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EDUCAZIONE DEGLI ADULTI

"Esperienze e vissuti: potenzialità sconosciute"

Il capitale umano: imparare, apprendere e saper usare le proprie conoscenze

di Aureliana Alberici
01 Marzo 2004

Le parole dell'Educazione degli Adulti di Aureliana Alberici

In questi ultimi anni, in virtù dei repentini cambiamenti che hanno attraversato le cosiddette società complesse, si è dato avvio ad una riflessione esplicita sul ruolo del sapere e delle conoscenze nella vita dei singoli, delle comunità, delle organizzazioni e della società nel suo complesso. Si è evidenziato come la inedita rilevanza di tale dimensione nella società globalizzata possa essere fonte di nuove opportunità, ma anche di nuove forme di esclusione; possa divenire via privilegiata per politiche di pura gestione del capitale umano o piuttosto per promuovere nuovi livelli di civiltà. In questo senso abbiamo sostenuto che la metafora della società della conoscenza e dell’apprendere può essere assunta a immagine descrittiva ed evocativa della nuova condizione umana in una società in cui vivono, lavorano, si organizzano donne e uomini che si incontrano o si scontrano ogni giorno con un nuovo capitale: il sapere, le conoscenze, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (la rete) come fondamento ‘strutturale’ dell’economia e dello sviluppo sociale.
In questo macroscenario conoscere, apprendere e saper usare le proprie conoscenze diventano categorie concettuali, parole chiave, che consentono di far emergere i caratteri specifici e inediti delle moderne società complesse delineandone, al contempo, l’orizzonte potenziale  di sviluppo.
Diviene così centrale il tema dell’apprendimento permanente e ne consegue la necessità di una rilettura e di un riposizionamento teorico e operativo sul versante della ricerca e su quello dell’agire formativo, della complessa tematica relativa alla educazione/formazione degli adulti. 
La rilevanza sempre maggiore riconosciuta al soggetto in formazione diviene un assunto specifico nell’ambito dell’educazione degli adulti. Si tratta di un concetto che richiama un modello di apprendimento centrato sulla dimensione di costruzione condivisa del sapere, ma che presuppone e comporta, in modo esplicito, la mobilitazione delle risorse interne, cioè soggettive, degli individui e non la semplice assimilazione di abilità e di conoscenze. Risorse soggettive, dialetticamente interagenti con il contesto, e indispensabili per mobilitare, ottimizzare le potenzialità di apprendimento dei singoli, nella loro unicità di persone. La categoria concettuale di centralità del soggetto comporta, infatti, tra l’altro, una  puntuale messa in discussione dei modelli funzionalisti, come garanzia di efficacia dei processi e come criteri di misurazione dei risultati.
Da ciò deriva una riflessione sugli aspetti qualitativi della formazione in età adulta, come condizione per comprendere ed operare, in funzione non del semplice promuovere il rientro o lo stare in formazione, ma piuttosto del successo nella grande sfida che ogni adulto compie quando si trova in formazione a partire dalle esperienze, dai vissuti, dai punti di forza, dalle potenzialità anche sconosciute, in altri termini da quelle che sono le riserve principali per l’apprendimento nel senso di experiential e reflexive learning.
Nella prospettiva di sviluppo di una società della conoscenza, l’accoglienza deve essere pensata e progettata per tentare di prevenire il rischio dell’esclusione formativa qualitativa e per sviluppare le enormi potenzialità del sapere e delle competenze come risorse individuali, sociali ed economiche. Ciò richiede un’attenzione del tutto inedita per l’esperienza di vita degli individui, le biografie, nelle quali si realizzano i vissuti e si manifestano le possibilità non vissute e i potenziali di sviluppo, anche come percorsi di formazione.
Colui che accoglie si trova di fronte alla necessità di avviare con l’adulto una relazione entro cui rilevare informazioni per comprendere e considerare le diverse esigenze ed effettuare uno sforzo di osservazione e di ascolto a più livelli. In questa fase la disponibilità e la possibilità di mettere in campo l’esperienza di vita, di lavoro, di relazione,  è considerato indispensabile se si vogliono ottenere risposte congruenti agli obiettivi di apprendimento dichiarati o comunque perseguiti.
Nuove metodologie qualitative nell’educazione degli adulti e strumenti flessibili e ricchi, come quelli che si presentano nel convegno “Accogliere per apprendere, apprendere ad accogliere”, possono consentirci la conoscenza dei reali percorsi formativi degli individui, portandoci alla scoperta della rilevanza dei cosiddetti percorsi paralleli di formazione, dei saperi taciti, delle potenzialità non ancora vissute, delle motivazioni, delle competenze possedute, per la costruzione dell’identità, per la stessa definizione dei bisogni e delle aspettative, più in generale per la progettazione di percorsi di orientamento e di formazione che possano realisticamente perseguire il successo nella sempre impegnativa impresa dell’apprendere. Le parole chiave dell’Educazione degli adulti, ‘soggetto’, ‘apprendimento permanente’, ‘competenza strategica’, ‘capacità di attribuzione di significato’, sono il quadro entro cui costruire anche una nuova pratica formativa, un quadro in cui l’accoglienza e l’orientamento formativo si trasformano da puri aspetti procedurali a componenti interne fondative di una logica dei risultati formativi orientata alla qualità.

Editing a cura di Catia Cantini, IFTS-EdA e Francesco Vettori, redazione webzine

 
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