di Claudia Chellini
11 Novembre 2014
Nell’analisi condotta in apertura del documento descrittivo della strategia del Programma Operativo Nazionale “Competenze per lo sviluppo” (FSE)[1] pubblicato a settembre 2007, sono descritti alcuni dei fattori principali sui quali si ritiene opportuno intervenire per raggiungere l’obiettivo di servizio “elevare le competenze degli studenti e la capacità di apprendimento della popolazione”[2]. Tra questi, si riscontrano nel sistema scolastico italiano criticità che riguardano il personale docente e in particolare la formazione in servizio: il fatto che solo una minima percentuale di docenti, nel 2007, risultasse «formato oltre che sulle discipline di insegnamento, anche sulla didattica disciplinare e la pedagogia» e il «costante e progressivo invecchiamento del personale docente» che «pone, con forza, il problema della formazione continua, tenuto conto della necessità di adeguare le competenze professionali ai mutamenti prodotti nella società soprattutto dalle tecnologie»[3].
Si è attuato così un piano pluriennale ad ampio raggio che ha coinvolto sia gli insegnanti, che il personale non docente che i dirigenti (scolastici e dei servizi gestionali e amministrativi). Per ciascuno di questi tre tipi sono stati previsti percorsi formativi relativi a tematiche individuate fin dall’inizio della Programamzione 2007-2013 come punti da migliorare nel sistema scolastico italiano: si tratta delle tematiche relative alla governance per i dirigenti, alla gestione amministrativo-contabile per il personale non docente e alle competenze disciplinari e metodologiche per gli insegnanti. La progettazione e gestione delle attività è stata pensata con due diverse modalità: da una parte si è chiesto alle scuole di prevedere la formazione del personale della scuola all’interno dei Piani Integrati (formazione offerta dalle scuole); dall’altra si sono promossi piani di formazione nazionale affidati al Formez, all’Indire e all’Invalsi, coinvolti ciascuno per la propria area di competenza (formazione nazionale).
Graf. 1 - Distribuzione della formazione per strategia
Questo insieme di attività ha raggiunto 291.521 persone fra docenti, personale ATA, dirigenti scolastici e DSGA, distribuito come riportato nel grafico sottostante, dal quale si evince che gli insegnanti della scuola primaria rappresentano la percentuale maggiore di corsisti che hanno partecipato alla formazione promossa dal PON.
Graf. 2 - Distribuzione del personale della scuola che ha partecipato alla formazione PON, per area di appartenenza[4]
In effetti, anche il tasso di partecipazione dei docenti della scuola primaria, calcolato sul numero totale dei docenti di questo grado attivi nelle regioni dell’Obiettivo Convergenza, è più alto di quello degli altri docenti. Considerevole è la presenza degli insegnanti della scuola per l’infanzia, seppur con numeri non alti, in quanto il PON Istruzione 2007-2013 non aveva previsto linee di intervento specifiche, pur promuovendone la partecipazione per supportare lo sviluppo della continuità e della verticalità con la scuola primaria sia per la promozione del successo formativo e la prevenzione (e il contrasto) della dispersione scolastica, sia per lo sviluppo delle competenze chiave negli alunni. La nuova Programmazione 2014/2020 accoglie l’esigenza formativa che emerge anche da questo fenomeno, inserendo azioni peculiari per la scuola dell’infanzia.
Le scelte formative dei docenti nel PON Istruzione 2007/2013
La strategia della Programmazione, come abbiamo già osservato, ha seguito due binari: da una parte ha promosso percorsi di formazione nazionale sulla base delle più urgenti esigenze formative rilevate a livello del sistema complessivo di istruzione e formazione, dall’altra ha consentito alle scuole di progettare interventi che, pur inserendosi nel quadro delineato dagli Obiettivi-Azione del PON, sono pensati per soddisfare fabbisogni più specifici espressi a livello territoriale e nei vari ordini di scuola.
Le offerte formative afferenti delle due strategie programmatorie sono diverse. La formazione nazionale prevede percorsi su
- le quattro discipline di base (lingua madre, matematica, scienze e lingue straniere), dal punto di vista sia disciplinare che metodologico;
- l’educazione linguistica e letteraria in un'ottica plurilingue;
- le competenze digitali nella didattica;
- il tema della valutazione.
