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INIZIATIVE PER LA SCUOLA

Wedebate: un'esperienza in Rete, con e senza filosofia

Mettere in gioco abilità razionali e coinvolgere con le emozioni

di Angela Nadia Cattaneo
29 Settembre 2014

E’ ormai noto che il Debate è un metodo pedagogico, educativo e formativo, che consente di sviluppare capacità di argomentazione e di strutturare competenze trasversali che formano la personalità.
Il dibattito regolamentato, infatti, ha come proprio scopo quello di fornire gli strumenti per analizzare questioni complesse, per esporre le proprie ragioni e valutare le altrui.
Sviluppa significative abilità analitiche, critiche, argomentative e comunicative, sia verbali sia non verbali, in un’ottica di educazione alla cittadinanza democrativa e partecipativa.
Numerosi sono i modellli di debate offerti dall’esperienza internazionale (Policy Debate, Lincoln–DouglasDebate, Parliamentary Debate — NPDA, Parliamentary Debate — Worlds Style or European/British Parliament, Public Forum, and Karl Popper Debate) e interessanti sono le iniziative nate in molte scuole italiane.

Con le altre, l’esperienza che desidero raccontare ha in comune la metodologia del debate, mentre si distingue per alcune peculiarità che possono offrire un’ulteriore occasione di “dibattito”, di confronto e, quindi, di crescita.

Non solo filosofia

Per tradizione culturale parlare di debate nelle scuole italiane significa ritornare al glorioso passato della retorica e collegarlo in particolar modo alla filosofia.

L’esperienza della rete “Wedebate” nasce, invece, in un Istituo Tecnico EconomicoITE Enrico Tosi di Busto Arsizio - dall’intuizione e dalla verificata esigenza di chi vive quotidianamente l’esperienza della classe: la capacità di capire, esprimersi e sostenere la propria idea non è tanto un dono di natura o una competenza solo per pochi ma una competenza che la scuola deve contribuire a formare per tornare a essere luogo del pensiero e delle pari opportunità.
L’economia, come sostiene Fabrizio Galimberti, “ha molti punti di contatto con il modo in cui funziona l’uomo da solo o in gruppo – psicologia, sociologia, politica…- e con il modo in cui è organizzata la società – istituzioni, regole della convivenza, cultura, valori, infrastrutture fisiche e giuridiche…”(Il Sole junior, 6 aprile 2014). Il debate, pertanto, in un istituto economico, concorre a costruire le competenze trasversali richieste dalla società della conoscenza.
Del resto, l’impresa e il marketing hanno bisogno non solo di serie competenze specialistiche ma anche di un uso intelligente, e creativo, del linguaggio, dell’arte dell’argomentazione, del rispetto dei canoni della comunicazione, compresi quelle della comunicazione digitale, ancora per lo più da costruire.
Non per imbonire o ingannare l’interlocutore ma perché acquisisca gli strumenti per capire, scegliere, ricercare, anche la verità. Come sostenuto da Andrea Granelli e Flavia Trupia in Retorica e business. Intuire, ragionare, sedurre nell’era digitale.

Scuole in rete: una risorsa e una ricchezza

Dall’ITE Tosi la passione per il Debate si è allargata ad altre scuole lombarde che, unite nella Rete Wedebate, ne sperimentano le potenzialità formative in ambito curricolare ed extracurricolare.

Le scuole della Rete “Wedebate”– il liceo Classico e scientifico di Gallarate, l’ISIS Mosè Bianchi di Monza, l’ITCG Maggiolini di Parabiago, l’ISIS Capirola di Leno e l’ISIS Majorana di Seriate – portano ciascuna il contributo del proprio curriculum per cui il sapere e le competenze filosofiche del liceo si mescolano con quelle tecniche delle altre scuole, creando i presupposti per far cadere stereotipi e barriere di scuole di serie A e di serie B e per costruire legami tra scuole che “competono”, cioè concorrono insieme verso un obiettivo comune.
Per questo la formazione è stata fondamentale: si è svolta coinvolgendo insieme studenti e docenti ed è stata guidata da esperti internazionali provenienti da due importanti agenzie che si dedicano a debate e public speaking: I.D.E.A. (International Debate Education Association) di Londra, attiva dal 1999 e sostenuta dalla fondazione Open Society con più di 560 circoli di debate nel mondo; E.S.U. (English Speaking Union), storica associazione londinese e organizzazione internazionale no profit nel campo dell’educazione, che promuove attività di debate e di public speaking incoraggiando l’uso dell’inglese in tutto il mondo.

La doppia formazione, in italiano e in inglese, dischiude opportunità di incontrare studenti di altre nazioni, partecipando alle attività internazionali, e, volendo mantenere la misura della scuola, offre strumenti per didattica CLIL interdisciplinare.

L’Internazionalizzazione

All’ITE Tosi la formazione culturale al debate parte da lontano, con la partecipazione, dagli anni Novanta, al network internazionale World School Forum che, nato in Giappone, raccoglie ogni anno gli studenti di più di quaranta scuole di diverse parti del mondo a discutere di questioni sociali legate al futuro sostenibile dell’umanità. Questa esperienza si è incrociata con quella delle altre scuole della Rete e ha portato a organizzare settimane di formazione al debate nel Galles a cui hanno partecipato gli studenti di tutte le sei scuole della rete. Perché il mondo non finisce a scuola, non è racchiuso in un’aula; si cresce confrontandosi con la varietà e la diversità dei mondi. Quelli piccoli e grandi fatti dalle persone con cui entriamo in relazione. Meccanismi di pensiero che le regole del debate aiutano a conoscere, capire, imparare, esplorare.

