di Stefania Fuscagni
25 Giugno 2004
L’Europa della riunificazione si è consolidata da poche settimane. L’allargamento a 10 nuovi paesi (vedi articolo correlato I fatti storici) rappresenta uno slancio fiducioso verso il futuro, un grande investimento per la ricomposizione di un comune spirito europeo.
L’Europa vive oggi una grande esperienza politica i cui benefici saranno tangibili sulla lunga durata. Diremmo quasi un “profitto” di lunga durata.
Su questa idea, in alternativa ad un concetto di mercato predominante, motore assoluto della società, o ad un sistema pubblico pervasivo e gravoso come lo abbiamo sperimentato nei passati cinquant’anni, è costruita la base dello sviluppo del terzo settore nei diversi paesi europei.
Sistema pubblico e privato, mondo del non-profit e del terzo settore (vedi articolo correlato Non profit e cittadinanza europea), ambiente scuola e volontariato devono concorrere a delineare una società basata su una responsabilità condivisa della gestione sociale. Considero infatti lo sviluppo del terzo settore - inteso come luogo di espressione della partecipazione attiva dei cittadini europei e terreno di coltura della democrazia - un indicatore fondamentale della integrazione europea. E’ sul tasso di democraticità e di responsabilità verso la res pubblica, e non solo sui parametri economici, che si misura la tenuta e lo sviluppo del progresso della Nuova Unione europea e della nuova Costituzione europea.
Il volontariato, locale o europeo, è divenuto di fatto l’espressione di una cittadinanza attiva, di una vitalità civica che si esplica non solo nel richiedere i propri diritti ma anche come investimento di energie da parte dei cittadini per la risoluzione di problemi collettivi.
Per i nuovi paesi membri così come per i vecchi, si tratta di vincere la “paura” nei confronti del raggrupparsi spontaneo dei cittadini e della libera associazione, a maggior ragione se l’idea di cittadinanza attiva che si sta consolidando è quella di compartecipazione alla gestione della società civile. Infatti, se istituzioni e società civile dialogano, lo sviluppo è assicurato e può effettivamente crescere un significato condiviso di “cittadinanza europea”:
E’ stato questo il senso di un percorso intrapreso diversi mesi fa come Indire-Agenzia nazionale Socrates e come Agenzia per le Onlus, che ha tentato di fornire una sintesi teorica e culturale delle tante sfaccettature del termine “cittadinanza europea” e intravede nella spinta “attiva e solidale” la matrice per una società civile europea.
di Stefania Fuscagni, Presidente Istituto Indire.
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