Comprende inoltre il Piano Nazionale Qualità e Merito che ha come obiettivo per il potenziamento degli apprendimenti nelle aree logico-matematica e linguistico-letteraria.
Le scelte dei docenti, in questi ambiti, si sono concentrate, come mostra il grafico 15, sul tema della valutazione: dall’anno scolastico 2008/2009 fino al 2012/2013 sono stati programmati ininterrottamente percorsi in tal senso che non solo hanno avuto un’alta partecipazione, ma hanno anche visto una frequenza costante con la totale assenza di ritiri.
Al secondo posto si posizionano i corsi di tipo linguistico con il 24% delle iscrizioni (sommiamo qui le iscrizioni degli interventi sulle lingue straniere, la lingua madre e l’eduzione linguistica e letteraria in un’ottica plurilingue).
Si segnala una bassa percentuale di scelte in relazione alla matematica che si rileva anche nella formazione offerta dalle scuole.
La bassa percentuale 3% dedicato ai percorsi sulla governance sono da leggere in relazione al fatto che tali percorsi non erano dedicati specificatamente ai docenti, che hanno partecipato in quanto funzioni strumentali o collaboratori scolastici.
Graf. 15 - FORMAZIONE NAZIONALE. Distribuzione delle scelte dei docenti
La formazione offerta dalle scuole, oltre allo sviluppo delle competenze chiave (in particolare lingua madre, lingue straniere, matematica, scienze e competenze digitali), comprende la formazione inerente
- le metodologie per la didattica individualizzata e le strategie per il recupero del disagio,
- l’insegnamento rivolto agli adulti,
- gli interventi individualizzati e per l’auto-aggiornamento (apprendimento linguistico, viaggi di studio, master, software didattici, comunità di pratiche, borse di ricerca, stage in azienda, ecc.),
- l’alfabetizzazione informatica.
I percorsi maggiormente scelti sono quelli sulle competenze digitali (33%), che comprendono sia alfabetizzazione informatica, sia formazione sulle competenze digitali per la didattica, seguiti dai corsi sulle metodologie per la didattica individualizzata e le strategie per il recupero del disagio (21%). Quest’ultimo tema, evidentemente molto presente nelle scelte dei docenti, è stato ulteriormente rafforzato con l’Obiettivo-Azione F3 - Sviluppo di reti contro la dispersione scolastica e la creazione di prototipi innovativi che prevede la realizzazione di progetti complessi che incidano positivamente sul fenomeno dell’insuccesso formativo e dell’abbandono scolastico, con attività specifiche per gli studenti, i loro genitori e il personale scolastico. Non includiamo in questa analisi i dati degli interventi F3 che a dicembre 2013 (periodo di aggiornamento del rapporto di monitoraggio) avevano appena concluso la fase di riprogettazione: pochissimi i corsi che avevano avviato le attività, non significativi i dati disponibili.
Segnaliamo che anche per la formazione offerta dalle scuole, la percentuale di iscrizioni ai corsi di matematica è piuttosto bassa, assestandosi sul 7%.
Graf. 4 - FORMAZIONE OFFERTA DALLE SCUOLE. Le scelte dei docenti
Concludiamo con alcune indicazioni sulle scelte dei docenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, rimandando per approfondimenti al Rapporto di monitoraggio 2014. Abbiamo aggregato le classi di concorso, che sono in numero elevato, in categorie che abbiamo chiamato “area disciplinare” e abbiamo costruito una tabella di contingenza fra tema della formazione e area disciplinare. Abbiamo visto che i corsi sulle competenze digitali sono scelti soprattutto dai docenti delle discipline artistiche, discipline musicali e lingue straniere, mentre le percentuali più basse di scelta si hanno non solo fra i docenti di discipline tecniche o scientifiche, ma anche fra i docenti di lettere, latino, greco (37%, più bassa di quella totale).
La formazione sulle lingue straniere non è appannaggio, da quello che si rileva, dei soli insegnanti di lingue, anzi il 10% degli insegnanti di lingue straniere sceglie corsi in tale ambito, mentre li scelgono il 16% dei docenti in filosofia, storia, psicologia, scienze dell'educazione, il 15% di quelli di discipline giuridiche, economiche e sociali, il 13% di quelli di lettere, latino, greco.
[4] In questo grafico il personale non docente è comprensivo dei dirigenti.
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