di Costanza Braccesi
29 Settembre 2014
«L’Indire è una realtà che conosco ormai da molti anni e so che il sistema educativo italiano ha in voi un vero patrimonio. La sfida che vi lancio oggi è quella di riuscire a mettere a sistema l'esempio virtuoso e i princìpi che avete pionieristicamente portato in Italia e in Europa». Queste le parole con cui ha esordito giovedì scorso il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini in visita alla sede fiorentina dell’Indire insieme al sindaco del capoluogo toscano Dario Nardella.
Incontrando i ricercatori dell’Istituto, la Giannini ha sottolineato quanto il concetto di “buona scuola” del governo Renzi sia strettamente collegato agli ambiti di attività dell’Indire che vanno dalla formazione degli insegnanti all'analisi delle nuove funzionalità degli spazi di apprendimento, fino al superamento del tradizionale modello di didattica frontale. «Voi lavorate per scuole che siano autonome e si assumano la responsabilità di modificare il modello didattico sulla base delle esigenze dei ragazzi di oggi», ha affermato il Ministro. «Pur con qualche resistenza al cambiamento, io credo che in Italia ci siano le condizioni per cambiare. Ma dobbiamo essere coraggiosi e ambiziosi».
Il ministro Giannini ha poi fatto un breve accenno al tema della dispersione scolastica, uno dei tanti settori di competenza dell'Istituto, sottolineando come essa si annidi soprattutto in quei settori di studio in cui gli alunni arrivano "scapaccionati" da una scuola dell'obbligo che per varie ragioni non li ha instradati nel percorso della preparazione teorica. «E allora lì bisogna agire con la formazione professionale e prendendo spunto da modelli che altri Paesi europei hanno già sperimentato con successo. È possibile anche in Italia produrre un modello non occasionale di alternanza scuola lavoro che non riguardi solo il 9% degli studenti».
A conclusione del suo breve intervento, il Ministro ha colto l'occasione per ricordare l’importante compleanno che l'Indire festeggerà nel 2015. «L'anno prossimo avrete 90 anni: mi invito fin d’ora a spegnere con voi queste candeline, augurandomi che la scuola che vogliamo - fatta di insegnanti che si formano costantemente, di una valutazione collegata a benchmark internazionali, di una reale “autonomia responsabile” degli istituti scolastici - sia lanciata e si sprigioni in tutto il Paese». La parola è andata poi al sindaco Nardella. «Firenze è sempre più centrale per quanto riguarda i grandi temi dell'apprendimento, dell'istruzione, della formazione e questo Istituto, così ben radicato nella nostra città, può stare molto bene nel modello di scuola che vogliamo costruire tutti insieme». Firenze, come ha ricordato il Sindaco, ha in effetti una sorta di vocazione storica alla formazione: «Qui c'è la Scuola superiore della Magistratura, formiamo i cadetti dell'Aeronautica, abbiamo la Scuola dei Marescialli e l'Istituto universitario europeo. Una serie di centri di eccellenza e alta formazione attraverso cui passa una fetta consistente della classe dirigente del nostro Paese e per i quali l'Indire può rappresentare un supporto in termini di innovazione».
«La scuola, se vuole, oggi può utilizzare le opportunità che le ICT offrono. E se le usa bene, il tradizionale modello didattico trasmissivo fatto di aula, lavagna, cattedra, banchi e lezione frontale può cambiare. E se muta il moloch organizzativo della didattica, anche gli spazi, gli arredi e i tempi della scuola devono necessariamente innovarsi» ha dichiarato il presidente dell'Indire Giovanni Biondi accennando a uno dei principali ambiti di ricerca dell'Istituto, quello relativo ai nuovi spazi di apprendimento. L'Indire, oltre ad essere membro della commissione Ocse che si occupa delle architetture scolastiche innovative, ha partecipato infatti col Miur alla stesura delle linee guida per l'edilizia scolastica «Tradotte persino in arabo...», ha scherzato Biondi.
L'intervento del presidente dell'Istituto è stato l'occasione anche per ricordare i grandi numeri della formazione Indire. «La nostra piattaforma è la più grande d'Europa, con numeri da record: mezzo milione di persone formate, circa 6 milioni di materiali didattici, oltre duemila classi virtuali». Tutto, ha dichiarato Biondi con una punta di orgoglio, "fatto in casa": «La piattaforma viene da sempre interamente costruita dentro l'indire, con soluzioni realizzate dai nostri tecnologi in base ai differenti obiettivi della formazione». Formazione che, è stato ribadito con decisione, nella concezione dell'Indire non si traduce in una raccolta di certificazioni, bensì in una modalità attraverso cui poter costruire un reale rinnovamento del comportamento professionale del personale scolastico a tutti i livelli.
(Fotografie di Giuseppe Moscato)
|