Come il mondo del Non Profit europeo, del quale Lei ha una visione complessiva, sta dando risposta all’educazione alla cittadinanza?
Per Non Profit europeo possiamo intendere due cose: o il Non profit, che chiamerei il mondo sociale organizzato dei singoli paesi membri, oppure quello che è già presente a livello comunitario, cioè di Bruxelles, e che si è autorganizzato, dandosi una struttura operativa, per creare un collegamento stabile con le istituzioni comunitarie.
Credo che ambedue le realtà organizzate del Non Profit europeo si stiano da tempo occupando di educazione alla cittadinanza; in primo luogo poiché sono essi stessi la risultanza di un’attenzione alla cittadinanza - hanno deciso cioè di organizzarsi e portare avanti le esigenze proprie assieme a quelle di coloro che intendono rappresentare.
Negli ultimi dieci anni, in particolare, le reti di associazioni si sono organizzate a livello comunitario per inserire il tema della cittadinanza in maniera costante in tutte quelle che sono le sedi di lavoro politico e tecnico delle istituzioni comunitarie, conseguendo di fatto buoni risultati. Penso ad una serie di esempi chiave come articoli di trattati comunitari piuttosto che definizioni, dichiarazioni e raccomandazioni recepite negli ultimi dieci anni dalle varie istituzioni comunitarie. Tutti inserimenti voluti, pensati e ottenuti esclusivamente grazie al Non Profit europeo.
A livello nazionale, sull'educazione alla cittadinanza attiva e anche solidale, credo che il mondo del Non Profit, abbia lavorato molto e in maniera anticipatoria. Talvolta in maniera sporadica, perché educare alla cittadinanza, ad esempio attraverso il contenitore scuola, non è una cosa facile poiché implica una serie di accordi istituzionali, che spesso in Italia non si sono verificati, per mancanza di capacità di raccordo tra tutte le iniziative nel territorio. Sicuramente altri paesi europei sono più avanti di noi. Ogni cittadino è proprietario della propria attualità in maniera limpida e trasparente, per contribuire a dar voce a qualcosa di nuovo che spesso le istituzioni non vedono. Secondo me il bello del Non Profit che si occupa di cittadinanza si identifica in un valore aggiunto che il Non Profit dà al tema della cittadinanza, perché ne riempie il contenuto in maniera propositiva, in maniera da stimolare maggiore responsabilità da parte dei singoli cittadini, alla creazione, alla costituzione e sviluppo di comunità nazionali, territoriali o europee, che fungano da diffusori delle proprietà culturali, dei valori culturali che sono dentro le nostre comunità, piuttosto che delle parti materiali, dell’accesso ai servizi, dell’accesso all’educazione in maniera paritetica.
Intervista di Elisabetta Mughini, Ufficio Comunicazione, Indire
Stefania Mancini, è laureata in "Scienze Politiche" con Indirizzo Internazionale all'Università La Sapienza di Roma; è diplomata in "Relazioni Esterne e Immagine d'Impresa" al Centro Studi Comunicazione di Roma e in "Marketing" all'Università La Sapienza di Roma. Da molti anni è impegnata in attività di volontarato in associazioni nazionali ed internazionali; da Novembre 2000 è consigliere delegato della Fondazione Italiana Charlemagne e dell'Agenzia per le Onlus. Dal '94 è Responsabile del Settore Europa della Fondazione Italiana per il Volontariato di Roma. Ha ricoperto numerosi incarichi istituzionali europei e non, collaborando anche al Dipartimento per gli Affari Sociali della Presidenza del Consiglio. Tra le sue pubblicazioni segnaliamo "El nuevo rol del voluntariado social" L. Tavazza e S. Mancini, Editorial Lumen Viamonte 1674 - Buenos Aires, 1995; "I progetti europei: il partenariato in Europa" introduzione di S. Mancini, anno 2000 per la Fondazione Italiana per il Volontariato.