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di Lorenza Venturi
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Ho partecipato al progetto Comenius 2.2 e sono partita per la Lettonia il novembre scorso, per la durata di 4 mesi. La mia attività di assistente linguistica si è rivelata positiva a livello umano e professionale. Insegnavo in una scuola elementare che si trova a Jurmala, provincia di Riga, in un ambiente quasi fiabesco: baita di legno rosso in un bosco che si affaccia sul Mar Baltico. Le classi in cui svolgevo il mio insegnamento vedevano coinvolti bambini che avevano un’età compresa tra i 4 e i 12 anni.
Superati i primi problemi pratici di adattamento all’ambiente, al clima, alla mentalità del posto, non ho potuto che notare gli innumerevoli aspetti positivi.
Mi sono trovata a vivere una realtà stimolante e creativa, fatta di piccole cose e di tanta voglia di crescere e imparare. I bambini di Vaivaru Pamatskola hanno un’incredibile capacità all’apprendimento delle lingue straniere, dovuta forse al fatto che di partenza sono già a conoscenza di due lingue, quella materna, il lettone, e il russo. Inoltre, come lingue scolari, si sono aggiunte il tedesco e l’inglese che è parlato fluentemente da tutti. L’italiano quindi per loro era una curiosità intellettuale che hanno incamerato subito, anche nelle classi dei più piccoli. Nel 2004 la Lettonia, come anche Estonia e Lituania, entrerà a far parte della Comunità Europea. Questa per i giovani è una spinta alla libertà. Considerata la neonata indipendenza dalla Russia, per i giovani l’Europa significa modernità e ulteriore cambiamento, da qui l’adesione a progetti come Comenius 2.2 e la volontà di apprendere quante più lingue possibili della Comunità Europea. I lettoni sono persone attive, semplici, che lottano dal 1991 per trovare un lavoro che possa dar loro dignità. Per fare questo hanno capito che l’educazione è il primo passo e in questo senso si muovono.
Questi aspetti li riscontravo ogni giorno a scuola nella vivacità dei bambini, nell’interdisciplinarietà delle attività che svolgevamo a scuola e fuori, nell’accogliere sempre positivamente iniziative non strettamente scolastiche: ho insegnato loro a cucinare, a cantare in italiano e li ho fatti partecipare alla settimana italiana alla quale ha preso parte anche l’ambasciatore italiano di Riga. Ogni giorno, durante quella settimana, i bambini erano impegnati per un'ora in attività che avevano come tema la cultura italiana: fare maschere, cantare, giocare con le parole disegnate su foglie che poi andavano ad arricchire gli alberi della classe etc. L’ultima giornata abbiamo messo insieme tutte queste attività proponendo un quiz e la premiazione delle maschere o degli alberi più belli. I bambini si sono divertiti e anche le personalità invitate a questa attività che aveva come tema il Carnevale di Venezia hanno assaporato un po’ della nostra Italia.
Vaivaru Pamatskola aveva anche dei "bambini speciali", con seri problemi motori o mentali, ma anche loro, dopo i quattro mesi trascorsi in mia compagnia, alla fine dicevano qualche parola. L'immagine che ho di quel paese è di tanti colori. Il bianco della neve, il verde del bosco, il rosso della scuola, ma quello che non scorderò mai è l’affetto che mi hanno dato, i fiori che mi hanno regalato in varie occasioni e la loro musica.
Il giorno in cui la Lettonia entrerà a far parte dell’EU, mi riterrò in parte soddisfatta per aver dato anche io nel mio piccolo un contributo all’avvicinamento di queste due culture.
di Silvia Accoroni, Assistente Comenius in Lettonia a.s. 2002/03 [silviaacco@hotmail.com]
editing a cura di Lorenza Venturi, redazione webzine [l.venturi@indire.it]
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