di Erica Cimò
17 Giugno 2013
Lo studio comparativo della rete Eurydice L’educazione alla cittadinanza in Europa, realizzato con il preciso intento di contribuire alla riflessione sui temi della cittadinanza nell’Anno europeo dei cittadini (2013), nasce da un concetto di cittadinanza evoluto che travalica il ‘semplice’ rapporto tra Stato e individuo. Questo concetto più ampio di cittadinanza coniuga l’insegnamento e l’apprendimento in classe con l’esperienza pratica in ambito scolastico ed extrascolastico, che rappresenta un vero e proprio ‘laboratorio’ per sperimentare sul campo le conoscenze teoriche acquisite e per ‘imparare facendo’. Tra i cinque capitoli presentati dallo studio, che trattano tematiche quali approccio e organizzazione curricolare di educazione alla cittadinanza, cultura della scuola e partecipazione degli studenti nella società, valutazione, istruzione e formazione per docenti e capi di istituto, troviamo una sezione dedicata specificamente alla partecipazione degli studenti alla governance scolastica.
In tutti i paesi europei, sono state istituite strutture di governance interne alla scuola, di tipo inclusivo, che consentono agli studenti di partecipare alla vita della scuola e della comunità. Sono principalmente tre le modalità organizzative adottate dai sistemi educativi europei a tal fine: la possibilità di eleggere rappresentanti di classe, di istituire consigli studenteschi e di avere ‘voce in capitolo’, tramite una rappresentanza di studenti, negli organi di governo della scuola. A queste modalità corrispondono tre ruoli distinti: decisionale, che prevede l’obbligo da parte della dirigenza scolastica di tenere in considerazione l’opinione degli studenti; consultivo, che rispetta il diritto degli studenti di esprimere la loro opinione, non vincolante per la dirigenza scolastica, in merito a questioni scolastiche; e informativo, un ruolo più limitato, che consiste nell’informare gli studenti sulle decisioni prese dalla dirigenza scolastica.
Tra le funzioni dei rappresentanti di classe troviamo: la partecipazione all’elaborazione del piano educativo della classe, l’accettazione delle norme scolastiche, l’organizzazione delle attività extracurricolari e le decisioni relative all’acquisto di materiali didattici. I rappresentanti di classe non svolgono un ruolo decisionale, piuttosto di tipo consultivo, e sono coinvolti in misura minore in questioni come la sospensione o l’espulsione di studenti. Tra le funzioni, invece, dei consigli studenteschi si riportano l’elaborazione del piano scolastico e la formulazione delle norme che regolamentano l’attività scolastica e, anche in questo caso, il ruolo svolto dagli studenti è di tipo consultivo. Tra le funzioni, infine, dei rappresentanti degli studenti negli organi di governo della scuola troviamo la supervisione delle questioni di budget, oltre alla formulazione delle norme e all’organizzazione di attività extracurricolari. Anche in questo caso, il ruolo è prevalentemente consultivo.
In Europa, i regolamenti/raccomandazioni relativi alla partecipazione degli studenti sono maggiormente diffusi con l’aumentare del livello di istruzione e, di conseguenza, dell’età degli studenti (cfr. fig 1). Sono maggiori i meccanismi di partecipazione studentesca a livello secondario superiore che a livello secondario inferiore, per diminuire drasticamente a livello primario. La tendenza dei paesi è quella di concedere maggiori poteri ai rappresentanti degli studenti nell’ambito degli organi di governo della scuola, in particolare a livello secondario superiore. Un’altra considerazione interessante evidenziata dallo studio della rete Eurydice riguarda il fatto che i settori nei quali un maggior numero di paesi lascia potere decisionale alle scuole/organi di governo della scuola, sono gli stessi nei quali gli studenti intervengono di più; per esempio, nelle questioni di budget viene dato ampio margine di decisione alle scuole e, di conseguenza, anche agli studenti; al contrario, pochi paesi consentono alle scuole/organi di governo delle scuole di intervenire in questioni relative all’assunzione o al licenziamento degli insegnanti.
