di Leonardo Bartoletti
08 Giugno 2004
I nostri giovani indubbiamente sono, proprio a livello di analisi sociologica, tra i più europeisti fra quelli dei paesi europei e in genere si può dire che tutta la categoria del mondo giovanile, a livello europeo, è già fortemente calata nel ruolo di cittadini europei. I giovani si spostano al di là dei confini dello stato per concerti, per manifestazioni, per adunanze culturali e politiche. Quindi noi abbiamo già una dimensione fortemente europeista vissuta in prima persona dai nostri ragazzi: la scuola deve ora lavorare per fare acquistare consapevolezza di tutto questo come identità di una cittadinanza europea che non si sostituisce a quelle nazionali ma si aggiunge e completa il processo di identità di ogni ragazzo.
La partecipazione dei nostri ragazzi a questi processi è forte, l'interesse grande, dovuto anche al fenomeno della globalizzazione, ad internet, e all’attenzione e alla sensibilità che essi stanno riscoprendo verso i paesi definiti del Sud del mondo. Di conseguenza tutti i problemi legati al mondo del volontariato, all’attenzione verso i paesi poveri, alle manifestazioni mondiali verso le problematiche legate alle sofferenze delle fasce più deboli trovano il ruolo della cittadinanza europea fortemente chiamato in causa come il ruolo dell’Europa. Indubbiamente dovremmo far crescere in loro il processo di identità e di cittadinanza e dovremmo lavorare su processi legati anche agli aspetti giuridici - istituzionali: per esempio i ragazzi italiani sono quelli che meno conoscono i soggetti istituzionali dell’Europa, quindi quali sono gli organismi istituzionali. Sono anche quelli che meno conoscono gli sbocchi professionali, i profili professionali, che l’Europa è chiamata ad offrire.
Scarica la scheda del progetto Educazione alla cittadinanza e alla solidarietà: culltura dei diritti umani Scheda_Nazionale.pdf (16573)
Intervista di Leonardo Bartoletti, Ufficio Stampa Indire
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