di Sara Zambotti
04 Novembre 2003
L’Opera contro l’analfabetismo, istituita con un Decreto del Re nel 1921, fu prima la prima istituzione ad aprire «scuole diurne» nelle frazioni e nelle borgate del Regno, rendendo possibile raccogliere almeno 20 fanciulli d’età compresa tra i 6 e i 14 anni all'interno di classi scolastiche. L’Opera fu poi soppressa con un altro Regio Decreto il 31 ottobre 1923, e le scuole da essa fondate furono date in gestione ad enti culturali aventi giurisdizione regionale o interregionale (come l’Associazione nazionale per gli interessi del mezzogiorno d’Italia). I cosiddetti «enti delegati» furono autorizzati ad aprire scuole nel caso che il numero degli obbligati della località fosse compreso tra i 14 e i 40 alunni: queste scuole presero inizialmente il nome di «scuole non classificate» (RDL 20 agosto 1926 - n.1667), quindi di «scuole rurali» (RDL 20 giugno 1935 - n.1196).
Le scuole rurali furono istituite non tanto al fine di assicurare un tipo di scuola che soddisfacesse strutturalmente e didatticamente alcune determinate esigenze delle popolazioni rurali, quanto di risolvere una situazione critica, poiché allo stato mancavano i mezzi per aprire nelle località minori scuole di cui aveva nelle città la gestione diretta. Le scuole rurali passarono da 403 con circa 15 mila iscritti nel 1922 ad 8129 con oltre 300000 iscritti nel 1941. Le scuole rurali furono soppresse – nella quasi totalità – col 30 settembre 1942, per effetto della legge I giugno 1942, n.675.
di Sara Zambotti
Editing a cura di Juri Meda, Archivio Storico Indire e Gianluca Torrini, Ufficio comunicazione Indire
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