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INIZIATIVE PER LA SCUOLA

Imparare a disputare per imparare a convivere

Un progetto coraggioso per rinnovarsi anche a scuola

di Raffaella Dal Moro
15 Settembre 2014

Con questo mio intervento intendo presentare i tratti fondamentali di questa esperienza di Palestra di Botta e Risposta - Torneo di Disputa Filosofica, che curo personalmente da sei anni presso il Liceo Scientifico “E. Curiel” di Padova, dove insegno filosofia e storia da dieci anni.
Vorrei evidenziarne i punti di forza e di debolezza, le motivazioni e le perplessità che tale esperienza ha sollevato, anche tra i miei colleghi, e le soddisfazioni che essa ci ha procurato.

Durante questi anni scolastici le squadre da me “allenate” hanno conquistato, una volta, l’accesso alla finale e, una volta, alla semifinale, in entrambi i casi con studenti di una stessa classe quinta; in quest’ultimo anno, siamo risultati vincitori sia del torneo regionale, sia del torneo nazionale che, per la prima volta, è stato organizzato a Padova dallo staff guidato dal prof. Cattani e dal dott. De Conti, con una squadra “mista” formata da studenti provenienti da classi diverse, frequentanti il terzo e il quarto anno.

Le motivazioni che mi hanno spinto ad aderire a questo progetto sono molteplici, le stesse  descritte più volte descritte e che qui semplicemente riassumo:

- sviluppare negli studenti la capacità di argomentare;

- favorire una sana competizione, utile per stimolare un continuo miglioramento delle proprie capacità dialogiche, di ricerca e di formulazione di un discorso fondato, logico ed efficace;

- imparare a discutere in modo democratico, non litigioso, rispettando delle regole, nella consapevolezza che l’altro, essendo il mio interlocutore, può essere una risorsa, NON è il mio nemico;

- sviluppare il senso critico e autocritico;

- imparare ad affrontare sempre qualsiasi argomento da diversi punti di vista;

- mettere in discussione le proprie convinzioni e/o opinioni;

- affinare le proprie capacità logiche e di sintesi ( 3 min, per le argomentazioni, 1 min. per le domande e le risposte …) e di improvvisazione (le repliche, o controargomentazioni, si preparano in un quarto d’ora).

Tutte queste positive motivazioni sono supportate dalla mia profonda convinzione:

- la filosofia non si fonda su criteri di verità scientifica ma, non per questo, è un mito o una fiaba;

- la sua forza sta nell’argomentazione razionale, logica, stringente, capace di convincere o persuadere i nostri interlocutori, senza mai dimenticare che la dialettica, come sosteneva Platone, è ricerca di verità.

Come accennato all’inizio, ho lavorato con classi quarte e quinte, con classi intere e con gruppi di studenti appartenenti a classi diverse, con problemi diversi da affrontare:

- se si lavora nella stessa classe, inevitabilmente, una parte – la squadra – è pienamente coinvolta, il resto decisamente meno e i disputanti rischiano di essere un po’ isolati, ma dipende dal clima della classe e dai rapporti di amicizia che ci sono (o non ci sono) tra gli studenti;
si lavora durante le ore di lezione di filosofia o storia, “trascurando” il programma, e questo non sempre viene apprezzato, né dal resto della classe né, a volte, dalle famiglie e dagli altri colleghi;

- se si lavora con un gruppo di classi diverse la fatica è maggiore, bisogna trovarsi in orario extracurricolare, il lavoro diventa dispersivo, c’è difficoltà di comunicazione e si rischia che il grosso della preparazione venga fatto dalla docente, cosa che, evidentemente, svuota di significato l’attività stessa.

Per preparare bene una disputa è necessario che gli studenti si impegnino seriamente.
Si richiede un buon affiatamento tra le persone e che abbiamo visto che una squadra funzione meglio se è fatta di persone già amiche; si richiede capacità di fare una ricerca seria, sia pur veloce, sulle questioni assegnate, soprattutto attraverso Internet, e attenzione verso i fatti e le questioni di attualità.
Occorre quindi multidisciplinarietà, capacità di lavorare in gruppo, di fare squadra, di capire chi è adatto a fare il prologo, le argomentazioni, le domande, le repliche, l’epilogo: le prime volte i ruoli (prologo, argomentazioni, dialogo socratico, repliche, epilogo) sono per forza di cose decisi dall’insegnante, ma è una soddisfazione sentire poi che gli stessi componenti della squadra decidono autonomamente il proprio ruolo perché si sentono in grado di sostenerlo.

Considerato che sono richieste agli studenti tutte queste abilità, lavorare con le classi quinte è la cosa migliore, ma anche la più faticosa: i disputanti delle mie classi quinte sono usciti con ottimi voti dagli esami di stato, si sono tutti distinti, specie nel colloquio orale, in particolare i ragazzi che hanno sempre sostenuto l’epilogo.
E’ chiaro che si trattava di studenti già bravi e preparati per conto proprio, ma – come loro stessi mi hanno detto – la disputa ha contribuito ad esaltare le loro indubbie capacità.

