di Patrizia Lotti
24 Settembre 2003
Abstract dell'articolo di Alberto Alberti, pubblicato in "Valore Scuola". Dall'archivio RIVI-Indire
Il caso presentato descrive un metodo di intervento per il recupero e l’integrazione scolastica e sociale di un bambino straniero che vive in situazione di disagio.
I soggetti coinvolti sono l’assistente sociale, gli insegnanti, il capo di istituto, i volontari e la madre del bambino.
Partendo dalla consapevolezza che non esiste un esperto unico, capace di trovare la soluzione ideale, una rete di aiuto così costituita, oltre a favorire la diretta conoscenza reciproca fra gli operatori, ne stimola la disponibilità a cooperare per la soluzione del caso. Il ruolo principale è quello dell’assistente sociale che ha una funzione, sia di supporto tecnico e informativo, sia di guida; egli ha in particolare il compito di far percepire ‘il problema’ come il problema di tutto il gruppo degli operatori, anche attraverso il ricorso a mezzi e strategie come ad es. il ‘problem solving’, che facilita la libera espressione di idee e soluzioni, senza quelle preoccupazioni di inadeguatezza e di censure preventive che contraddistinguono i tradizionali modi di lavorare in gruppo.
Il bambino straniero e la sua famiglia si sentono così al centro di una rete di supporto, che condivide e affronta con loro il problema.
Di Maria Luisa Ranieri, Il lavoro di rete con un minore straniero e la sua famiglia, "Lavoro sociale", v. 1, N. 3, dic 2001, pg 399-412.
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