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EDILIZIA SCOLASTICA

Quando lo spazio insegna

Un excursus sulla ricerca che il nostro Istituto porta avanti da vari anni sugli aspetti non solo teorici, ma anche fisici, dell'ambiente in cui avviene il processo di insegnamento-apprendimento

di Massimiliano Naldini
25 Luglio 2012

Tratto dall’intervento condotto durante l’incontro sul tema “Tecnologie e strutture di ambienti didattici: idee per progettare una nuova scuola” presso l’Istituto “Francesco Redi - Granacci” di Bagno a Ripoli (Firenze)

L'Indire, fin dal 2006, ha concentrato le sue ricerche sull'innovazione della didattica e sui processi che tale innovazione modifica e accelera all’interno della scuola. In particolare, la riflessione è stata rivolta al concetto di ambiente di apprendimento e rapporto con le nuove tecnologie. Una serie di convegni promossi dall’Istituto nel corso degli anni attestano questo crescente interesse. Già con il convegno "Re-mediare la scuola" del 2006 si mette in evidenza l'esigenza di modificare e ripensare gli spazi e la didattica, prendendo atto del fatto che le ICT e l'uso che di queste lo studente fa fuori dalla scuola mettono in crisi il modello educativo promosso fino ad oggi.

Le nuove tecnologie impiegate nella didattica, unite alla promozione e allo sviluppo dell'apprendimento a distanza nella scuola italiana, hanno evidenziato come le variabili di tempo e spazio siano influenzate e modificate nel momento in cui gli attori del processo di apprendimento utilizzano la tecnologia e l'apprendimento online. La multimedialità, l'interattività e l'interazione online con gli altri attori hanno fatto emergere due risultati che rendono desueto il modello comune di apprendimento. La formazione con le nuove tecnologie può essere delocalizzata: l’aula non è più una sola per tutti gli studenti dello stesso percorso formativo, ma può virtualmente essere ampliata online superandone i limiti fisici. Allo stesso tempo la dimensione temporale può perdere la sua linearità per piegarsi alle esigenze di una formazione che fruibile al di fuori dell'orario scolastico.

Se facciamo un passo indietro, possiamo ripercorrere quali sono state le tappe principali di questa riflessione. Basti ripensare a quello che è stato il progetto Marinando (MARettimo IN Ambiente di appreNDimento Online) in cui una classe di Marettimo è stata messa in rete con scuole fiorentine via web: l'isolamento degli studenti di Marettimo si annulla attraverso la condivisione di spazi virtuali e, arricchendo la didattica con il confronto con altre realtà educative, l’aula si amplia e perde la sua definizione spaziale favorendo anche la socializzazione e lo scambio di informazioni. Detto questo, si può facilmente comprendere che gli studenti non condividevano uno spazio fisico, ma obiettivi di apprendimento pur non appartenendo allo stesso gruppo-classe.

SOS Studenti è invece un ambiente online dedicato agli studenti del primo biennio del II ciclo per il recupero dei debiti formativi, concepito come un aiuto per il superamento delle difficoltà di apprendimento. I materiali multimediali e i servizi online consentono allo studente di approfondire gli argomenti del curricolo anche al di fuori del "tempo scolastico": il tempo si piega alle esigenze educative del singolo o di un gruppo di studenti che, lavorando online, riporta poi i risultati del proprio studio in aula. A questo si affianca la didattica di docenti ed esperti non necessariamente legati ad uno specifico gruppo-classe, garantendo così una varietà di tipologie di insegnamento e di approfondimenti.

Partendo da queste sperimentazioni e volendo promuovere e sostenere un cambiamento nel modo di fare scuola, l'Indire ha realizzato poi il portale Scuola Digitale che raccoglie in sé tre progetti: LIM per la diffusione della lavagna interattiva multimediale nelle scuole, Classi 2.0 per la diffusione e l’utilizzo delle tecnologie nella didattica quotidiana; Editoria digitale per la produzione di prodotti editoriali innovativi che concilino tecnologie e trasmissione dei saperi.

L'attuazione di questi progetti ha messo in evidenza da un lato che le tecnologie non sono solo strumenti di didattica e di apprendimento, ma parte integrante di una scuola in cui lo studente è al centro del processo di apprendimento e in cui sviluppa le proprie competenze in modo da raggiungere con successo gli obiettivi formativi; dall'altro che lo spazio fisico della scuola limita l'innovazione intralciandone i progressi e gli utilizzi più efficaci.

Si evidenzia sempre più che la scuola tradizionale - quella legata al modello “industriale” - con l’introduzione delle nuove tecnologie e il cambiamento delle competenze di base dello studente mostra ormai tutti i suoi punti di debolezza. A questo punto è facile capire perché i ricercatori ANSAS si siano posti la seguente domanda: se le ICT modificano la didattica e l'apprendimento, possono anche aiutare a trasformare l’ambiente in cui la didattica e l'apprendimento hanno luogo? Nel cercare una risposta, la riflessione sugli ambienti di apprendimento è stata ampliata fino a comprendere non solo il concetto "astratto" ma anche quello "reale", "fisico" dello spazio in cui avviene il processo di insegnamento-apprendimento.

Nella società della conoscenza basata sull'uso diffusivo della tecnologia, in particolare della tecnologia dell'informazione e della comunicazione, le competenze dello studente mutano, privilegiando l’esplorazione, l’espressione e lo scambio di idee. Inoltre, in un contesto del genere, le ICT sono sempre meno strumenti e sempre più forma mentis.

Ne deriva che le tecnologie, modificando il processo di apprendimento, riducono l'efficacia della modalità “erogativa” dell’informazione; di conseguenza, anche lo spazio fisico in cui l’apprendimento avviene deve necessariamente modificarsi. Il cambio di prospettiva è evidente: nella classe, dove tutte le direttrici convergevano verso la cattedra producendo una visione univoca, si cerca di trovare differenti punti di vista stimolando una personalizzazione dell'apprendimento. Lo spazio, dunque, deve aiutare lo studente a lavorare in maniera collaborativa, ma anche individuale e deve caratterizzarsi come flessibile e personalizzabile, nel senso di andare incontro ai diversi stili di apprendimento degli studenti.

In quest'ambito di ricerca l'Indire ha iniziato a individuare delle buone pratiche, cioè alcune scuole italiane o estere in cui l'innovazione della didattica prende forza dalla riprogettazione degli spazi. A questo punto è stato messo a punto un protocollo di ricerca che si basa sull'osservazione diretta e sulla raccolta di informazioni presso gli attori coinvolti nel processo educativo. I dati sono poi sottoposti a una rielaborazione in forma di racconto in modo da documentare scientificamente l'esperienza osservata.

Le esperienze europee sono state raccontate lo scorso 16 maggio alla presenza del Ministro dell'Istruzione Francesco Profumo durante il convegno “Quando lo spazio insegna”. L'evento rappresenta una tappa fondamentale del percorso di ricerca dell'Indire in quanto segna la convergenza tra apprendimento online/spazio virtuale e apprendimento in presenza/spazio fisico senza contrapporli, bensì integrandone le caratteristiche migliori per sviluppare una didattica innovativa che consenta a tutti gli attori del processo di raggiungere gli obiettivi formativi in modo sempre più efficace.

 
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