti – riprendendo l’ipotesi del filosofo Benasayag - è di natura culturale più che di natura
esistenziale. Benasayag arrivò a questa ipotesi dopo aver aperto uno sportello per ragazzi in difficoltà. “Oggi c’è un leggero spostamento dal disagio psicologico
a quello culturale, questo spostamento è il luogo dove si può collocare la consulenza filosofica”. Gerd Achenbach, il fondatore della consulenza filosofica,
suggerisce che bisogna fare la spola tra il pensiero e la vitae in questo la consulenza filosofica può essere la navetta del telaio. Una
parte dei filosofi ha deciso di mettere i piedi per terra e di riappropriarsi del naturale legame fra pensiero e vita concreta, uscendo dal mondo accademico per
approdare a quello della vita reale e abbracciando la contemporaneità. Negli anni ’80 Achenbach aprì per primo uno studio e con esso
dette vita alla consulenza filosofica nel mondo. Il campo è non la filosofia in quanto conoscenza ma in quanto
azione. Come chiarisce Augusto Cavadi, consulente filosofico di lunga esperienza insegnante e scrittore palermitano e ideatore delle vacanze
filosofiche (vedi infra) : non vogliamo sapere cos’è il coraggio ma essere coraggiosi, non sapere cos’è la giustizia ma essere
giusti. Una definizione molto semplice la dà Achebach: la consulenza fisolofica è “un´illuminazione sui malintesi che rendono la vita non viva”.
Il quadro teorico potrebbe essere quello della longue durée di Fernand Braudel. Questo metodo scientifico
applicato alla Storia, dà priorità alle strutture storiche di lunga durata più che agli eventi. La consulenza filosofica, per la sua essenza, deve essere vista in
questa ottica perché la consulenza filosofica è filosofia e nient’altro. Sempre in ambito storico, ci possiamo anche riferire al postmodernismo nell’accezione di
Pynchon che considera più versioni della Storia in modo che ci sia possibilità di dialogo, di dibattito, di confronto; questo lascia spazio anche alla verità dei
deboli, degli sfruttati, degli sconfitti e in questo anche alle difficoltà degli adolescenti. Oggi, gli individui sono capaci di plasmare un’ identità al di là di categorie
pre-definite come invece nell’epoca moderna, dove tutto era omogeneo e ben definito. Secondo Marta Nussbaum “ le argomentazioni
filosofiche - che possono essere chiamate anche etica quando concernono non il perché esiste il mondo ma il
come sarebbe meglio abitarlo - hanno un fine pratico”. Visto la severa formazione richiesta per
diventare consulente filosofico - e cioè una laurea in filosofia, la formazione e una pluriennale esperienza - non si tratta dell’ultima spiaggia per filosofi
disoccupati né di fare elaborazioni intellettuali a discapito di qualche studente della NEET generation né tanto meno di fare il badante della mente dei ragazzi
durante l’estate - vedi le vacanze filosofiche (infra) - ma proporre di inventare luoghi, occasioni e metodi per
far pensare la gente. Quindi “non si tratta di metter alcun pensiero preconfezionato in tasca” ma solo aiutare
semplicemente a pensare sulla base dell'assunto che pensare bene la vita sia presupposto essenziale per vivere bene”. Tra le
pratiche filosofiche si sono i “caffé filo” francesi, i “discorsi a tavola” discussioni filosofiche in trattorie o ancora le “conversazioni
in biblioteca” per non filosofi sono alcuni esempi di luoghi non convenzionali dove si può parlare di filosofia. In particolare, i cafè
philosophique sono nati in Francia nel ‘92 con Marc Sautet. Oggi sono più di 170 in Francia e circa 80 nel mondo. I principi di questi incontri sono la
tolleranza, l’apertura e il pluralismo. L’iniziativa non è stata accolta da tutti in modo positivo ma con il tempo ha saputo imporsi grazie anche al sostegno di
scrittori come Edgar Morin che ha dichiarato che i caffè “ricordano l’Agora della Grecia antica, quando la filosofia era dialogo e scambi con ciascuno”. Richard
Sennett, nel prologo del suo libro “L’uomo artigiano” dichiara che “il pragmatismo ha cercato di riconnettere la filosofia alla pratiche concrete delle arti e delle
scienze, all’economia politica e alla religione, ciò che lo caratterizza è la ricerca dei temi filosofici che sono inglobati nella vita quotidiana”.
