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PORTFOLIO

Il Portfolio e i sindacati confederali

Le novità previste dalla nuova legge in materia di istruzione e formazione professionale e le riflessioni dei sindacati confederali

di Laura Coscia
10 Gennaio 2004

L’introduzione del portfolio delle competenze individuali, che dovrà documentare il percorso formativo seguito da ogni allievo fin dalla scuola dell'infanzia, è una delle novità previste dalla legge n. 53/2003, che delinea le norme generali in materia di istruzione e i livelli essenziali delle prestazioni nell'istruzione e nella formazione professionale.

Il portfolio delle competenze è un nuovo strumento di valutazione del grado di apprendimento. 

Il ruolo della valutazione nella scuola ha sollevato negli ultimi decenni molti interrogativi.
Gli studenti vivono la valutazione non come un momento di verifica, ma come una difficoltà, un ostacolo da superare che porterà a una precisa selezione. Questo sembra deresponsabilizzarli e far perdere loro la capacità di autovalutarsi e quindi di apprendere.
Una valutazione autentica dell’apprendimento scolastico non dovrebbe proporre classificazioni rigide, ma piuttosto favorire la consapevolezza personale, vale a dire la difficile pratica del saper giudicare se stessi.

A ciò si aggiunge la difficoltà di chiarire un concetto complicato come quello di apprendimento.
Troppe volte la scuola ha infatti preso in considerazione la mera riproposizione di contenuti da spiegare e poi trasmettere, mentre l'apprendimento consiste anche e soprattutto nella capacità di fare collegamenti, di trasferire e usare le conoscenze acquisite a scuola nelle situazioni più svariate.

Dalla riflessione su questi argomenti nasce il portfolio delle competenze, una delle grandi novità che si sta introducendo nella scuola italiana.

Il "Piccolo Dizionario della Riforma" definisce il portfolio: "una raccolta mirata, sistematica, selezionata e organizzata di materiali, che serve a documentare il percorso formativo di allieve e allievi e i progressi compiuti in relazione al piano di studio personalizzato. I materiali inclusi nel portfolio sono organizzati in due principali sezioni, quella dell’"Orientamento" e quella della "Valutazione", e possono comprendere lavori dell’alunno individuali o in gruppo, prove scolastiche, osservazioni degli insegnanti, commenti sui lavori formulati dall’alunno o dagli insegnanti, informazioni fornite dalla famiglia. Il contenitore può avere forme diverse, come, ad esempio, una cartella, una busta, un raccoglitore ad anelli. Il portfolio viene compilato a cura dell’insegnante tutor, con la collaborazione di tutti i docenti che svolgono attività educative e didattiche nelle quali l’allieva e l’allievo sono coinvolti, e prevede nella realizzazione la partecipazione attiva degli allievi stessi e dei genitori. Lo scopo del portfolio è quello di promuovere una valutazione autentica di ciascun soggetto e i livelli di competenza raggiunti. Il portfolio, perciò, è un metodo di valutazione coerente con la centralità della persona, consente di responsabilizzare i protagonisti del processo educativodidattico favorendo anche forme di autovalutazione, offre nuove opportunità di dialogo e collaborazione tra la scuola e la famiglia."

I sindacati confederali (Cgil, Cisl e Uil) hanno espresso in maniera unanime il loro parere riguardo al portfolio, la cui introduzione nella scuola italiana vorrebbe trasformare i criteri di valutazione dell'apprendimento e ancor prima spingere a  ripensare il ruolo delle figure professionali coinvolte nel mondo della scuola.
Dai documenti dei sindacati confederali del settore scuola riguardanti la posizione delle parti sociali rispetto alla riforma scolastica del Ministro dell'Istruzione Letizia Moratti, sono state ricavate alcune osservazione riguardanti il portfolio.

La scelta dell’uso della parola-concetto “portfolio” richiama linguaggi e semantiche certamente note e importanti, ma anche molto lontane da un contesto educativo di base, come quello di una scuola elementare o media, e di più quello dell’infanzia, dove entra in scena per la prima volta fuori della famiglia il bambino e il suo sviluppo personale. Il portfolio è uno strumento noto e in uso da tanti anni. Ispirato alle pratiche adoperate dalle professioni artistico-creative, è divenuto nel tempo un dispositivo agile per rendere facile e soprattutto utile la pratica valutativa e autovalutativa in ambito formativo e professionale. Il portfolio è uno strumento certamente bene applicabile là dove è necessario disporre di strumenti orientativi di natura professionale, ma inopportuno là dove l’azione e il fine ultimo è propriamente educativo.

