di Valeria Biggi
17 Novembre 2003
Abstract di "Biblioteche italiane e disabili visivi" pubblicato in Biblioteche oggi
Un'indagine svolta sull'universo delle biblioteche italiane rivela che soltanto 37 biblioteche offrono strumenti di informatica ad uso di ciechi parziali o totali: di queste soltanto una su sei sono universitarie e circa la metà sono pubbliche. Assenti le biblioteche scolastiche, scarsamente visibili in Internet, così come quelle statali e nazionali. Oggi un disabile visivo riesce a leggere su video grazie all'uso della barra Braille o del sintetizzatore vocale; ci sono anche i sistemi OCR (Optical Character Recognition, software che permette di ottenere testo da immagini con l'ausilio di uno scanner) progettati per essere utilizzati da disabili visivi, in grado di decodificare il testo anche se non è correttamente posizionato sul piano dello scanner, eliminare disegni fotografie o tabelle e riconoscere la pagina anche se suddivisa in colonne, titoli e paragrafi. Alcuni OCR sono stati persino adattati alla sintesi vocale in modo che a un non vedente fosse consentita la lettura del libro direttamente dallo scanner. Questi sistemi di lettura possono essere usati anche da persone ipovedenti, grazie alla possibilità di ingrandire alcune parti del documento e di programmare i colori dello sfondo e del testo. Gli audiolibri rappresentano il metodo di lettura più usato dai disabili visivi, ma oggi, con l'ausilio della tecnologia digitale, si può ottenere una quantità maggiore di memorizzazione dei contenuti sonori, una migliore qualità di riproduzione audio e l'applicazione di sistemi per facilitare la lettura e la navigazione del testo mediante indici, segnalibri e marcatori. In Italia l'interesse degli editori per gli audiolibri è molto basso, mentre nei paesi anglosassoni le versioni audio delle novità editoriali sono assai comuni, sia nel formato tradizionale (in audiocassetta) sia nei formati digitali più innovativi. Lo standard per la produzione, lo scambio e l'uso di libri audio in formato digitale si basa su due linguaggi informatici, HTML e XML, mentre la descrizione dei dati è basata sui metadata Dublin Core ( informazione sui dati secondo uno standard scelto a Dublin (USA) nel 1999). Esiste anche un problema di accessibilità dei font digitali: non tutti i testi elettronici possono essere letti da chi utilizza uno screen reader, una barra Braille o un sintetizzatore vocale.
A tale proposito, il W3C (World Wide Web Consortium, il consorzio che stabilisce le regole che i siti Web dovrebbero rispettare) ha emanato una serie di norme a livello internazionale per l'accessibilità del web ( http://www.aib.it/aib/cwai/cwai.htm), che stanno lentamente diventando vincolanti per i produttori di software.
Fiorenza Bernardi, "Biblioteche italiane e disabili visivi", in Biblioteche oggi, v. 21, n. 5, giugno 2003, pp.15-25.
Abstract a cura di Valeria Biggi, [v.biggi@indire.it]
|