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Un corso di europeismo sul campo

"Latvia… Che paese è?"

di Lorenza Venturi
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Questo è stato il primo pensiero che mi è passato per la mente quando ho rapidamente scorso l’elenco in inglese con le nazionalità dei partecipanti ammessi a frequentare il corso Comenius 2.2 per insegnanti di lingua. Ce l’avevo fatta! Dopo varie peripezie, con tempi organizzativi strettissimi ero riuscita ad ottenere l’autorizzazione a partire per Gloucester (UK) per partecipare all’English Language Course for Teachers from Abroad.

Tutto pronto: valigia, macchina fotografica, biglietto aereo, biglietto dell’autobus che dall’aeroporto di Londra mi avrebbe portato direttamente a Gloucester, acquistato via Internet comodamente da casa (che meraviglia!). E tutta la documentazione in inglese inviatami dall’istituzione ospitante con il programma del corso, la sistemazione presso le famiglie, l’elenco degli altri colleghi con i rispettivi paesi d’origine. Ed ecco la prima opportunità di aggiornamento: nella lista sono compresi due partecipanti (uomini? donne? dal nome non si capisce…) che vengono dalla Romania e dalla Latvia. Mi documento ed acquisisco due nozioni nuove: primo in inglese Lettonia si dice "Latvia", secondo i confini dell’Unione Europea sono di fatto già allargati e anche i cittadini di paesi che solo nel 2004 entreranno a pieno titolo nell’UE possono usufruire delle sovvenzioni dei programmi Socrates e Comenius.

Una bella lezione di europeismo appresa sul campo. E, al di là dell’indubbia utilità di un corso di aggiornamento all’estero per rinfrescare la lingua e la cultura inglese; per confrontarci sindacalmente sugli stipendi, gli orari di lavoro e le ferie di noi professori nei vari paesi d’oltralpe; per acquisire materiali autentici e metodologie didattiche innovative, indubbiamente è la lezione dell’europeismo quella che forse scuote più profondamente le nostri abitudini acquisite di pensare in termini di nazionalità italiana, di Europa dei 15 (già questo con qualche difficoltà, figuriamoci un po’ cosa pensiamo di avere in comune con la futura Europa dei 25, con paesi come l’Ungheria, Cipro o la Slovacchia che fra solo un anno diventeranno a tutti gli effetti nostri fratelli, con i nostri medesimi diritti, gli stessi identici doveri).

Come superare le barriere culturali, linguistiche ed economiche che di fatto psicologicamente e materialmente ci dividono? Iniziative come quelle di Comenius 2.2 si rivelano estremamente efficaci, creando una reale comunità di studio, una vera comunione di intenti che si traduce in un rinnovato senso di appartenenza all’Europa. Un’Europa nuova, con più sfaccettature di quelle che eravamo abituati a conoscere; ma sicuramente un’Europa più ricca e, speriamo, con un ruolo più importante nei destini del mondo globalizzato in cui viviamo.

di Carla Mummolo, ITCS V. Bachelet di Roma [mummolo@romascuola.net]

editing a cura di Lorenza Venturi, redazione webzine [l.venturi@indire.it]

 
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