Per quanto riguarda la formazione, esistono diverse Università che la offrono tra le quali la Ca’ Foscari di Venezia, il
primo Master é nato in Italia (2006) con il coordinamento di Umberto Galimberti e Luigi
Perissinotto. Propone “la conoscenza delle logiche e delle dinamiche culturali e sociali dei processi individuali e organizzativi; la padronanza delle strategie e
delle tecniche di azione, la comunicazione e setting della consulenza filosofica; lo sviluppo di competenze relazionali, ermeneutiche, logiche e argomentative
finalizzate alla conduzione del dialogo filosofico; la capacità di selezionare modelli e contesti operativi”. Per un riscontro e riflessioni degli studenti del Master del
primo anno (2006-2007) e rielaborato dagli autori, si consiglia il libro a cura di Umberto Galimberti, Luigi Perissinotto e Annalisa Rossi : Tra il dire e il
fare. Saggi e testimonianze sulla consulenza filosofica. Benché presentino riflessioni sulle esperienze filosofiche in ambiti diversi (ospedali, carceri, centri
per giovani, comunità terapeutiche, imprese) mi soffermo sul capitolo V, dedicato alla scuola. La prima esperienza riguarda la rete nazionale delle scuole di
seconda opportunità, in una scuola del Veronese; la seconda in un work experience a Londra di una scuola alberghiera dello IAC del Friuli Venezia
Giulia, e la terza in un’ Istituto Superiore parificato. La tirocinante fa una riflessione sul fatto di recuperare più anni in uno ”è quello di un rapporto di gioco di
forza tra genitori, scuola privata e ministero che giocano una partita di ping-pong in cui la pallina è lo studente”. Ciò fa pensare che se ci fosse maggior
consapevolezza da parte dello studente rispetto al suo percorso scolastico potrebbe essere maggiormente parte attiva. In tutte le formazioni anche
all’estero, si nota la convergenza nell’applicazione del dialogo socratico (maieutica), ma anche del dialogo libero tout court. Secondo
Achebach, la consulenza non ha un metodo ma lavora sui metodi. Non c’è quindi una tecnica da imparare ma una prassi da seguire ( il
titolo del suo libro è: Philosopische Praxis). Per chi preferisce formarsi in un contesto non universitario, alcune associazioni offrono un percorso come quello proposto dall’Associazione Phronesis.
La consulenza filosofica può essere individuale ma anche di gruppo. Si coordina bene anche con professioni già presenti e operanti
nell’organizzazione di riferimento (psicologi, operatori socio-sanitari, formatori, psichiatri, educatori, responsabili delle risorse umane, insegnanti), si dice - si
coordina - perché appunto ci sono delle distinzioni tra gli ambiti. A proposito della distinzione tra la consulenza filosofica con altre professioni di
aiuto come la consulenza psicologica e psicoterapeuta, Neri Polastri, consulente filosofico a Firenze, spiega che “la consulenza filosofica abbandona
non solo ogni intenzionalità terapeutica, ma anche ogni volontà di risolvere problemi: essa è solo ed esclusivamente un libero dialogo critico, che ha per unici
obiettivi la comprensione e l'ampliamento della visione del mondo”. Il termine “consulenza filosofica” è stato proposto da Alessandro Volpe in un seminario di
studio nel 1998 per evitare l’ambiguità di ambiti con altri tipi di counseling e di ambito terapeutici. Secondo Gerd Achenbach, “la consulenza
filosofica non è una terapia alternativa ma un´alternativa alla terapia”. Secondo Petra von Morstein "Il filosofo professionale non è necessariamente
chiamato a rendere migliori le cose o ad aiutare a eliminare i problemi, ma piuttosto a renderli comprensibili nella loro complessità, in modo che l’altro possa
vivere con essi, piuttosto che contro o a dispetto di essi". C‘è un chiarissimo video di Umberto Galimberti, ripreso in occasione di una conferenza presso lo Studio di