La vittoria del torneo regionale e di quello nazionale, però, è arrivata quest’anno con una squadra composta da studenti di classi diverse e frequentanti il terzo e il quarto anno di corso: il segreto è stato una forte motivazione da parte di alcuni di essi, che ha trascinato tutta la squadra, un impegno serio e costante, sempre in orario extracurricolare, la puntualità nel rispetto delle consegne e nella divisione dei compiti e una buona esperienza, da parte mia, accumulata negli anni, che mi ha permesso di superare ostacoli e difficoltà.

Una di queste difficoltà sono state le perplessità dei colleghi, in modo particolare di quelli che insegnano le mie stesse discipline, i quali in sintesi hanno obiettato quanto segue.
La disputa punta a fare emergere e premiare la forma, la capacità retorica e persuasiva:una squadra, e quindi ogni componente di essa, si trova a dover sostenere una posizione, quella indicata dal topico assegnato, anche indipendentemente o, addirittura, contrariamente alle proprie convinzioni.
Si costruiscono argomentazioni e controargomentazioni senza curarsi di riferirle ad un sistema solido di valori e principi condivisi: tutto ciò ha validità etica?
Oppure non facciamo altro che insegnare agli studenti che si può sostenere, allo stesso modo, tutto e il contrario di tutto, cadendo inevitabilmente nel relativismo?

A tutto ciò ho sempre risposto sostenendo che la disputa non deve essere un gioco linguistico fine a se stesso, ma dovrebbe aiutare a costruire una stabile forma mentis, traducibile in un comportamento critico e autocritico, disponibile all’ascolto dell’altro, capace di far fronte a qualsiasi argomentazione, individuando,nel contempo, contraddizioni e fallacie, pur nel continuo rispetto del proprio interlocutore.
Constato quotidianamente che i nostri studenti non sono abituati ad ascoltare, a parlare argomentando – tanto meno sono abituati a parlare in pubblico e sostenere una discussione : sono presenti in loro innumerevoli elementi di impaccio, non a caso, durante le dispute filosofiche, le giurie hanno sempre sottolineato la carenza dell’aspetto prossemico, su cui c’è molto da lavorare.

Far recuperare ai giovani la consapevolezza dell’importanza delle parole, della ricchezza di significati che esse possono avere, della loro forza persuasiva e quindi della loro capacità di cambiare eventi e comportamenti, è un compito arduo, specie nell’era delle comunicazioni di massa, fatte di slogan, di immagini, di parole d’ordine, di sms. Tutte modalità che tendono ad impoverire e frammentare il linguaggio, a sfruttarne le potenzialità, ma solo per persuadere un pubblico quasi esclusivamente di consumatori.

Tutti i partecipanti e vincitori, nell'ultima edizione, del Torneo sono stati concordi nel ritenere entusiasmante questa esperienza, Zakaria Achouri ha affermato che “La Disputa è stata una delle poche cose che mi hanno fatto sentire davvero vivo”, Giulia Gabani più volte ha ripetuto di “essere onorata di aver partecipato a questo progetto”, ognuno ha scoperto di avere risorse e capacità tali da far loro superare innumerevoli imprevisti e ostacoli, soprattutto durante il torneo nazionale, che mai avrebbero ritenuto di riuscire a superare.
Il percorso che hanno fatto è stato davvero un allenamento all’ascolto reciproco, alla ricerca di dati e informazioni riguardanti i topici che via via ci sono stati assegnati, alla scrittura di argomentazioni, alla previsione di quelle che avrebbero potuto essere le obiezioni degli avversari, alla soluzione di problemi piccoli e grandi, che continuamente si sono presentati.

Insomma, la Palestra di Botta e Risposta mi sembra una risposta seria a una delle tante sfide che noi insegnanti siamo chiamati a raccogliere nella nostra quotidiana avventura didattica, in un tempo difficile e complesso come il nostro: e io credo che valga la pena accettarla!


Raffaella Dal Moro insegna Filosofia, da dieci anni, presso il Liceo Scientifico “E. Curiel” di Padova e da circa sei segue il progetto “Palestra di Botta e Risposta”.
Laureata cum laude presso l'Università della stessa città, con una tesi in Filosofia Morale, ha pubblicato “Studi italiani su Plotino (1974-1984)” sulla rivista “Verifiche”, anno XV, n° 1-2, 1986.
Dopo il Superamento dei concorsi ordinari di Filosofia e Scienze dell’Educazione, nel 1992, e di Filosofia e Storia, nel 1995, ha frequentato diversi corsi di perfezionamento come quello in metodologia dell’insegnamento filosofico.

 

 
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