VediFigura 1: Regolamenti e raccomandazioni ufficiali che prevedono la presenza di rappresentanti degli studenti all’interno degli organi di governo della scuola (ISCED 1, 2 e 3), 2010/2011 Fonte: Eurydice
Dallo studio si evince dunque che il ruolo più comune è quello consultivo, con le dovute eccezioni! In Spagna, ad esempio, si riscontra una situazione particolare, dal momento che gli studenti del terzo anno di istruzione secondaria superiore (14-15 anni di età) partecipano alla scelta del dirigente scolastico, sono informati sulle modalità di ammissione degli studenti e prendono parte alla valutazione della scuola. Dati quantitativi sul livello di partecipazione degli studenti alle elezioni scolastiche vengono offerti dalla terza indagine sull’educazione civica e alla cittadinanza (International civic and citizenship education study – ICCS) promossa dalla International Association for the Evaluation of Educational Achievement - IEA, nata nel 1958 con lo scopo di condurre ricerche comparative internazionali nel campo della valutazione. I risultati dell’indagine mostrano (fig. 2) che nella maggior parte dei paesi dotati di una regolamentazione in materia di elezione di rappresentanti di classe e partecipazione ai consigli studenteschi, i livelli di partecipazione alle elezioni scolastiche sono relativamente alti. In alcuni paesi, come la Polonia o la Norvegia, si evidenzia un collegamento tra regolamentazione e partecipazione. In altri paesi, tale corrispondenza è disconosciuta dalle percentuali: la Bulgaria ha sviluppato, nel corso degli anni, meccanismi di partecipazione studentesca, ma la percentuale che emerge è assai scarsa, al contrario la Svezia mostra un alto tasso di partecipazione nonostante la scarsa presenza di regolamenti ufficiali a livello centrale.
Vedi Figura 2: Percentuale di studenti dell’ottavo anno che ha votato per i rappresentanti di classe o i comitati studenteschi, 2008/2009 Fonte: ICCS 2009.
Vengono presentate, inoltre, le tre modalità principali di promozione e sostegno della partecipazione degli studenti alle attività esterne alla scuola che contribuiscono a sviluppare le competenze civiche degli studenti. La prima di queste prevede l’esistenza di raccomandazioni nei curricoli/documenti ufficiali relative allo sviluppo di legami con la comunità esterna. I Paesi, Bassi, ad esempio, dopo avere sperimentato un progetto pilota per ben otto anni, nel 2007 hanno reso obbligatorio un servizio di 30 ore all’interno della rispettiva comunità per gli studenti del livello secondario superiore ai fini del conseguimento del diploma di fine studi secondari superiori. La seconda, vede la presenza di strutture politiche nei sistemi educativi europei, istituite specificamente per la discussione di problematiche scolastiche ed extrascolastiche di alunni e studenti. L’ultima modalità è rappresentata dall’offerta di programmi e progetti nazionali per fare esperienza di partecipazione democratica attraverso attività svolte nell’ambito della scuola e della comunità. In Norvegia, ad esempio, viene organizzata ogni anno una campagna di solidarietà che coinvolge gli studenti dai 16 ai 18 anni nella raccolta di fondi destinati all’istruzione di ragazzi appartenenti a paesi in via di sviluppo.
L’analisi comparativa della rete Eurydice evidenzia, in sintesi, che lo studio attivo si configura come una metodologia vincente per rispondere agli obiettivi didattici dell’educazione alla cittadinanza, e che il percorso di formazione alla cittadinanza inizia in classe, dal momento che la scuola, prima comunità di cui i giovani diventano membri attivi, costituisce un’opportunità per acquisire le conoscenze teoriche e le competenze pratiche necessarie per convivere da cittadini attivi in una società democratica.
La traduzione italiana dello studio della rete Eurydice (Citizenship Education in Europe) è disponibile in versione elettronica sul sito dell’Agenzia esecutiva per l’istruzione, gli audiovisivi e la cultura (EACEA): http://eacea.ec.europa.eu/education/eurydice/documents/thematic_reports/139IT.pdf
La traduzione italiana dello studio della rete Eurydice è stata, inoltre, pubblicata nel n.28 della collana “I Quaderni di Eurydice”, ed è disponibile in versione elettronica e in versione cartacea.
Editing a cura di Francesco Vettori, redazione Indire.
|