Consulenza Filosofica RagionePratica in cui viene espressa la distinzione tra consulenza psichiatrica, psicologica e consulenza filosofica. Eugénie Vegleris,
specializzata nella consulenza filosofica per le imprese in Francia parla di preoccupazioni: “formulare in modo chiaro una preoccupazione è
trasformare la preoccupazione in domanda”. Questa trasformazione dà luogo con un certo uso della lingua che si impara durante il dialogo con il
filosofo” . Non è precisamente quello che devono fare gli adolescenti della NEET generation ; Interrogarsi sul senso della conoscenza per la propria vita? Dice
bene De Solda “la conoscenza che ricevo senza trarne alcun giovamento non è conoscenza”. Per chi, non ha nessuno disponibile per dia-logare sul proprio futuro,
la consulenza filosofica può essere una valida offerta anche da parte della scuola e sarà lo stesso criterio a rendere valido o meno la consulenza filosofica “ il valore d’uso della stessa” per
l’adolescente. Si distingue anche della Philosophy of Children di Lipman; pure essendo anche essa una pratica filosofica, non ci
troviamo davanti un rapporto paritetico (condizione essenziale per la consulenza filosofica) ma la P4C che ha a che fare con l’età pre-adolescenziale.
Siamo distanti anche della pratica teologica; anche se c’è sempre stata affinità tra filosofia e esercizi spirituali, se ne discosta tuttavia
sia per scopi ma anche per modalità metodologiche. La consulenza filosofica si discosta anche della narrazione aubiografica come quella
della Libera Università dell'Autobiografia di Anghiari, in quanto si tratta di un dialogo orale e non di una auto-analisi attraverso la forma scritta. Ma le distinzioni
di gran lunga più interessanti per il nostro ambito riguardano le differenze con la pratica didattica. La prima distinzione è che il
consulente di solito viene cercato a differenza dell’insegnante che lo studente invece se lo trova assegnato; è questo un elemento
essenziale per la consulenza filosofica : la richiesta di chi diventerà ospite nella relazione. La seconda distinzione riguarda il rapporto tra il consulente
filosofico e la persona; questo rapporto è tendenzialmente paritetico mentre è evidente l’assimetria istituzionale tra docente e studenti:
il docente è libero di condurre la lezione e di affrontare gli argomenti, anche di filosofia, come ritiene più proficuo rispetto al programma; il consulente non ha
un programma da seguire, e “deve sempre mettersi in discussione insieme all’ospite Il consulente filosofico, anche pur potendo essere anche un
insegnante di filosofia, non è un insegnante. La terza distinzione riguarda le finalità: la consulenza è una relazione di servizio verso
l’ospite, mentre il docente ha il diritto/dovere di restare nell’ambito culturale/cognitivo e non di “riassestare l’ottica in cui lo studente guarda il
mondo”. Infine, gli approcci metodologici sono diversi: in classe prevale ancora il testo scritto di riferimento (i classici della storia
del pensiero) mentre per la consulenza filosofica prevale l’oralità e i riferimenti sono la maturazione di vita stessa del consulente. Quindi fondamentale è
l’autorevolezza del consulente. A tale proposito esiste un codice
odeontologico come per esempio si è dato l’Associazione Phronesis – (Associazione Italiana per la Consulenza
Filosofica), come anche un elenco dei professionisti
riconosciuti a livello nazionale e indicati per ogni Regione. Ma esistono evidentemente delle sinergie che possono essere attivate;
la scuola, ma non solo, è un ambiente dove uno studente dovrebbe essere aiutato a pensare e a “trasformare una visione del mondo irriflessa in una filosofia
personale” . Non bastano i sei cappelli in testa di Eduardo De Bono,la compania di un lupo per capire le lezioni di vita dalla natura selvaggia oppure l'etica per
un figlio (concetto di biblioterapia) ma obbliga tutto l’essere ad orientarsi.
