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INTEGRAZIONE

La città per i bambini

Gli adulti più vicino ai bisogni dei bambini. Alcune delle realtà italiane.

di Edoardo Malagigi
09 Dicembre 2004

Riportiamo alcune delle iniziative che in molte città italiane sono promosse per avvicinare la realtà degli adulti ai bisogni dei bambini.

Ad esempio a Ravenna, dove si è sviluppata una vera e propria “raccolta” (con laboratori) e collezione di giochi spontanei; grazie alla tenacia di Roberto Papetti la città si è dotata di un servizio sulla costruzione dei giochi unico nel suo genere, tanto che si moltiplicano le visite al laboratorio come ad una sede espositiva museale.

A Torino, Carlo De Giacomi, straordinario accentratore di energie giovanili, ha avviato la costruzione del Museo del Riciclo “Erre Come”, cercando e trovando complicità nel mondo dell’Arte Contemporanea e nella FIAT, ma anche editando testi educativi sul riuso creativo dei materiali, ai rifiuti, imballaggi e risorse.

Nel 1995 è nato a Milano il Museo dei Bambini (MUBA), con l’obiettivo di compiere nella città il vero Museo dei Bambini, e che comunque continua a realizzare esposizioni tematiche e laboratori, ospitate in sedi diversificate (Triennale a Milano, Palazzo Esposizioni a Roma) lavorando sul gioco con esperienze dirette (Colore, Economia, Design, ecc). Il MUBA é attualmente impegnato ad estendere il metodo creativo di Bruno Munari.

Sulla spinta delle ristrutturazioni del porto di Genova è nata la “Città dei Bambini”, la più grande metafora infantile della casa e della città, per bambini dai 3 ai 14 anni. Si estende su un’enorme superficie dove sono distribuite macchine semplici e interattive di ogni genere, forse eccessivamente piccole ma attraenti e accattivanti. 
 
Sul versante dell’educazione all’ambiente la città di Trieste si è dotata di una struttura didattica, gestita da cooperative del WWF, con l’obiettivo di avviare i bambini alla conoscenza dei fondali marini più a nord del Mediterraneo. Lo spazio è concepito come luogo per visite multisensoriali (senza scarpe e con simulazioni interattive) e tuttavia preparatorio alle immersioni intorno alle acque del Castello di Miramare, dove ha sede.

Educare alla conoscenza col gioco e l’interazione è anche l’obiettivo che ha perseguito il Comune di Arborea (più conosciuta come ex Mussolinia) che ha trasformato una colonia marina in un centro di servizi per l’infanzia sul tema della difesa della flora e della fauna con attenzioni specifiche alla sostenibilità. Sono stati progettati arredi, strumenti e spazi specifici per rendere laboratoriali la plastica riciclata, il legno recuperato, la luce, il colore.

Dopo lunga gestazione, Patrizia Tomasich è riuscita ad aprire a Roma “Explora”, un esempio di Museo dei Bambini dove trovano libero accesso piccoli utenti di età diverse, che provano in libertà tutte le simulazioni del mondo reale (Banca, Poste, Televisione, ecc.).

Con obiettivi più scientifici Napoli si è dotata di una struttura simile, ma con una precisa connotazione da vera Cittadella della Scienza, dove l’Arte, la Pedagogia, la Matematica servono a spiegare le realtà quotidiane, e finalmente il rapporto adulto/bambino e domanda/offerta trovano una giusta collocazione nella fruizione stessa dello spazio.

Il tentativo di offrire un servizio ai bambini attraverso la formula del museo non poteva che realizzarsi anche a Firenze con il “Museo dei Ragazzi di Palazzo Vecchio”, tutto orientato a spiegare l’architettura e l’arte del passato dentro l’architettura medievale, quasi in una costrizione di autocitazione che forse affascina più gli adulti che i bambini.

Completamente diversa la situazione a Reggio Emilia, dove la città a saputo utilizzare al meglio le tematiche educative (vedi la poesia Invece il cento c'è.txt (1009)) di Loris Malaguzzi integrandole nel tessuto istituzionale. Una rete di centri educativi integrati e organizzati che operano a vasto raggio, editando, formando, ricercando secondo pratiche di partecipazione effettiva. Una situazione interessante dove il valore aggiunto è senza dubbio il tessuto sociale, ma anche una vocazione a valorizzare il patrimonio intellettuale umano sul territorio.

Qualcosa di simile si è sviluppato ad Omegna, città natale di Gianni Rodari, dove è nato il “Parco della Fantasia”, altra formula su percorsi pubblici-privati dove i servizi forniti all’infanzia sono di grande qualità.

Le problematiche che investono la logica cognitiva e di gioco dei Musei dei Bambini sono state oggetto di una profonda indagine in un saggio di Anna Casalino (A. Casalino, Musei per Bambini, Pendragon, Bologna, 2002), dove si possono comparare metodologie e finalità dei centri nati in diverse città europee.
Lo scorso anno ad Arezzo, il gruppo autonomo di animatori di Saione, con un convegno apposito ha gettato le basi per la costruzione futura di un “Museo dei Bambini”, e in molte altre città si fa serrata la necessità di fornire all’infanzia spazi e strutture adeguate.

La città di Cosenza ha inaugurato da poco una propria “Città dei Ragazzi”, quattro edifici interfaccianti all’interno di una grande area cittadina, con funzione di laboratori, ludoteca, spettacoli, teatro, tv, giochi all’aperto, esposizioni e municipio: tutto per i bambini, gli adulti possono entrare se accompagnati dai ragazzi. Per la prima volta si è sviluppato anche un design specifico nelle strutture per l’alfabetizzazione video, con programmi di formazione particolari sull’uso dei laboratori, tenuti da registi (ancora Stefano Scialotti con “Cinecittà dei Bambini”), pedagogisti (Amilcare Acerbi) ed esperti di settore. Una progettazione degli spazi ludici che si è integrata con la comunicazione, i gadget, i giochi, il logo, il magnete, la borsa, i teatrini, fino alla gelateria mobile. Uno straordinario impegno quello dell’amministrazione di Cosenza, che nel futuro sarà chiamata a rendere possibile, dolce e sostenibile il rapporto con la città degli adulti (come gli potrebbe suggerire Francesco Tonucci) facilitare gli accessi e i percorsi ai bambini, aprire un dibattito sulla cultura dell’infanzia, progettare forme di “ascolto” partecipato con i piccoli utenti, prevedere forme di progettazione con i bambini, rendere i media locali (televisioni, radio, ecc.) partner di progetti didattici innovativi e via discorrendo.
L’esempio di Cosenza può essere sintomatico per come, anche sperimentalmente, una comunità intenda creare servizi per i bambini.

di Edoardo Malagigi, professore all'Accademia di Belle Arti di Firenze

editing a cura di Francesco Vettori, redazione webzine, Indire
 

 
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