Forte funzione di crescita democratica

La scelta dell’ITE Tosi e della Rete “Wedebate” è stata , dunque, di non chiudere il debate in una disciplina e di sintetizzarlo in un voto - spesso la morte del sapere - ma di di interpretarlo per quello che effettivamente è a livello internazionale: una metodologia didattica trasversale, che smonta alcuni paradigmi tradizionali e favorisce il cooperative learning e la peer education non solo tra studenti ma anche tra docenti e tra docenti e studenti; inoltre, avendo in sé una componente ludica, appassiona e attiva la motivazione.
E' un esercizio di democrazia, una palestra di intelligenza, che rende protagonisti i ragazzi e restituisce alla scuola il ruolo di promotrice di pensiero e di immaginazione.

Ri-educare i ragazzi a discutere civilmente di questioni sociali e civili significa ri-costruire, per loro e con loro, modelli di cittadini impegnati e interessati al bene comune, il fine ultimo e alto della politica, e riavvicinarli a un sapere che sia cultura al servizio dell’intelligenza e del cuore.
Gli esercizi di documentazione ed elaborazione critica che essi fanno per preparare un debate insegnano loro l’importanza dell’imparare a imparare e del lifelong learning, perché nella società della conoscenza occorre costruirsi, gestire e aggiornare il proprio sapere.
Un sapere che va comunicato e condiviso in un mondo complesso, dove difficilmente è possibile ottenere risultati lavorando da soli.
Per questo, anche in ambito professionale, la comunicazione e la gestione dei conflitti sono tecniche da imparare.

Debate non solo per sé, non solo per pochi

Nella comunicazione è importante farsi capire e convincere l’altro. Altrettanto comprendere le ragioni dell’interlocutore e aprire nuove prospettive, anche con creatività.

Il debate, ad esempio, insegna ad andare oltre il dialogo dialettico, la cui finalità è trovare un punto di incontro comune, e a sperimentare il dialogo dialogico: prendendo coscienza dei singoli punti vista e opinioni, si amplia la comprensione reciproca e si trovano nuove intese, spesso prima non immaginate.
Si passa, in tal modo, dalla disputa alla collaborazione. Ciò è possibile mettendo in gioco un vocabolario comune da cui partire per conciliare interessi molteplici, a volte contrapposti, e generare un consenso fattivo.
I debaters di un gruppo o un singolo debater, preparando le proprie argomentazioni, imparano che, mentre strutturano l’esposizione della propria posizione, devono tenere presente il punto di vista dell’ interlocutore o del pubblico, quindi immaginare le loro confutazioni, vale a dire essere consapevoli dei punti di forza e di debolezza della propria e altrui argomentazione.

E poiché non tutto è prevedibile, è importante saper cogliere gli indizi dell’intervento altrui che permettano di produrre nuove informazioni per sviluppare il proprio ragionamento: la via del ragionamento abduttivo, terza via che si aggiunge alle due della retorica classica, la deduzione e l’induzione.

La rete “Wedebare” ha quindi scelto di integrare la formazione al debate con quella del Public Speaking per dare agli studenti gli strumenti utili a scoprire le capacità comunicative che spesso inconsapevolmente hanno in sé e così potenziarle. Parimenti gli strumenti per organizzare il discorso in modo che il pubblico segua e capisca, sapendo catturarne l’attenzione anche grazie alla comunicazione non verbale per un verso, gli strumenti nati dai nuovi linguaggi della rete, dei media, del digitale per l'altro.
Il Debate, quindi, mette in gioco una serie di attività razionali ed emotive che coinvolgono tutta la persona; necessita sicuramente di una conoscenza di regole specifiche e di comunicazione, oltre che della capacità di trovare informazioni solide per sostenere il propio punto di vista e la propria tesi; sviluppa attitudini all’ascolto e al confronto.
Le scuole della Rete Wedebate, nel loro primo anno di attività, hanno formato e fatto dibattere più di cento studenti e più di trenta docenti; hanno dato vita a una ventina di debate – uno dei quali tenuto nel Palazzo della regione Lombardia con il patrocinio dell’Assessorato alla Istruzione e alla Formazione e dell’Ufficio Scolastico Regionale - su questioni sociali e civili che toccano ciascun cittadino (dal diritto di cittadinanza alle lingue parlate in Europa, dalla sperimentazone animale all’eutanasia, dal consumo equo e sostenibile alla medicina estetica, dalla scuola tecnologica e digitale alla questione israeliana). Hanno rivitalizzato la didattica curricolare con il modello del debate spingendo il territorio a reinterrogarsi sui modi della partecipazione e del confronto.

Abilità e competenze che, come l’esperienza della Rete “Wedebate” dimostra, sono conseguibili in ambiti e con modalità diverse, non solo filosofiche.
Per questo il debate è democratico e contribuisce a rendere la scuola inclusiva e plurale.


Bibliografia essenziale

Gary Rybold, Speaking, Listening and Undersanding, International Debate Education Association, New York, Amsterdam, Brussell, 2006

Andrea Granelli, Flavia Trupia, retorica e business: intuire, ragionare, sedurre nell’era del digitale, Ed. Egea, Milano, 2014

 

 

 

 
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