Esistono delle esperienze italiane valide a scuola che offrono, sotto varie forme delle consulenza filosofiche per gli
studenti: Ecco alcuni esempi di sportelli filosofici: presso la Scuola superiore d I grado: a Fasano (Bari), presso la Scuola Superiore
di primo grado G. Pascoli,uno sportello etico-esistenziale. Interessanti le domande di maggior frequenza di ragazzi: “devo rinunciare a me stesso o piacere agli altri?”
Oppure “non so cosa fare dopo la scuola, io voglio fare altro rispetto a quello che vorrebbero per me i miei genitori, che devo fare?” E ancora, “nessuno mi
apprezza, la mia vita è inutile”, “ è più importante l’amore o l’amicizia?” “ sono geloso del mio migliore amico”.
presso la Scuola superiore di II grado: Sportello di consulenza filosofica presso il Liceo “Vian” di Bracciano
(RM) tenuto dal Francesco Dipalo. , sportello di consulenza filosofica è presso il Liceo
Classico Tiziano di Belluno; “Tempo per pensare” finanziato dalla
Regione Lazio prevede consulenze filosofiche per gli studenti, docenti e genitori.
Per la scelta post-diploma : l’Università di Udine offre consulenza filosofica a tutte le scuole superiori della Provincia
di Trento. La scelta è dovuta al fatto che spesso l’orientamento si concentra prevalentemente sull’informazione e mai sull’” inevasa domanda che proviene dagli
studenti, formulata talvolta anche in modo esplicito, di poter contare su un sostegno esistenziale nel delicato momento della scelta” come dichiarato nella
premessa al progetto.
Online Con il forum “i paesaggi mentali condivisi” del sito SOS studenti dell’ANSAS - il sito per il recupero dei debiti scolastici - Anselmo
Grotti, ha abitato il forum con i suoi studenti per due anni (2009-2010). Anche se non possiamo parlare proprio di consulenza filosofica in quando lo studente
risponde ad uno stimolo da parte dell’animatore del forum è comunque un tentativo dialogico. Per quanto riguarda la consulenza filosofica di gruppo (quindi
anche per classi), il consulente, oltre all’insegnamento diacronico, può trovare degli spazi di dialoghi socratici con gli studenti-ospiti su temi di interesse, sempre
che i temi siano concordati con loro. E’ ovvio che davanti alle difficoltà di apprendimento, al disorientamento, al disagio, ai dubbi, la consulenza deve
trovare sentieri non ancora segnati nelle mappe dei “programmi ministeriali”.
Per concludere un accenno alle vacanze filosofiche per…non filosofi ideate da Augusto
Cavadi. Ogni anno vengono organizzati degli incontri rivolti a studenti delle superiori e dell’università per confrontarsi ” in gruppi tematici prevalentemente
esistenziali, in modo da poter dire, dopo avere studiato il pensiero dei “grandi autori” ciò che essi pensavano in prima persona. Dalla
prima edizione del 1983, i temi di volta in volta affrontati sono stati: Conoscenza e verità, la domanda di Dio nella filosofica del Novecento, la domanda
dell’uomo nella società contemporanea, amore e amicizia; il tema del 2011 era: La felicità nel mondo greco, biblico e medievale, La felicità secondo Spinoza,
Nietzsche e Fromm La felicità secondo noi: esercizi di filosofia pratica. La consulenza filosofica probabilmente può aiutare a capire la differenza fra
ricordare e sapere in quanto “ricordare è custodire una nozione affidata alla memoria; sapere, al contrario, è fare propria ogni cosa, è non dipendere da un
modello tenendo sempre lo sguardo rivolto al maestro.” E ora… a quando il panino filosofico nella vostra scuola?
L'articolo completo, comprensivo delle note, è leggibile e scaricabile in formato
pdf.
Per segnalare esperienze presso la vostra scuola: i.demaurissens@indire.it
Le illustrazioni sono di Icastic
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