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INTEGRAZIONE

L'importanza dell'integrazione nell'educazione degli adulti

Si è parlato di integrazione al seminario di studio di Borgo San Lorenzo sull'EdA "Lifelong learning: la via toscana al sistema formativo integrato"

di Catia Cantini
05 Aprile 2004

In un periodo di grande cambiamento come quello attuale, interessato da trasformazioni sociali profonde sia a livello nazionale che europeo, in una società della flessibilità, da un lato minacciata dal precariato e dal disagio giovanile, dall’altro sempre più innovativa e dinamica, si fa via via più urgente una riflessione sull’apprendimento lungo tutto l’arco della vita. Oggi l’educazione degli adulti assume, infatti, un ruolo di fondamentale importanza quale anello di congiunzione tra la dimensione della crescita personale dell’individuo ed il suo inserimento nel mondo del lavoro: entrambe condizioni irrinunciabili per lo sviluppo della cittadinanza attiva in una società libera e democratica. Per evitare lo sradicamento sociale ed accrescere la partecipazione alla cultura del lavoro europea è, quindi, necessario avviare un circuito di comunicazione tra il sistema dell’istruzione e della formazione, l’apprendimento e il mondo del lavoro. Nell’ottica della ‘società della conoscenza’ auspicata alla Conferenza di Lisbona dalla Commissione Europea – che vede al centro delle sue politiche la valorizzazione dell’individuo e delle risorse umane – bisogna compiere una vera e propria rivoluzione culturale, mettendo in atto processi formativi nuovi, promuovendo azioni capaci di rendere reale il diritto all’apprendimento dei cittadini, sensibilizzando il rientro in formazione anche in età adulta.

Numerosi sono gli aspetti problematici, anche nel nostro paese, tra cui soprattutto il ritorno dell’analfabetismo, spettro di una società civile sempre più evoluta, dove non è più sufficiente “saper leggere, scrivere e far di conto”, ma è indispensabile anche conoscere gli strumenti tecnologici e saperli usare. Le nuove forme di analfabetismo vengono quindi ad aggiungersi a quelle tradizionali e riguardano un numero sempre crescente di cittadini, soprattutto anziani ed immigrati. Sempre più diffusa è la consapevolezza che il sistema dell’educazione (in cui fino ad oggi la domanda dipendeva dall’offerta) debba lottare contro l’emarginazione e l’esclusione sociale in primo luogo invertendo la rotta di marcia, e cioè potenziando l’integrazione di tutte le istituzioni operanti nel settore (da quelle comunitarie a quelle locali) in modo da consentire la rilevazione dei veri fabbisogni della gente nel territorio. Il presupposto dal quale non si può prescindere è, insomma, quello di “fare per cambiare”, se è vero che “la storia la fanno i popoli” è anche vero che un popolo è fatto di persone.

A livello nazionale, il raggiungimento di tali obiettivi dipende dalle strategie adottate (che per essere efficaci dovrebbero partire dal contesto sociale effettivo), dipende dalla capacità di creare sistemi formativi aperti a tutti (senza escludere le fasce più deboli), di progettare iniziative legate ai reali fabbisogni, di razionalizzare e mettere in rete le risorse disponibili, di individuare delle adeguate forme di governo del sistema diffondendo e condividendo le buone pratiche.

La Toscana, che in tal senso vanta una radicata tradizione di consapevolezza, presenta un lungo campionario di buone pratiche; lesperienza del Mugello, che molti considerano esemplare, è stata individuata quale principale laboratorio del sistema formativo toscano. A dare nuovo impulso alle iniziative di lifelong learning è poi da segnalare l’impegno della Regione Toscana che nel 2002 ha prodotto un quadro normativo di riferimento: la Legge n. 32.

Attraverso l’applicazione del principio di sussidiarietà (vedi l'articolo correlato Il principio di sussidiarietà) essa tenta di rivoluzionare il sistema educativo. Lo scopo è ambizioso: consolidare una rete formativa integrata che si fondi in primo luogo sui bisogni del cittadino, ovvero sulla ‘domanda’, in modo da rovesciare la piramide classica e obsoleta che metteva invece al centro del sistema educativo l’offerta realizzata dalle istituzioni.
Si è quindi parlato di integrazione al seminario di studio promosso dalla Comunità Montana del Mugello, da EdaForum e dal Dipartimento di Scienze dell'Educazione e dei Processi Culturali e Formativi dell'Università degli Studi di Firenze. L'evento, svoltosi a Borgo San Lorenzo (Firenze) dal 3 al 5 marzo ha coinvolto numerose istituzioni pubbliche e private operanti nel settore dell’EdA anche a livello locale: circoli di studio, comitati locali, centri territoriali permanenti, università dell’età libera, associazioni di volontariato e varie organizzazioni distribuite in modo capillare sul territorio particolarmente adatte a svolgere il ruolo di ‘termometro’ dei fabbisogni dell'utenza (inclusi quelli inespressi). Il seminario si è aperto con alcune considerazioni di fondo sul significato e l’importanza dell’integrazione: integrazione intesa come cooperazione tra più soggetti, ma anche come forma d’incontro e di scambio tra sistemi diversi, quali, ad esempio, la cultura della conoscenza e l’economia della conoscenza. Dalle varie testimonianze condivise nell’ambito dei quattro laboratori tematici e della tavola rotonda conclusiva sono emerse alcune opinioni comuni: sembra indispensabile prevedere delle strategie di integrazione e sostenere un sistema di rete locale con azioni sinergiche forti. Il processo di sviluppo è stato avviato, ma resta ancora molta strada da percorrere.

 

Autore: Catia Cantini, Servizio EdA [c.cantini@indire.it]

 
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