di Ials-Sials
26 Febbraio 2004
Il secondo gruppo di indicatori dell'indagine Ials-Sials seleziona il profilo complessivo dei 26-65 anni. In particolare evidenzia la distanza tra chi, nei vari paesi, possiede molto, in termini di competenza, e chi non supera livelli molto bassi, mostrando la consistenza delle quote di popolazioni che stanno all'apice e al fondo della scala che misura il letteratismo.
La media di punteggio conseguita dalla popolazione nella fascia di età 26- 65 è di 265,1 punti. La divaricazione tra punteggi è notevole.
La popolazione svedese raggiunge 298 punti medi, 209 punti la popolazione del Portogallo. I punti di differenza sono 89, 17 in più di quanti si determinano tra i giovani Cileni e quelli Svedesi che, nella fascia di età 16 - 25 anni, rappresentano i due estremi.
Sulla base di questo indicatore è possibile raccogliere la popolazione Ials-Sials di 26- 65 anni in quattro gruppi:
• Tre paesi eccellenti; sono la Finlandia, la Norvegia e la Svezia che raggiungono, rispettivamente, punteggi di 283, 285 e 298.
• Sette paesi si allineano ai 276 punti, che sono i punteggi medi del Canada e degli Stati Uniti; si tratta dell'Australia con 271 punti, Danimarca con 274, Germania con 274, Nuova Zelanda 276 e Olanda 279.
• Quattro paesi che si collocano immediatamente sotto o immediatamente sopra alla media: il Belgio e la Repubblica Ceca con 266 punti; il Regno Unito e l'Irlanda con 265 punti.
• Sette paesi si collocano invece decisamente sotto la media: sono la Svizzera con 259 punti, l'Ungheria con 237, l'Italia con 236, la Polonia con 223, la Slovenia con 221, il Cile con 214 e il Portogallo con 209.
Per approfondire e precisare la lettura dei bisogni culturali di una popolazione, è necessario misurare la distanza tra la prestazione che si determina all'interno di una stessa fascia di età tra paesi e all'interno di uno stesso paese. Anche per gli adulti 26-65 anni si calcola quindi l'indice di ineguaglianza nella distribuzione delle competenze, operando il confronto tra i punteggi che si determinano al 10° e al 90° percentile. L'indice medio di ineguaglianza risulta essere 1,9.
La popolazione del Portogallo, della Slovenia, della Polonia e dell'Italia evidenzia una disuguaglianza superiore all'indice medio, i rispettivi indici variano da 2,5 a 2. Questo dato dipende dalla modestia delle prestazioni dell'ampia quota di popolazione che non riesce a superare livelli molti bassi.
Stati Uniti e Canada si collocano entro la media;
Svizzera, Australia, Regno Unito, Irlanda, Belgio, Nuova Zelanda, Ungheria, Finlandia, Germania, Svezia, Olanda, Rep. Ceca, Norvegia e Danimarca registrano indici più bassi della media (da 1,8 a 1,4).
In questo ultimo gruppo si distingue bene la maggioranza dei paesi dell'Europa Nord Occidentale che garantiscono ai cittadini una omogeneità di opportunità sicuramente superiore a quella dei paesi del Nord America, e questo, vista l'età della popolazione esaminata, è un retaggio consolidato di politiche sociali e culturali. Se si osservano i risultati di Italia e Portogallo, il rischio che si consolidi una Europa della "cultura diffusa" a due velocità sembra drammaticamente reale. Lo studio comparativo dei punteggi al 25° percentile permette di mostrare che le popolazioni del Nord Europa, ai livelli bassi di prestazione, si collocano a livelli superiori di quelli delle popolazioni del Nord America; lo studio dei punteggi al 75° percentile mette in luce le ottime performance della Svezia, ed anche la quota di "talenti" del Nord America, che mediamente è superiore a quella dell'Europa nel suo insieme. Appare utile porre in termini chiari il senso del problema. Queste analisi presentano due possibili modelli di sviluppo delle competenze delle popolazioni in età lavorativa: un modello a trapezio, che tende a restringere le altezze della figura ed avvicinare le due basi, modello nord europeo, e un modello a triangolo isoscele, modello nord americano. L'Italia è ancora lontana dall'uno e dall'altro, ma la mancanza di interventi tempestivi potrebbe farci trovare, senza volerlo, più vicini al modello della ineguale distribuzione, che a quello della tendenza alle parità nelle opportunità.
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