La duplice natura del portfolio, strumento allo stesso tempo di valutazione e di orientamento, implica una difficile coniugazione: strumento realizzato dai docenti, in collaborazione con le famiglie e i discenti, il portfolio da una parte consiste in una valutazione quantificata dell'attività svolta in relazione agli obiettivi di competenza esplicitati; dall’altra è uno strumento di autovalutazione che fa parte di un modello valutativo efficace condiviso e controllato dallo stesso soggetto. Rispetto all'elemento collaborativo "vanno distinti i contributi delle famiglie e di quanti si fanno carico dell’educazione del preadolescente dalle specifiche competenze proprie della funzione docente [...] . L’apporto delle famiglie, di per sé positivo, non può comunque interferire con le prerogative costituzionalmente garantite nell’esplicazione della funzione docente, in primo luogo la valutazione dell’allievo". Il portfolio rischia di essere "uno strumento limitativo della professionalità docente"[5].

Il portfolio sembra essere più adatto per un adolescente o un adulto piuttosto che per un bambino. L'obiettivo principale del portfolio è infatti quello di rilevare e di valutare continuamente i fattori di crescita del bambino; non solo le prestazioni fornite, ma anche i processi di apprendimento, le strategie messe in opera, gli stili cognitivi individuali, le potenzialità inespresse, le motivazioni: rilevare e valutare tutto quello che può essere declinato come esperienza che progredisce mentre ha luogo.
Tutto questo avviene attraverso un processo continuo di personalizzazione e soprattutto di negoziazione dell’azione formativa nei confronti dell’allievo. Il processo formativo deve essere motivante, coinvolgente e inevitabilmente responsabilizzante: non può essere che lo stesso giovane ad imparare a raccogliere i dati del proprio lavoro, a registrarli in modo chiaro e coerente e a rifletterci sopra rispetto a quello che apprende o a quello che fa.

Il portfolio, mantiene al centro dell’attenzione il concetto di competenza, inteso  come  vero e unico traguardo dell’apprendimento e della formazione dell’allievo. Possedere competenze significa aver acquisito le conoscenze volute e saperle utilizzare.
Il concetto di competenza non completa quello di apprendimento. Apprendimento non è solo conoscenza, l’uso del termine “competenza” fa torto a quanto esso non riesce ad esprimere. Perché se conoscenze e competenze attengono prevalentemente alle dinamiche della cognizione e alle regole e procedure con cui queste si sviluppano traducendo il pensiero in comportamento, l’apprendimento, processo ancora in parte sconosciuto, è certamente anche altro.

Il portfolio, in quanto neutro registratore di eventi accaduti, non può essere in grado di rilevare né cambiamenti né potenziali di cambiamento. Qualunque valutazione scolastica contenga, infatti, è fortemente statica perché ha sempre risposto semplicemente a prove che riguardano comportamenti, prestazioni, o prodotti del passato e non del futuro. Uno strumento come il portfolio non ha capacità di valutare dinamicamente un compito cognitivo che un bambino o un ragazzo svolgono, in quanto non contempla e usa metodi di indagine sulle potenzialità dell’allievo.
Solo una comprensione dinamica può dare credito al futuro perché in grado di valutare il cambiamento progressivo dell’individuo e quindi la sua stessa modificabilità cognitiva: una valutazione dinamica adopera metodi e strumenti capaci di vedere quello che non c’è ancora ma che potrà esserci.

Il portfolio rischia di diventare uno strumento di controllo sulla persona e poiché il giudizio interessa una persona che attraversa la cosiddetta età evolutiva facili sono le cristallizzazioni di valutazione non corrispondenti alla realtà. Il portfolio dunque "rischia di costituire un documento pesante che sancisce le difficoltà dell’alunno e che come tali sono destinate a presentarsi ad ogni passaggio come un fardello"[3].

 

Link utili:

[1] La legge 28 marzo 2003, n. 53, ha delegato il Governo ad emanare, entro 24 mesi dalla data della sua entrata in vigore, uno o più decreti legislativi per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e di istruzione e formazione professionale.
[2] Cgil-scuola
[3] Dal sito della Cgil-scuola: "La Cgil Scuola sui piani della riforma"
[4] Cisl-scuola
[5] Dal sito della Cisl-scuola: "Note della Segreteria Nazionale CISL SCUOLA"
[6] Uil-scuola

di Laura Coscia, redazione webzine [l.coscia@indire.it]

 
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