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PROFESSIONE DOCENTE

Razzismo, imbarazzi e curiosità

Dalla vita quotidiana alla letteratura, così nascono anche i libri venduti dai venditori ambulanti.

di Patrizia Lotti
28 Settembre 2003

In una scuola elementare, alla fine del pranzo, la maestra vede le molte fette di pane buttate per terra e calpestate. Al rientro in classe, una prima elementare, rimprovera i bambini di quel comportamento e ricorda loro che per gli avanzi esistono i cesti per il canile, mentre gettare per terra il pane è solo segno di sporcizia e inciviltà. Prontamente una bambina risponde: "Ma signora maestra, sarà stato qualcuno di questi bambini stranieri, che non ha ancora imparato come ci si deve comportare; in Africa sono abituati a stare nella sporcizia". La maestra decide sul momento di cambiare l'argomento della sua lezione pomeridiana. Inizia a raccontare i suoi viaggi nelle città italiane, europee, africane, asiatiche e americane. Poi delle strade, dei negozi e delle luci, del cibo e della distribuzione dell'acqua. Subito anche i volti più scuri dei suoi allievi rischiarano l'espressione e si illuminano quando parla delle loro città. Piano piano la classe si fa partecipe di quel racconto di un mondo per loro ancora da scoprire.

In un asilo nido, tre o quattro bambini giocano tuffandosi nella vasca delle palline. A un tratto si fermano per scrutare gli specchi intorno a loro. Prendono le palline, le osservano e le lasciano. Cominciano a guardarsi. Uno di loro è mulatto. Gli altri gli prendono le mani, gliele guardano, sopra e sotto, poi gli scrutano l'interno delle orecchie e la bocca. L'osservazione dura alcuni minuti, poi riprendono il gioco dei tuffi nella vasca.

Due episodi ormai comuni in una realtà sempre più diffusa. Solo la condivisione delle esperienze e la conoscenza dei vari pensieri e punti di vista legati alla mondialità potrà aiutare a formulare una risposta alle domande inserite all'inizio.

Un giorno uscivo dal supermercato con mia moglie, che è un'italiana. Avevamo fatto tanta spesa da riempire due carrelli. Dopo aver caricato il tutto nel portabagagli della macchina, mia moglie mi spinse i due carrelli da riportare per recuperare le due 500 lire.
M'incamminavo con i miei due carrelli, quando sentii dietro le spalle un "ssst!" accompagnato da uno schioccare di dita. Mi girai e vidi un signore sulla cinquantina farmi segno con l'indice di avvicinarmi, ed abbozzare il gesto di spingere il suo carrello verso di me. Lo guardai con un'espressione che mia moglie descrisse poi come carica di lampi e fulmini.
Comunque il mio sguardo doveva essere stato eloquente, perché lo vidi trattenersi il suo carrello e portarselo per conto suo.
Senz'altro, visto il colore della mia pelle e il gesto d'affido dei carrelli da parte della mia signora, il "sciur" aveva fatto la somma deduttiva: negro + carrelli = povero extracomunitario che sbarca il lunario.
Tornando alla macchina, vidi la mia dolce metà, che conoscendo la mia permalosità, si contorceva dalle risate. Mi misi poi a ridere anch'io.
Ora ogni volta che andiamo a fare la spesa, lei mi spinge, ammiccando, il carrello con voce scherzosa: "Ehi bel negro, vuoi guadagnarti 500 lire?"

Kossi Komla-Ebri, Imbarazzismi, Edizioni Dell'Arco - Marna

L'autore del brano è un cittadino italo-togolese, medico e mediatore interculturale della scuola e della sanità, autore di racconti, articoli e saggi. Attraverso la narrazione spesso ironica di episodi di vita quotidiana, come quello riportato sopra, illustra le situazioni imbarazzanti legate al vissuto della migrazione in Italia. Chi meglio di lui potrebbe narrarci dei quotidiani esempi di razzismo strisciante o latente? Forse solo un altro cittadino immigrato e agli altri non resta che sorridere su questi episodi di quotidiano imbarazzo e forse riflettere grazie alla lettura di un punto di vista decisamente altro dal "solito".

Questo citato è solo uno dei tanti libri nei quali è sempre più facile imbattersi per strada, grazie alla vendita militante degli ambulanti di colore. E' facile incontrarli nelle strade del centro, nei mercati rionali, di fronte alle librerie cittadine. Con la vendita di questi libri, cercano magari di diffondere un po' di conoscenza sulle loro terre d'origine e i loro pensieri. Ma soprattutto i venditori raggranellano un gruzzolo per la giornata: prendono il pacco delle pubblicazioni dalla casa editrice e trattengono una percentuale sul prezzo di copertina, proprio come un qualsiasi titolare di libreria. Gli editori sono le case editrici "minori", fuori dal grande circuito commerciale. Editore storico del settore è il Gruppo Solidarietà Come, con sede a Milano, che ha iniziato a pubblicare libri di cittadini immigrati circa cinque anni fa e iniziato la loro distribuzione, dapprima nell'hinterland milanese, poi nel resto delle città italiane. Il Gruppo Solidarietà Come contava sull'esperienza, maturata negli anni Novanta, dell'editoria fatta a vantaggio dei senza casa.

Ma non è solamente un fenomeno di solidarietà o d'integrazione sociale come riflessione sul proprio vissuto mediata dai piccoli libri. Né semplicemente una fonte di reddito lecita e onesta per alcuni venditori ambulanti. Anche gli studiosi di letteratura comparata delle nostre università hanno cominciato ad apprezzarli e segnalarli. Una ricerca sul campo è, infatti, sfociata nella banca dati Basili, curata dal prof. Armando Gnisci dell'Università La Sapienza di Roma. Oppure un altro punto di riferimento di questa cultura che silenziosamente, senza schiamazzi o contrapposizioni violente, senza una arrogante autoimposizione è presente su Internet sul sito Voci dal silenzio.

Articolo a cura di Patrizia Lotti - Indire (p.lotti@indire.it)

 
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